Sei ore imprigionati sotto terra

Sei ore imprigionati sotto terra A La Cassa incidente sul lavoro, salvati in extremis Sei ore imprigionati sotto terra Frana in un cantiere, un morto e tre feriti Frana in un cantiere: il capomastro muore, il direttore del cantiere e due operai vengono strappati alla terra dopo sei ore di scavi. Una tragedia del lavoro che solo per fortuna, e per lo straordinario impegno dei soccorritori, non ha assunto dimensioni maggiori. L'ha provocata un'imprudenza o la fatalità? L'inchiesta della procura è appena avviata. ' La Cassa, mille abitanti, fra Givoletto e Fiano. Qui l'amministrazione comunale, nel 1989, concede la licenza edilizia per 24 villette a schiera in regione Colverso. La cooperativa Residence di piazza Statuto affida i lavori ad una seconda cooperativa, la Cet, con sede in via Rubiana 3. Questa, costituitasi 12 anni fa, ha fra i soci fondatori l'intera famiglia Creazzo, originaria di Melia San Roberto (Reggio Calabria). Primi a salire a Torino, 40 anni fa, erano stati i fratelli Nino e Rocco, che avevano costituito una ditta e poi la cooperativa. La Cet ha costruito case a Gassino, a San Mauro, a Sant'Ambrogio ed a Oulx, dà lavoro a 5 dipendenti. Avrebbe dovuto consegnare le villette entro un mese. In questi giorni si lavorava alla posa della condotta fognaria: un tubo, 30 centimetri di diametro, che corre per 70 metri fra> le case. ~, Sabato alle 16,15 sono al lavoro sei uomini. L'escavatore apre una feritoia nell'argilla, quattro metri di profondità. Mentre gli operai calano un tratto di tubo, l'ultimo della giornata, il crollo. A cedere è una delle spallette che travolge i quattro uomini, in piedi sul fondo dello scavo. Sono Rocco Creazzo; 66 anni, corso Montecucco 45, responsabile della cooperativa, il figlio Domenico Creazzo, 26 anni, geometra, direttore di cantiere, Antonio Difesa, 47 anni, originario di Chieti, residente ad Avigliana in via Matteotti 36/d e Vincenzo Carbonaro, 46 anni, originario di Bagnare Calabra (Reggio Calabria), domiciliato a Torino in via Borgo Dora 34, entrambi operai. Spettatore impotente della sciagura è Vincenzo Creazzo, un altro figlio di Rocco, che urlando richiama l'attenzione dello zio Nino. E' lui ad avvertire guardia medica e vigili del fuoco. Da Venaria parte un'ambulanza di rianimazione, dalla caserma di corso Regina Margherita tre squadre di vigili, decollano gli elicotteri del Cto e di Savigliano con due équipe di rianimazione. Intanto si scava, fra mille difficoltà. Gli stessi operai, fra cui i Creazzo, puntellano lo scavo. Una seconda ruspa si apre la strada nell'orto di un vicino, inizia a scavare. Ma i lavori debbono essere interrotti, c'è il rischio di crolli. Viene anche isolato un cavo dell'Enel da 15 mila volts, le case intorno sono al buio, la scena è illuminata dai gruppi elettrogeni. Si procede a mano, anche con l'ausilio di speciali palloni che i vigili gonfiano per comprimere l'argilla e creare «nicchie», in modo da far respirare i quattro bloccati. Presto ci si rende conto che per Rocco Creazzo non c'è più nulla da fare. L'uomo, padre di sei figli, paga con la vita una istintiva generosità: anziché cercare scampo verso l'altra parete, avrebbe cercato di contrastare la frana con il suo corpo, forse nel tentativo di proteggere il figlio. Il cadavere, però, blocca l'opera di soccorso e deve essere rimosso per primo. Per seguire il recupero del padre, Vincenzo sale sul tetto di una villetta, provocando l'intervento dei carabinieri e qualche equivoco. C'è chi scambia questo gesto di naturale ap¬ prensione per un tentativo di suicidio. Si cerca, intanto, di estrarre gli altri, che si lamentano sempre più flebilmente ma rimangono coscienti e parlano con i soccorritori. Nella fossa scendono i rianimatori che iniettano loro sedativi ed antidolorifici. Domenico Creazzo è liberato dalla morsa dell'argilla alle 22,15: viene trasportato in una villetta, intanto attrezzata come una camera di rianimazione. L'equipe di Venaria lo accompagna all'ospedale di Rivoli, dove è ricoverato in prognosi riservata. Alle 22,30 viene estratto Vincenzo Carbonaro, subito trasportato al Nuovo Martini. Poi è la volta di Antonio Difesa, avviato al Maria Vittoria. Sono le 22,45, sei ore e mezza dopo il crollo. Ieri il sostituto procuratore Guariniello ha compiuto un so pralluogo, insieme al capitano Golini della compagnia di Rivoli, al caposquadra Moschino dei vigili del fuoco. Ha poi disposto un sequestro parziale del cantiere e prelievi di un'argilla particolarmente solida, apparentemente molto affidabile, ma traditrice. Angelo Conti Gigi Padovani Bloccati dal crollo in una buca profonda 4 metri Aperta un'inchiesta Nella fossa Domenico Creazzo (a sinistra) sporge l'acqua a Enzo Carbonaro. Sotto, Creazzo viene liberato. Intorno, l'angoscia dei parenti Rocco Creazzo, 66 anni, responsabile della cooperativa: ha perso la vita nel tentativo di aiutare il figlio