Shevardnadze guida della Georgia
Shevardnadze guida della Georgia RUSSIE A Mosca nasce un cartello delle opposizioni che riunisce zaristi e stalinisti Shevardnadze guida della Georgia Sarà capo del Consiglio di Stato fino alle elezioni MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'ex ministro degli Esteri sovietico Eduard Shevardnadze guiderà d'ora in poi la Georgia, sua Repubblica natale. Tornato la settimana scorsa nella capitale Tbilisi, l'artefice della politica estera gorbacioviana è stato eletto ieri presidente del Consiglio di Stato, che comincerà ufficialmente i suoi lavori oggi e svolgerà le funzioni di parlamento provvisorio fino alle elezioni legislative. Il governo provvisorio, che conserva il potere esecutivo, ha nominato vice di Shevardnadze Giaba Ioseliani. Questi, che durante la guerra civile guidava una delle formazioni di miliziani democratici, è uno dei membri del Consiglio militare. Dopo lunghe discussioni, è stato deciso che del Consiglio faranno parte, oltre ai rappresentanti dei molti partiti georgiani, anche alcuni leader di due entità territoriali autonome (Agiaria e Abkhazia) e delle «minoranze etniche». La formula, per ora abbastanza ambigua, potrebbe però essere un primo passo per una soluzione negoziale del conflitto armato che da mesi insanguina ormai l'Ossetia meridionale, una regione autonoma cui Gamsakhurdia aveva sottratto lo statuto speciale. Intanto, a Mosca ha preso forma un composito cartello delle opposizioni, unito soltanto dall'odio contro il presidente russo. Boris Eltsin l'aveva previsto, ma vedere uniti tanti partiti ideologicamente così lontani tra loro fa un certo effetto. «Giustizia, populismo, Stato, patriottismo», una ripetizione quasi esatta dei principi imperiali dello zarismo. Così si intitola il manifesto adot¬ tato dai leader di 25 organizzazioni «dell'opposizione di destra e di sinistra». Un gran calderone che riunisce i bolscevichi più ortodossi agli antisemiti monarchici, lo storico ex dissidente Roy Medvedev ed il «colonnello nero» Viktor Alksnys, i nostalgici del potere sovietico e i fascisti di tendenza mistica. Un paradosso, certo, ma neppure così assurdo. Alla base dell'unione, annunciata ieri dalle colonne del quotidiano reazionario «Sovetskaja Rossija», il desiderio di riconquistare l'impero perduto, non importa se nei confini zaristi o in quelli comunisti, l'odio per l'Occidente razionale e capitalistico, la nostalgia per il «pugno di ferro», l'incapacità di assimilare le regole della «democrazia borghese». In una parola, il «pan-slavismo»: una corrente di pensiero che risale ai secoli bui del Medio Evo, all'isolazionismo della Russia autarchica, all'esterofobia dei patriarchi e degli Zar bianchi e rossi. La nuova «opposizione unificata» lamenta la «distruzione della Patria», quella dell'esercito, le «riforme da rapina che in una notte hanno gettato nella povertà 130 milioni di russi». Colpevole, naturalmente, è il «governo antipopolare» di Boris Eltsin, che «ha sottomesso gli interessi della Russia a quelli della reazione mondiale». Nella titanica lotta proclamata dai patrioti, «da una parte si trovano tutti gli strati essenziali del popolo, dall'altra uno stretto gruppo di affaristi e politicanti, che traggono i propri guadagni criminali dal caos, dalla corruzione e dalla manipolazione dell'opinione pubblica». Fabio Squillante
Persone citate: Boris Eltsin, Eduard Shevardnadze, Fabio Squillante, Gamsakhurdia, Ioseliani, Roy Medvedev, Shevardnadze, Viktor Alksnys
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