Baker agli alleati: i gendarmi siamo tutti noi di Fabio Galvano
Baker agli alleati: i gendarmi siamo tutti noi Baker agli alleati: i gendarmi siamo tutti noi E il Consiglio di cooperazione Nato accoglie 10 Repubbliche ex Urss BRUXELLES p^L NOSTRO CORRISPONDENTE «Un documento di basso livello». Il segretario di Stato americano James Baker, incontrando ieri a Bruxelles i ministri degli Esteri della Nato e quelli dei Paesi Est-europei che danno vita al Consiglio nordatlantico di cooperazione (Nacc, ieri sono state ammesse anche le dieci nuove repubbliche ex sovietiche), ha dato la prima picconata allo studio del Pentagono in cui si suggerisce un'egemonia politica e militare americana. «Un documento di pianificazione interna a basso livello», ha detto Baker. E' stato il via a un fuoco incrociato, mentre la Nato celebrava il rito dell'avvicinamento Est-Ovest e valutava con serenità la proposta tedesco- olandese (ma raccolta anche da. aitri,^ Stati Uniti cptajjresi) di impiegare le strutture Nàto come forza di pace al servizio della Csce, se necessario già per risolvere la grave crisi del Nagorno-Karabakh. «Ho l'abitudine di non commentare i documenti interni di altri dipartimenti», ha aggiunto il segretario di Stato americano. Ma pqi Baker ha voluto dissipare le apprensioni suscitate da un documento che dopotutto porta la firma del sottosegretario alla Difesa, Paul Wolfowitz. «Caratteristica della nostra politica è l'impegno collettivo», ha insistito Baker per allontanare l'immagine di una superpotenza egemonica: «Eccomi qui alla Nato - ha aggiunto -, che è un'organizzazione collettiva; anzi al Nacc, anch'esso una struttura collettiva. E potrei citare an¬ che l'esperienza del Golfo conie'esemgio di un impegno collettivo». Già dal Pentagono, qualche ora prima delle dichiarazioni di James Baker, era venuta la prima presa di distanze. Sì a un «ruolo predominante degli Usa», per «proteggere gli interessi americani», no a quello di «gendarme del mondo», aveva precisato un portavoce: «Vogliamo continuare la nostra stretta collaborazione con amici e alleati». Gli alleati hanno fatto ogni sforzo per disinnescare la nascente polemica. «Quello studio non riflette la politica dell'amministrazione degli Stati Uniti», ha detto il segretario generale della Nato, Manfred Woerner: «Nessuno cerca la dominazione, la Nato è basata su una nozione di partnership». «E' un documento inter¬ no, di lavoro, non drammatizziamo più di tanto», ha invitato II "ministro degn "Esteri" De Michelis. E' la partnership che da ieri si estende, attraverso il Nacc, ad altre dieci Repubbliche nate in seguito alla disgregazione dell'Unione Sovietica (quelle baltiche e la Russia già vi appartenevano dal 20 dicembre, la Georgia è in lista d'attesa). Mancavano Kazakhstan e Tagikistan, che hanno aderito, ma non potevano permettersi i costi della trasferta per i propri rappresentanti; però tutti insieme, dopo avere varato un ampio quanto vago programma di attività comuni destinate ad attribuire significato concreto al Nacc, hanno affrontato la crisi del NagornoKarabakh. Si è deciso d'intensificare l'azione della Csce: già oggi si riunirà il comitato degli alti funzionari, mentre al presidente di turtò'-irministfó cecoslovacco Dientsbier - si è chiesto di intervenire personalmente. Ma si è anche parlato di Caschi blu delle Nazioni Unite. «Le infrastrutture, le risorse e l'esperienza operativa della Nato - ha detto James Baker sono adatte a sostenere gli sforzi di peacekeeping che in futuro saranno sanciti dalla Csce o dall'Onu». Già per il Nagorno-Karabakh? «La Nato potrebbe fornire materiale, ma anche truppe», ha osservato in proposito Manfred Woerner. E persino il ministro russo, Andrej Kozyrev, ha ammesso che «se ne è parlato». L'idea deve maturare, ma è ormai nell'aria. Fabio Galvano
Luoghi citati: Bruxelles, Georgia, Russia, Stati Uniti, Tagikistan, Unione Sovietica, Urss, Usa
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