Incidente a Milosevic, giallo a Belgrado

Incidente a Milosevic, giallo a Belgrado Oggi grande manifestazione dell'opposizione nella capitale mentre si continua a sparare in Croazia Incidente a Milosevic, giallo a Belgrado Ferito alla testa il presidente serbo fuori strada con Vanto ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Il presidente della Serbia Slobondan Milosevic è stato vittima di un incidente stradale. Alla vigilia della Conferenza sulla Jugoslavia, che continua oggi a Bruxelles sotto il patronato della Cee, Milosevic è stato ricoverato all'ospedale per le ferite riportate sabato notte, quando la macchina sulla quale viaggiava è finita contro un palo della luce. Il presidente era a bordo di un'automobile ufficiale del ministero degli Interni. In una delle vie centrali di Belgrado l'automobile è sbandata all'improvviso, uscendo fuori strada e andando a finire contro un palo. Il leader serbo è stato trasportato d'urgenza all'Istituto medico militare, il migliore ospedale di Belgrado. La visita medica ha stabilito che il presidente non ha subito lesioni degli organi interni, ma soltanto qualche contusione cranica e un paio di ferite al men¬ to e al collo. Dopo le prime cure Milosevic è stato dimesso dall'ospedale. Ma per via di una leggera commozione cerebrale deve rimanere a riposo per un periodo di tempo non meglio precisato. La notizia ha immediatamente fatto il giro della capitale facendo nascere speculazioni d'ogni genere sulle presunte cause dell'incidente automobilistico. Prima di tutto quelle che lo collegano con la data odierna, l'ormai storico 9 marzo in cui tutta l'opposizione unita della Serbia organizza la grande manifestazione popolare contro il regime di Milosevic. Proprio per questo il presidente serbo non avrebbe voluto abbandonare la città. Ma c'è invece chi sostiene che vuole evitare la nuova riunione di Bruxelles per non dover subire ancora una volta la ramanzina dei Dodici, a causa degli ultimi avvenimenti bosniaci. Al suo posto oggi ci sarà il ministro degli Esteri serbo Vladislav Jovanovic. Milosevic rimarrà a casa da dove potrà controllare meglio il raduno dell'opposizione. Annunciata da mesi, la protesta odierna (si parla di centinaia di migliaia di persone) potrebbe essere una grave minaccia per il regime serbo. La prima richiesta dei manifestanti è infatti la caduta di Milosevic e del suo governo. «Se non l'otterremo oggi stesso andremo avanti fin che i comunisti non se ne andranno», ha dichiarato il leader del Movimento di rinnovamento serbo Vuk Draskovic, annunciando che useranno tutti i mezzi necessari per abbattere il potere. Su questo punto concordano tutti i partiti dell'opposizione, ma mentre Draskovic auspica il ritorno della monarchia, i democratici di Micunovic insistono sulle nuove elezioni. A prescindere dall'opposizione, la poltrona di Milosevic traballa sempre di più per via della profonda crisi economica della Serbia. La guerra e le sanzioni imposte dai Dodici hanno messo sul lastrico la Repubblica, dove gli scioperi dei lavoratori non si contano più. Anche se l'improvvisa politica pacifista di appoggio ai caschi blu gli è valsa l'approvazione internazionale, Milosevic ha perso il sostegno della gran parte del suo popolo e i suoi giorni appaiono oramai contati. Intanto in Croazia cadono nuove vittime. Nella notte tra sabato e domenica l'esercito federale ha attaccato Osijak. Sotto il fuoco dei cannoni sette persone hanno perso la vita mentre una trentina sono rimaste ferite. L'esercito croato ha respinto l'attacco congiunto della fanteria e dei carri armati federali. A pochi giorni dall'arrivo dei caschi blu (il loro comandante, il generale indiano Satish Nambiar è giunto ieri a Belgrado) si continua a sparare in Dalmazia, nell'entroterra di Zara e di Sebenico. Ingrid Badurina