Genitori sotto accusa «Uccidono la famiglia»

Genitori sotto accusa «Uccidono la famiglia» «Per i figli non sono più un modello» Genitori sotto accusa «Uccidono la famiglia» E secondo gli esperti lavoro e carriera spostano in avanti l'età del matrimonio ROMA. La famiglia tradizionale è in crisi. In alcune zone del nostro Paese, il numero delle coppie non sposate oscilla tra il 10 e il 20 per cento. L'Italia ha il più alto tasso di denatalità (i figli «costano troppo»), proprio mentre si allunga la durata media della vita. Ma serve ancora l'istituzione della famiglia, o è solo un «residuo storico»? E che effetto hanno avuto i conflitti generazionali degli ultimi anni? A queste domande hanno cercato di rispondere i sociologi, guidati da Achille Ardigò, durante la presentazione del «Secondo rapporto sulla famiglia in Italia», realizzato dal Centro Studi Famiglia e pubblicato dalle Edizioni Paoline. «La famiglia stabile e completa - ha detto il curatore della ricerca, Pierpaolo Donati - deve restare un modello significativo di riferimento. Ma la tendenza va verso forme familiari diversificate e meno tradizionali. La fecondità molto bassa ridurrà sempre di più l'ampiezza della famiglia e favorirà separazioni e divorzi». Il futuro ci riserva inoltre un distacco generazionale acuto e l'incognita di possibili scontri tra giovani ed anziani, tra genitori e figli. Lo scontro è già cominciato, come dimostrano alcuni casi limite: il ragazzo di Verona che ha ucciso il padre e la madre riceve in carcere lettere di ammiratori; a Catanzaro un bambino è stato costretto dai genitori a prostituirsi. Di chi è la colpa? «Gli imputati - ha risposto Donati - non sono più i figli, ma i genitori. I figli appaiono più vittime che potenziali pericoli. Non sono più i "ribelli" degli Anni Cinquanta, i "figli dei fiori" degli Anni Sessanta, i contestatori e gli sban¬ dati degli Anni Settanta. Bambini, ragazzi, giovani, sono oggetto della manipolazione degli adulti. E una delle cause è proprio la perdita dell'istituzione familiare come punto di riferimento. Nelle condizioni presenti, le attuali generazioni adulte possono chiedersi soltanto "quale società abbiamo costruito per noi stessi e per i nostri figli". E non debbono cessare di domandarselo». Le tesi di Donati, che è docente all'Università di Bologna, trova una sua conferma in una recente indagine compiuta dall'Ispes, dal Censis e dal Labos, tre dei maggiori istituti di ricerca sociologica in Italia. In questa analisi i ricercatori hanno sostenuto che i genitori hanno le maggiori responsabilità delle devianze dei minorenni. Il «Secondo rapporto» (il primo era stato pubblicato nel 1989) sottolinea comunque che l'involuzione della famiglia non è solo spontanea o causata dal desiderio di accrescere il reddito. Spesso il modello di cultura dominante è imposto ai giovani dai condizionamenti sociali: gli studi, la ricerca di un posto di lavoro prima del matrimonio. La necessità di «fare carriera» prima di diventare madre, il bisogno di un doppio reddito coniugale costringono invece la donna a grandi sacrifici. E il calo di natalità, oltre a far prospettare l'Italia del Duemila come un Paese «della terza età», pone nuovi problemi sociali. L'immigrazione dal Terzo Mondo e la prospettiva di una maggiore mobilità all'interno della Comunità Europea potrebbero causare un'invasione di forze giovani straniere in una nazione popolata di anziani, [g. n. g.J

Persone citate: Achille Ardigò, Bambini, Donati, Pierpaolo Donati

Luoghi citati: Catanzaro, Italia, Roma, Verona