Wordsworth ispirato da un naufragio

Wordsworth ispirato da un naufragio Si sta recuperando il relitto della nave comandata dal fratello del grande poeta inglese Wordsworth ispirato da un naufragio Lo scopo dell'ultimo viaggio? Arricchirsi con Voppio S- -] LONDRA TANNO finalmente per essere svelati tutti i segreti del naufragio che I ispirò alcuni tra i versi più forti di Wordsworth. Il capitano John Wordsworth, fratello minore del poeta, fu inghiottito dal mare con il vascello «Conte di Abergavenny» al largo di Weymouth nel 1805. La tragedia precipitò William nel dolore e influenzò profondamente la sua poesia. Alcuni sommozzatori stanno recuperando pezzi del relitto dell'Abergavenny, che giace a 18 metri di profondità nella baia di Weymouth, a un miglio e mezzo dalla costa. Ed Cumming, capo del progetto di recupero, ha rivelato le ultime scoperte al Simposio di archeologia subacquea di Fort Bovisand, vicino a Plymouth. «Stiamo ricostruendo la storia dell'ultimo viaggio della nave. Abbiamo già ritrovato oggetti di proprietà di alcuni membri dell'equipaggio. Sarebbe meraviglioso se potessimo trovare qualcosa che fosse appartenuta al capitano Wordsworth», dice Cumming. John Wordsworth si imbarcò per dare un aiuto economico alla sua famiglia, specialmente per consentire a William di dedicarsi alla poesia. Nel 1805, in qualità di capitano della compagnia britannica delle Indie Orientali, salpò a bordo dell'Averganny, diretto in India e in Cina. Il trentaduenne capitano aveva investito 20 mila sterline nel viaggio, sperando di accumulare grandi ricchezze. Tra i principali motivi d'interesse della rotta c'era l'opportunità di contrabbandare oppio indiano in Cina. «Probabilmente John sperava di tornare con delle belle scorte per suo fratello William», dice Cumming. Il 5 febbraio 1805 l'Abergavenny aveva appena lasciato l'isola di Portland, prima tappa del viaggio in India. Nel tardo pomeriggio, nel mezzo di una terribile tempesta, la nave urtò la scogliera di Shambles. Il capitano John Wordsworth tentò di ricondurla al porto di Portland, ma il vascello affondò quando ormai si trovava in prossimità d"!!a riva. Nel naufragio morirono 232 persone, su un totale di 387 viaggiatori. Tra le vittime c'era John Wordsworth, uomo schivo, che l'equipaggio conosceva come «il filosofo». I sopravvissuti definirono il loro capitano «fatalista». Le sue ultime parole furono: «Sia fatta la volontà di Dio! Abbandonate la nave!» Il carico dell'Abergavenny valeva 200 mila sterline, una cifra altissima per quell'epoca. La maggior parte degli oggetti preziosi, tra cui 62 casse di dollari d'argento, furono rapidamente recuperati. Un secolo dopo la sommità del relitto fu distrutta con l'esplosivo, per evitare pericoli alla navigazione. I resti dell'Abergavenny si trovano esattamente sotto ia rotta dell'aliscafo che collega le isole del Canale di Weymouth. I sommozzatori della società archeologica subacquea di Chelmsford, che coordinano l'operazione, hanno già riportato alla superficie migliaia di manufatti che facevano parte del carico. Lavorando sistematicamente sul luogo, hanno recuperato ceramiche, lingotti di rame, bicchieri da vino, una probabile pipa da oppio ed anche un'insolita penna protomeccanica. Sono state individuate anche ossa umane, sepolte lungo un lato del relitto. Quest'estate verrà esplorata la cella dove era stivato il carico di stoffe. Dopo il naufragio, William Wordsworth piombò nella disperazione. «Non ho mai scritto un verso senza pensare di fargli piacere», disse a proposito del defunto John. La perdita del fratello coincise con la scomparsa della forza immaginativa della sua prima poesia e con il suo crescente interesse per la religione. Martin Bailey copyright «The Observer» m La tomba di William Wordsworth e della moglie Mary, accanto alla lapide che ricorda il fratello John, nel cimitero di Grasmere. In basso, un ritratto del poeta.

Luoghi citati: Cina, India, Londra, Plymouth, Portland