Un ordine mondiale made in Usa

Un ordine mondiale made in Usa In un documento segreto del Pentagono la strategia per il dopo Guerra fredda Un ordine mondiale made in Usa Azioni preventive contro chi attenta alla supremazia Usa Europa e Tokyo devono restare in posizione subordinata WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ci deve essere una sola superpotenza mondiale e si deve chiamare Stati Uniti d'America. Un documento di 46 pagine del Pentagono, di cui è entrato in possesso il «New York Times», fissa in questi termini la strategia degli Usa per la fase che segue alla fine della «guerra fredda». «Il nostro compito - dice il documento - deve essere quello di scoraggiare tutte le nazioni industrialmente avanzate dal portare una sfida al nostro ruolo di guida» e, a questo fine, occorrerà «convincere tutti i nostri potenziali concorrenti che non hanno alcun bisogno di aspirare a un ruolo maggiore o di perseguire politiche più aggressive per proteggere i loro interessi». Pertanto gli Usa dovranno, nello stesso tempo, mantenere «un atteggiamento costruttivo» e «una sufficiente potenza militare». Il documento, che si chiama «Defense Planning Guidance», guida alla pianificazione della difesa, è stato preparato, per conto del segretario alla Difesa Dick Cheney, dal sottosegretario Paul Wolfowitz in stretto collegamento con la Casa Bianca e i principali consiglieri del Presidente in materia di sicurezza nazionale. La filosofia che lo sostiene e le proposte in cui si articola spiegano perché, nonostante alcuni robusti tagli, il previsto bilancio della Difesa sia superiore a quello che molti ritengono necessario. Per la propria sicurezza e per quella del mondo è necessario che gli Stati Uniti mantengano un'incontrastata posizione di preminenza. Sarà lo stesso Cheney, alla fine del mese, a rendere noto il documento, sul quale, peraltro, non è necessario che il Congresso sia chiamato a discutere. Innanzitutto, per prevenire la proliferazione nucleare in Paesi come la Corea del Nord, l'Iraq, o anche in alcune delle repubbliche dell'ex Unione Sovietica che assumano atteggiamenti di sfida e perfino in Europa il documento afferma che gli Stati Uniti de¬ vono essere pronti a usare la forza per prevenire simili eventualità. Se poi, quando nel '95 scadrà il trattato internazionale sulla non proliferazione stipulato nel '68, fallissero gli sforzi per rinnovarlo, questa ipotesi andrebbe presa in considerazione ancora più da vicino. In generale, gli Stati Uniti devono puntare a raccogliere attorno a sé una solidarietà internazionale, come al tempo della guerra del Golfo. Ma, poiché queste alleanze non possono essere considerate stabili, «gli Stati Uniti devono tenersi aperta l'opzione di agire anche unilateralmente o attraverso coalizioni selettive per proteggere i loro in¬ teressi». Le azioni «unilaterali» potrebbero caratterizzarsi come attacchi preventivi agli impianti volti alla produzione di armi di distruzione di massa. In questo schema rientra la possibilità di un'azione dimostrativa a breve termine contro l'Iraq. Alcuni dei punti di maggior pericolo vengono individuati in Nord Corea e Cuba, dove la probabile crisi degli attuali regimi potrebbe condurre ad avventure «irrazionali». Ma questo potrebbe valere anche per la Cina. Diverga è la situazione per quanto riguarda l'ex Unione Sovietica, che ha, se non altro, cessato di essere una pesante minaccia sul piano di una guerra convenzio- naie. Poiché, però, l'ex Urss resta il solo Paese «in grado di distruggere completamente gli Stati Uniti», la situazione va sorvegliata attentamente, mentre, suggerisce il documento, dovrebbe essere accelerata «al massimo» l'introduzione di «un programma anti-missile globale», lo scudo spaziale. In Europa occorre ((prevenire la spinta a una difesa continentale staccata dalla Nato» e, nell'estremo Oriente, una presenza militare «di prima grandezza» deve impedire che squilibri di potere incoraggino egemonie di Paesi forti come il Giappone. Paolo Passarmi Pesca fortunata per George Bush a Pintlala in Alabama, dove ha festeggiato la «magnifica vittoria» alle primarie di sabato in Carolina del Sud su Pat Buchanan

Persone citate: Cheney, Dick Cheney, George Bush, Pat Buchanan, Paul Wolfowitz