Nuova bufera sul psi in Calabria di Enzo Laganà

Nuova bufera sul psi in Calabria Avrebbero ottenuto voti in cambio di favori a una cosca. Il partito li ha sospesi Nuova bufera sul psi in Calabria Traffico d'armi e droga, in cella due amministratori .•v:-s V REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il psi calabrese è di nuovo nella bufera: due suoi esponenti sono stati arrestati nell'ambito di un'inchiesta per traffico di armi e droga nella piana di Gioia Tauro che già aveva portato in carcere 60 persone. In manette - su provvedimento del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palmi Elena Massucco - sono finiti ieri mattina l'avvocato Mario Battaglini, 62 anni, già vicepresidente della Provincia di Reggio e ora presidente del Comitato regionale di controllo, e il geometra Francesco La Ruffa, 36 anni, dipendente del Consorzio di bonifica di Rosarno e già assessore ai lavori pubblici del comune. Per entrambi l'accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli arresti sono lo sviluppo di un'indagine avviata nel dicembre scorso sull'attività della cosca dei Pesce di Rosarno e i suoi collegamenti con presunti affiliati operanti in varie regioni ed anche sui rapporti ipotizzati con alcuni politici locali. Tra questi otto esponenti del psi calabrese. La procura aveva anche chiesto l'autorizzazione a procedere contro due parlamentari del garofano, il senatore Sisinio Zito e l'onorevole Sandro Principe. La richiesta è stata però rigettata, all'unanimità, dalla giunta per le autorizzazioni a procedere. Sono inoltre indagati due consiglieri regionali del psi, Giovanni Palamara e Antonio Zito. Tutti e quattro, secondo l'accusa, avrebbero beneficiato di voti mafiosi in cambio di altri favori. Più precisamente si leggeva nella richiesta della procura della Repubblica che il procacciamento dei voti avveniva anche «mediante i voti di altra fascia di elettori nei cui confronti le cosche intervenivano avvalendosi della forza intimidatrice e del vincolo associativo e nelle condizioni di assoggettamento e di omertà derivante». E più specificatamente si diceva che l'avvocato Battaglini era collegato con le cosche della zona aderendo ai programmi tipicamente criminali «per la parte relativa al controllo dell'attività economica, di concessione, di autorizzazione appalti servizi pubblici e a qualsiasi profitto o vantaggio per sé o per altri, in funzione dei poteri politico-amministrativi, delle influenze, protezioni ed abusi di Battaglini». Ma questo a livello più alto perché localmente la cosca controllava l'amministrazione comunale attraverso suoi esponenti (molti colpiti da avvisi di garanzia), tra cui il La Ruffa, che è cognato di Marcello Pesce e nipote di Giuseppe Pesce, considerati rispettivamente «il braccio e la mente» dell'intera organizzazione mafiosa. Il 29 gennaio il ministro dell'Interno Scotti ha disposto lo scioglimento dell'amministrazione comunale di Rosarno che peraltro in quel periodo era retta da una coalizione dalla quale il psi era escluso. Molti esponenti del psi in questo inizio di campagna elettorale hanno attaccato la magi- stratura di Palmi accusandola di prestarsi alle manovre preelettorali. Di diverso avviso ieri invece l'onorevole Giacomo Mancini capolista del psi in Calabria. Subito dopo l'arresto di Battaglini e di La Ruffa l'ex segretario nazionale del psi ha dichiarato infatti: «La notizia desta perplessità e apprensione. C'è un'imputazione grave e preoccupante. Confido che in tempi brevi emerga la verità, mi preme anche dire che le irresponsabili accuse contro la magistratura non agevolano il corso della giustizia e l'accertamento della verità, né giovano all'immagine del psi e del suo impegno per un corretto, imparziale funzionamento di tutti gli organi dello Stato». In serata, dall'Ufficio stampa del psi, è arrivato uno stringato comunicato per annunciare che «per decisione dei competenti organi di partito, Battaglini e La Ruffa sono stati sospesi dal partito». Enzo Laganà

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