«Polonia, non voglio la grazia»

«Polonia, non voglio la grazia» «Giustiziato da un governo cattolico? Anch'io lo sono, eppure ho ucciso» «Polonia, non voglio la grazia» Parla il condannato a morte «Cosa puoi fare per me? Portami due stecche di sigarette» «Ho ucciso il padrone Ero come cieco non ricordo» cucina, prendi un coltello e ammazzami: j soldi non li vedrai mai». Io ricordo solo che a un certo punto gli risposi: «Non ho bisogno di andare in cucina, il coltello ce l'ho qua...». E cominciai a colpire. Poi c'era la moglie che entrò e si mise a gridare: la inseguii fino alla stalla, colpii anche lei. E lì dentro c'era quel ragazzo di 16 anni: era forte, più forte di me... voleva prendere un forcone... colpii anche lui. Ma la bambina, Mazur: la bambina? Non lo so, non so cosa ho fatto... forse piangeva, forse l'ho picchiata... ricordo solo che dopo aveva la testa tagliata. Non è facile ricordare, i miei nervi erano saltati, ero come cieco, o qualcosa di simile... non ricordo tutto. Molte cose le ho scoperte dopo, quando i giudici mi hanno riportato in quella fattoria. Non ricordavo nemmeno di averla incendiata. Quattro vite in cambio della sua, Eugeniusz: adesso la Polonia chiede questo. Pensa che servirà a qualcosa? Lui si alza: non è esattamente un marcantonio, il pigiama marrone e la camicia a righe gli danno un'aria ancora più patita. Prende tempo per rispondere, mentre la voce gli si arrochisce. «Servire? E a cosa potrebbe servire mai, una condanna?». Cioè la trova ingiusta? No, non dico questo. Prima di me, fino alla fine del comunismo, mandavano a morte chi stuprava e uccideva. Io non l'ho fatto, o forse ho fatto di peggio, non so, non ricordo... Ma non ha più importanza. La legge è questa, la sentenza è stata emessa. Parlare, pensare non ha più senso. Come, vuol dire che non tie- ne neppure alla sua vita? Dico che non ha senso parlarne, è tutto un muoversi privo di significato. Vede, prima che succedesse tutto questo io ero stato in carcere, ero uscito, avevo avuto figli... Ha una famiglia, lei? No... ho avuto dei figli. Dicevo che, prima, potevo anche pensare a una vita quasi regolare ogni volta che uscivo dal carcere. Adesso non ho da pensare più a nulla. Potrebbe almeno tentare di scegliere fra corda e carcere, potrebbe rivolgere a Lech Walesa una domanda di grazia. No, la domanda non l'ho presentata e non la presenterò. Cos'è, un atto d'orgoglio? No, non si tratta di orgoglio: è che è troppo, troppo... Guardi quella signora, guardi l'interprete che è dietro di lei. Sta a due metri dalle sbarre tremante di paura. E anche lei ha paura. Non le sembra umano averne, vista la sua storia? No. Perché fuori si discute, si litiga, ci si può scontrare anche, ma per un motivo, o per cento motivi. Io contro quella signora non ho nulla, contro di lei non ho nulla, ma voi avete paura di me. E così gli altri. E per questo, non dovrebbe rimpiangere più di un'azione, più di un gesto? Adesso non è tempo di rimpianti, dopo la condanna posso solo rimpiangere gli innocenti che ho ucciso. Al processo, è vero, ho detto che lui, il capofamiglia, lo ammazzerei ancora in qualsiasi momento, ma era per non crollare, per darmi un atteggiamento. Non c'è altro da dire, non c'è altro da fare. La grazia, per restare 25 anni in un carcere dove tutti hanno paura di me? E cosa allora: il cappio al collo, una botola sotto i piedi? Lui si alza ancora, si agita, accende l'ennesima sigaretta. Da uno scaffale dietro il letto spunta un libro di preghiere. Lei è cattolico, Mazur? Ah sì... io sono nato cattolico, come tutti i polacchi, da bambino ero cattolico e lo resto anche adesso. Pregavo anche prima, questo libretto l'avevo accanto anche durante gli altri anni di carcere. E la preghiera la conforta? Tutte le religioni, tutte le preghiere danno conforto. Certo che me lo danno. E che uno Stato cattolico la condanni a morte, non le pare un assurdo? Centesima sigaretta, scrollata di spalle, ma poi gli occhi tornano improvvisamente a farsi lucidi: «Posso essere io a giudicare, io a dirlo? Arriva lei, dall'Italia, e dice che una coscienza cattolica respinge la pena di morte. Ma la coscienza cattolica respinge anche l'assassinio, io sono cattolico eppure ho ammazzato. Mi chiede cosa può fare per me? Passi allo spaccio, e mi mandi due stecche di sigarette». Il tempo del colloquio è finito: la pesante porta in legno del numero sette, si richiude sull'im¬ magine di un Eugeniusz Mazur che per un attimo sembra voler trattenere l'interlocutore, poi saluta con un inchino. Accompagnandoci fuori, il colonnello aggiunge qualche pennellata all'incubo. Sa, racconta, quel Mazur è proprio strano. A volte non vuole vedere nessuno, in altri momenti si lamenta chiamando chissà chi. Anch'io sono cattolico, continua l'ufficiale, le dirò che la proposta di abolire la legge sull'aborto mi trova consenziente. Ecco, forse è un po' esagerato proporre di vietare anche il concepimento artificiale... E poi, quasi sulla porta, fra un saluto cordiale e un distinto baciamano all'interprete: sa cosa mi ha raccontato, un giorno, Eugeniusz? Che da bambino, in queste campagne, aveva subito violenza, e che da allora a tratti viene colto da una voglia furiosa di farsi giustizia da solo, di farla pagare a chiunque attraversi la sua strada... Giuseppe Zaccaria Il Presidente della Polonia Walesa e il primate di Varsavia Glemp

Persone citate: Eugeniusz Mazur, Giuseppe Zaccaria, Glemp, Lech Walesa, Mazur

Luoghi citati: Italia, Polonia, Varsavia