Dc per famiglie con l'aiuto del tiggì

Dc per famiglie con l'aiuto del tiggì l'acchiappavoti Dc per famiglie con l'aiuto del tiggì ARTITI. Dopo mesi che si scaldavano muscoli e corde vocali, i 13.024 candidati hanno fatto il pieno di sorrisi, promesse, giochi di parole, rassicurazioni, circonlocuzioni, bandiere, simboli, programmi, cravatte, vestiti buoni e pensieri cattivi, e son partiti alla caccia del voto. Che si conquista non qui sulla terra, ma lassù, nell'etere delle tv. Candidati. Mai visti, li vedremo transitare in centomila spot, tra macchie di pizza che scompaiono e capelli che rinascono. Per dirci «Votami», finiranno per bruciare 70 miliardi di lirette, in queste quattro settimane che ci dividono dal fatidico 5 aprile. Il giorno dell'urna. Volano, gli arnaldi, i bettini, le moane, a acchiappare voti. Noi restiamo giù. Dall'alto, loro calcolano che per atterrare su un seggio dovranno spendere (parola di esperti) almeno 200 milioni. Ci vogliono lettere - «Mio caro amico / Mia cara amica» pranzi, tavole rotonde, convention, strette di mano, persino i porta a porta se si ha volontà. Ma soprattutto, ci vuole lei, la scatola magica. Ohe si accende, dal basso. 'Accesa. I primi lampi di campagna elettorale arrivano da lontano, ma all'ora dei tiggì accecano. Le triple verità sulla lettera di Togliatti sono state l'antipasto. Il pasticcio sull'obiezione, la frutta. Ora si fa sul serio. E di serio per la democrazia cristiana - primo partito a mettersi in onda - c'è la famiglia. Per famiglia, a piazza del Gesù, intendono (almeno) tre cose. Quella propriamente detta che procrea e produce. Il partito, che non procrea, ma produce. Il Tgl, che non procrea, non produce, ma è prò. Alla prima, com'è ovvio, la de ha affidato lo spottone modello elezioni '92. Alla seconda, la conferenza di programma. Alla terza, il compito di parlare delle prime due. Lo spottone, all'inizio, depista. Sembra fatto per rifilarci la solita pasta (Barilla) musica, mamma, papà, bambini, tutti in trepida attesa - e invece vuole venderci il futuro. Che comincerà da un abI braccio aeroportuale. Ciak. I La mamma guarda la porta automatica degli ((Arrivi» intasata dai passeggeri e dai saluti. Finisce il flusso in uscita, la porta si richiude. La famiglia resta sola. Il figliolo non è arrivato. Spunta una lacrima. Il papà abbraccia la mamma. Musica. Ma ecco: la porta si riapre, il figlio lontano (il più amato) è qui. Ri-musica. Adesso tocca all'acqua che bolle? No. Tocca alla vita che va in frantumi («La vita è vetro», direbbe Marzullo). Tocca alla voce fuori campo che recita così: «Vogliono disgregare l'Italia, il tuo mondo, le tue speranze». L'immagine si ricompone. Da tanti cocci, spuntano prima l'abbraccio,, poi il vociòne: «insième lo ? impediremo. Fai vincere il tuo futuro». «FaivinceTeiHucpfuturo» è" l'architrave della campagna scudocrociata. Slogan grigio, ma inconfutabile. Buono per una qualunque delle nove campagne elettorali passate, ma plausibile anche in questa. «Grazie a lui riscopriamo ogni giorno l'acqua calda» recita la pubblicità di uno scaldabagno elettrico. Per sorte (o ironia della) questa campagna si è aperta in nome del passato a risarcimento del presente. Ma la pubblicità pensa sempre (e solo) al futuro. Come Forlani, che dai generosi microfoni del Tgl (otto minuti di superspot ieri alle 13,30) ha salmodiato per intero: «Ci sono tanti che vogliono disgregare l'Italia. Insieme dobbiamo impedirlo. Dobbiamo fare vincere il nostro futuro». Già sentita? Non per Francesco Pionati e Fulvio Damiani, giornalisti in collegamento stereofonico, che nei successivi 7 minuti hanno spiegato, glossato, raccontato, elogiato. Tutto in famiglia. PinoCorrias iasj

Persone citate: Barilla, Forlani, Francesco Pionati, Fulvio Damiani, Marzullo, Togliatti

Luoghi citati: Italia