« Ci vendono la storia »

« Ci vendono la storia » « Ci vendono la storia » Afanasiev: bieche manovre sugli archivi MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Lo scandalo degli archivi esplode anche a Mosca. Ieri lo storico Jurij Afanasiev, rettore della nuova Università Umanitaria Russa ed ex leader di Russia Democratica, ha sferrato un violento attacco - dalle pagine delle Izvestia - contro il Comitato per gli archivi del governo russo e contro quelle che egli definisce «più che sospette» decisioni in materia di gestione dell'immensa massa di documenti segreti lasciati in eredità dal pcus e dagli organi statali sovietici. Mai prima d'ora, in nessun Paese del mondo - scrive Afanasiev - si era dato il caso di una tale situazione. «Non esistono precedenti, né norme, né regole archivistiche per una tale gigantesca operazione di trasferimento» da un potere all'altro. E va tenuto conto che si tratta di archivi già largamente manomessi, usati a fini politici dalla nomenklatura comunista. Essi «rappresentano una memoria storica traumatizzata, che richiede particolare attenzione», e ciò implica «il massimo di glasnost, per escludere ogni recidiva dell'illegalità archivistica sovietica». Quello che sta accadendo, al contrario, solleva più d'una inquietudine. Il caso dell'«affare» concluso tra il Centro Russo di Conservazione e Studio dei documenti di storia contemporanea e la casa editrice italiana Ponte alle Grazie è solo un esempio. Ma - scrive Afanasiev «viene da pensare che i funzio- nari del Centro dispongono degli archivi (che sono proprietà della Federazione Russa e su cui deve vigilare il Comitato per gli archivi di Russia) come se fossero una loro proprietà privata». Altro che glasnost! «Nessun controllo». E accade sempre più spesso - denuncia Afanasiev che chi ha accessi privilegiati agli archivi se ne serve a fini di lotta politica. Com'è apparso evidente quando il «democratico» Gleb Jakunin ha tirato fuori dagli archivi del Kgb le «prove» che il metropolita Pitirim era un agente dei «servizi». Cosa avrebbe potuto trovare Pitirim se avesse potuto aprire altri fascicoli? «Colpiscono la incomprensibile fretta e segretezza con cui si stanno firmando accordi» con partners stranieri, mentre la commissione parlamentare (di cui Afanasiev fa parte, ndr) «non ha ancora concluso i suoi lavori e non è dunque affatto chiaro cosa e a quali condizioni può essere venduto e trasferito all'e¬ stero». Per esempio il Comitato per gli Archivi ha venduto alla casa editrice Chedwick-Healey qualcosa come 25 milioni di documenti «precludendo a noi, per molti anni a venire, altri canali di scambio di materiali archivistici con fondazioni straniere». Per giunta ottenendo solo il 25% dei proventi e regalando al partner straniero una posizione di monopolio sul mercato internazionale. Come nel caso di Ponte alle Grazie, sorgono gravi sospetti di «incompetenza», di assoluta «mancanza di strategia», «anche perché l'utilità di tali progetti imprenditoriali non è niente affatto evidente». In altri termini - insiste Afanasiev - perché dovremmo regalare alla Hoover Institution la possibilità di costituire un centro mondiale di ricerche con i nostri documenti quando potremmo farlo noi stessi a casa nostra? Ma la questione sollevata da Afanasiev va ben oltre le non velate accuse di corruzione e di manovra politica. Chi prende le decisioni? Perché alla testa della Commissione parlamentare sono stati messi due uomini dell'Amministrazione, il consigliere di Eltsin, Dmitrij Volkogonov, e il «ministro» per gli archivi Rudolf Pikoja? Perché la commissione parlamentare non riesce a lavorare essendo privata dei più elementari poteri? E come spiegare il «molto sospetto decreto del Presidente della Russia» che «ha posto sotto la sua tutela l'archivio dell'ex presidente sovietico» (in realtà l'archivio del Politburo del pcus)? «Nell'interesse di chi - chiede Afanasiev - si sottrae alla tutela statale una tale essenziale componente degli archivi del pcus»? La conclusione è estremamente aspra: «Noi rischiamo di consentire agli eredi della nomenklatura di continuare a celare i veri meccanismi con cui vennero prese decisioni fatali al Paese». Giulietta Chiesa Jurij Afanasiev storico e riformista ha scritto sulle Izvestia una dura denuncia contro chi sta svendendo gli archivi dell'ex Unione Sovietica

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