Una donna nello spazio prima di Juri Gagarin di Maria Grazia Bruzzone

Una donna nello spazio prima di Juri Gagarin Nuove prove in uno scoop di Mixer Una donna nello spazio prima di Juri Gagarin Gli astronauti mandati allo sbaraglio Trovate foto manipolate da Mosca ROMA. Il primo documento è breve e senza parole. Solo un ansimare rauco e talvolta affannoso, lontano eppure quasi ingigantito da un microfono messo molto vicino al petto, sullo sfondo di un «bip bip» irregolare che via via si perde e riaffiora. Poi l'emergere di un battito cardiaco. 2 febbraio 1961. Un uomo è in volo nello spazio: da Torino i fratelli Judica Cordiglia ne captano i rumori vitali, contro il suono delle vibrazioni cosmiche. La seconda prova è ancora più impressionante. E' una lunga, allarmata, implorante richiesta d'aiuto, la voce di una cosmonauta in pericolo, sul punto di vedere la navicella incendiarsi e dissolversi, comunica in russo con la base. Le fiamme lambiscono la capsula Vostok. Cosmonauti di cui la Storia non reca traccia, cancellati dagli archivi ufficiali sovietici. Il primo uomo ad andare nello spazio sarà Juri Gagarin, due mesi e dieci giorni dopo quel 2 febbraio. La prima donna, Valentina Tereshkova volerà addirittura due anni più tardi. Sull'onda dell'emozione suscitata dal caso di Serghiei Krikalev, l'astronauta dimenticato che da dieci mesi gira senza posa intorno alla Terra chiuso nella stazione orbitante Mir aspettando che vengano a rilevarlo, «Mixer» ripropone stasera quelle «storiche» registrazioni che trent'anni fa fecero scalpore. Tanto che dall'allora Unione Sovietica arrivò una smentita ufficiale. Ma la trasmissione di Minoli fa di più. Sugli esperimenti spaziali segreti compiuti dai sovietici in quegli anni caldissimi sono stati scritti volumi. I comunisti sono stati pesantemente sospettati di mandare gli uomini allo sbaraglio senza pietà in voli e addestramenti a rischio, con una probabilità di sopravvivenza ancora bassissima. Era vero? Solo nel 1987, all'alba della glasnost, arrivano le prime timide conferme ufficiali. Ma senza prove. Prove che oggi porta per la prima volta «Mixer», mostrando - e questo è il terzo documento le foto inedite di un cosmonauta fantasma della stessa squadra di Gagarin che prima compare accanto al suo illustre compagno di addestramenti, poi misteriosamente «scompare», cancellato dalla stessa fotografia dove al suo posto non resta che un'ombra scura. Quella fotografia, che come le altre faceva parte dell'archivio personale di Felix Zihegel, uno dei padri dell'astronautica russa e oggi è nelle mani di Marina Popova, moglie dell'astronauta Popovich e astronauta L'astronauta Jur Gagarin lei stessa, quella foto truccata abilmente è quella ufficiale, circolata anche in Occidente. Allo scoop «Mixer» arriva pian piano, dopo la storia del povero Krikalev e un'intervista a una sua compagna di viaggio per otto giorni, quell'inglese Helen Sherman che è stata accusata di aver scosso gli astronauti uomini spogliandosi senza pudori nella Mir. Arriva dopo l'impatto emotivo con quei rumori così intimi catturati a migliaia di chilometri dalla Terra grazie ai potentissimi impianti di Torre Bert del Centro radio Ascolto Spaziale di Achille e Gian Battista Judica Cordiglia. E viene dopo le drammatiche parole dell'astronauta perduta, senza che mai si sentano le risposte, un frammento di brani tradotti all'epoca dalla Berlitz School. «Pronto, pronto, ascoltate?., ascoltate?..uno due tre quattro cinque, pronto... parlate., caldo... come?... 45-50... sì, sì... ho caldo... non è pericoloso... è tutto ... Come occorre trasmettere? Parlate, parlate, parlate.. 41. La nostra trasmissione inizia ora. sì. Ho caldo., caldo... ascoltate, ascoltate... vedo una... una fiamma, come? una fiamma, 41 sì, sì sì., ho caldo... ho caldo.. 32... 41...rientrerò, rientrerò... ascoltate... ascoltate...». In un filmato dell'epoca il professor Achille Dogliotti, il grande cardiochirurgo torinese del quale uno dei due radioamatori è amico, conferma che i suoni registrati dallo spazio sono quelli di un respiro e di un battito cardiaco. In studio il professor Broglio, padre del progetto San Marco parla degli esperimenti spaziali sovietici taciuti come di un «problema controverso» ma si dice convinto che ci siano stati. Infine arrivano le fotografie, che qualche mese fa, durante un convegno in America, Marina Popova ha consegnante al professor Alberto Pinotti, sociologo che a Firenze insegna Architettura Spaziale. La prima è una foto di gruppo in due versioni, con e senza il misterioso astronauta che resterà fino alla fine senza nome. Lo stesso trucco si ripete in un altro ritratto collettivo, in cui l'astronauta è dietro al futuro eroe. E poi scompare. Foto uffi ciali, evidentemente. Perché delle istantanee c'è una sola copia non truccata: una ritrae la squadra spaziale al completo mentre gioca a palla volo, l'altra inqua dra il nostro uomo mentre, col berretto militare, dà la caramel la d'augurio a Gagarin che sembra accingersi al grande volo. Maria Grazia Bruzzone L'astronauta Juri Gagarin

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