Processata la To-Savona
Processata la To-Savona Processata la To-Savona Non c'era guard-rail: omicidio colposo L'amministratore delegato dell'Autostrada Torino-Savona, Mauro Battaglia, 44 anni, e il direttore della società, Giovanni Lazzarotti, 60 anni, sono processati oggi dal pretore di Bra, per «corresponsabilità in omicidio colposo». L'accusa si riferisce ad un incidente stradale avvenuto il primo luglio del '90, nel quale avevano perso la vita due coniugi torinesi: Giuseppe Cirillo, commerciante, 61 anni, via Tirreno 45 e la moglie Adriana Binotti. La figlia, Cristina, 18 anni, che viaggiava sul sedile posteriore, era rimasta leggermente ferita. Il processo si celebra a Bra perché l'incidente è avvenuto in quel territorio: esattamente vicino al casello di Marene. A promuovere l'azione legale è stato il figlio maggiore del commerciante, il dentista Guido Cirillo, convinto che i suoi genitori non avrebbero perso la vita se, nel luogo dell'incidente, ci fosse stato un guard-rail. L'auto dei coniugi, infatti, era finita in un canale di scolo delle acque piovane, al lato della carreggiata che, in quel punto, non aveva alcuna protezione. Erano le 17,20 di una domenica. Giuseppe Cirillo tornava dalla Liguria, dove aveva trascorso il fine-settimana, guidando una «Fiat Uno». Al suo fianco sedeva la moglie, mentre Cristina era sdraiata sul sedile posteriore e dormiva. Per questa ragione la giovane non ha potuto contribuire a spiegare per quale ragione l'auto su cui viaggiava fosse finita fuori strada. All'altezza dello svincolo del casello di Marene la vettura era scivolata nel canale che costeg-> già la carreggiata e che in quel punto passa sotto la corsia che immette dal casello sull'autostrada. Il canale, a cielo aperto, diventa un piccolo tunnel sotterraneo in cemento armato dentro cui può passare un uomo carponi ma non certo un'autovettura. La «Uno» guidata dal commerciante si era arrestata contro questo sbarramento. Sebbene la velocità fosse modesta, la rigidità dell'ostacolo aveva determinato la morte istantanea della donna. Il marito era spirato pochi minuti dopo. Cristina era stata portata in elicottero a Torino e ricoverata alle Molinette dove lo zio è primario di radiologia. Se in quel punto ci fosse stato un guard-rail i coniugi Cirillo si sarebbero salvati? In un esposto alla magistratura, il dottor Guido Cirillo aveva prospettato questa possibilità che, evidentemente, è stata ritenuta non priva di fondamento se si è giunti al processo di oggi. Secondo i periti nominati dagli imputati, qualora ci fosse stato il guard-rail nel luogo in cui la «Uno» è uscita di strada, la vettura sarebbe rimbalzata nel centro della carreggiata provocando conseguenze forse peggiori. Secondo il perito nominato dal pretore, la barriera avrebbe impedito all'automobile di finire nel canale e di sbattere contro il vano in cemento, con le conseguenze drammatiche che si sono verificate. In buona misura il dibattimento si ridurrà ad una battaglia sulle perizie da parte degli avvocati. Da una parte Ponzio, Olivo, Zancan e. Capello che difendono i dirigenti della società autostradale. Dall'altra l'avvocato Minni, che assiste i figli dei coniugi morti nell'incidente, [c. m,] Giuseppe Cirillo, 61 anni, e la moglie Adriana Binotti (in alto) morirono in un incidente sulla ToSavona il 10 luglio '90 vicino al casello di Marene. Il processo oggi davanti al pretore di Bra
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