Suicidio nel mistero per il marchese di Giuliano Marchesini

Suicidio nel mistero per il marchese Portogruaro, Ottone Maria Visconti era stato il braccio destro dei Marzotto alla Zignago Suicidio nel mistero per il marchese Trovato nel bagno: si è svenato PORTOGRUARO DAL NOSTRO INVIATO S'ò tagliato le vene dei polsi con una lametta da barba, nel bagno di un appartamentino alla periferia di Portogruaro. Così è morto Ottone Maria Visconti, marchese di Oleggio Castello. Era vice-presidente del gruppo «Zignago». Aveva 64 anni: un uomo che non aveva mai dimostrato un turbamento, dicono. La domestica l'ha trovato accasciato su una poltroncina, il sangue che gli inzuppava il vestito. Perché lo ha fatto? Per ora nessuno sa dare una risposta precisa, anche perché nessuno era mai riuscito a penetrare nella sua vita intima. Forse una depressione, che negli ultimi tempi aveva scavato profondamente nell'animo del marchese. Una figura di grande rilievo nel mondo dell'imprenditoria, e non soltanto in quello. Nato a Torino, dopo la laurea in giurisprudenza aveva seguito corsi di specializzazione in «management» presso istituti italiani e stranieri. Nel '52 cominciò ad occuparsi dell'azienda di famiglia, nel settore dei trasporti. E nel '55 entrò nella ((Arnoldo Mondadori», come direttore organizzativo. Fu quindi nominato consigliere di amministrazione della Bolaffi, sindaco della «Mondadori Mac Graw Hill». La sua collaborazione con il gruppo Zignago, di cui è presidente Pao- lo Marzotto, cominciò nel '72 ed è durata quasi 20 anni: prima amministratore delegato, poi vicepresidente. Quest'ultima carica gli venne conferita alla scadenza del mandato di amministratore delegato nel '91. Indaffarato e infaticabile, Ottone Maria Visconti presiedeva anche il Cuoa (Consorzio universitario organizzazione aziendale). Viveva a Venezia con la moglie, Livia Savorgnan Visconti. Ma qui a Portogruaro, poco lontano dalla «Zignago», aveva quell'appartamentino, per lui come un piccolo «buon rifugio»: dopo lunghe giornate di lavoro, veniva qui a riposare un poco, o ad ascoltare musica. Perché il marchese era appassionato di musica: s'era persino dato da fare per organizzare l'estate musicale di Portogruaro. Un uomo intraprendente nella conduzione delle aziende, una persona raffinata tra un incontro culturale e l'altro, divisa tra i palazzi della Laguna e questa cittadina nel mezzo della campagna veneta. Che cosa può averlo sconvolto, ultimamente? Difficile capirlo, per i suoi collaboratori. Forse la consapevolezza di un declino imminente nelle sue molteplici attività? Domenica mattina Ottone Maria Visconti era ancora al lavoro: trascorre un paio d'ore nel suo ufficio alla Zignago di Villa- nova. Lo faceva spesso, nei giorni festivi, perché voleva essere sempre preciso e non lasciava mai qualcosa in sospeso. Esce dalla sede dell'azienda verso le 11, sale in macchina: dice che andrà a giocare a golf. Ma s'avvia verso Portogruaro. Nessuno lo vede più. Ieri mattina la domestica, Maria Collauto, cava di tasca le chiavi ed entra nell'appartamentino, per fare le pulizie. «Ci deve essere il signor marchese - si dice -. Dev'essersi fermato qui a dormire». Lo cerca nella camera da letto, nelle altre stanze. Infine, spalanca la porta del bagno e getta un grido: il marchese è afflosciato su quella poltroncina, nel sangue. Sul pavimento, la lametta da barba. Ottone Maria Visconti è morto da molte ore. Il medico ne fa risalire la morte alle prime ore del pomeriggio di domenica. In mattinata giunge a Portogruaro Livia Savorgnan Visconti, poi arrivano le figlie, Pisana, di 28 anni, e Orsina, di 31. Impietrite, incapaci di spiegare la tragedia. Non c'erano di certo problemi finanziari, per il marchese. Né, assicurano tutti, dissapori familiari, incomprensioni. Ma forse Ottone Maria Visconti teneva dentro di sé qualcosa di cui non aveva mai fatto cenno a nessuno. O forse stava cedendo a una stanchezza inconfessata. Neanche alla Zignago sanno darsi una ragione. Gustavo Dejak, addetto alle relazioni esterne del gruppo, dice: «Si può pensare soltanto a una forte ansia depressiva, che lo abbia preso negli ultimi tempi. Qualcuno si azzarda a far congetture: per esempio, che sia stato accantonato dalla famiglia Marzotto, in questo periodo. Ma è un'assurdità. In segno di riconoscenza, gli erano state mantenute tutte le cariche all'interno delle società controllate». Gustavo Dejak sospira: «Chissà perché se n'è andato così, questo gentiluomo di vecchio stampo». Giuliano Marchesini Il marchese Ottone Visconti di Oleggio Castello vicepresidente del gruppo Zignago [FOTO IL TRAMITE]