Nuovo round per l'obiezione di Alberto Rapisarda
Nuovo round per l'obiezione Scontro per decidere come la legge sarà riesaminata dal nuovo Parlamento Nuovo round per l'obiezione E ora Cossiga avverte Andreotti: «Devi dare le dimissioni il 24 aprile» ROMA. Tra le 15,30 e le 16,30 di ieri Francesco Cossiga ha tempestato di telefonate le direzione dei maggiori giornali per esser sicuro che fosse compreso bene il senso delle sue «esternazioni» napoletane: guerra totale e senza quartiere ad Andreotti. A nulla è valso il tentativo del segretario della de, Forlani che, in mattinata, aveva azzardato un invito a Cossiga e Andreotti ad incontrarsi, «come avviene tra persone responsabili». In serata è arrivato il rifiuto di Cossiga e l'accusa a Forlani di voler fare il «pompiere» a tutti i costi. Ora, lo scontro rovente potrà essere raffreddato per pochi giorni solo dall'assenza dall'Italia dei duellanti. Il presidente del Consiglio è partito ieri per un viaggio in Canada e negli Usa. Il presidente della Repubblica vola oggi a Bonn, Londra e Bruxelles. Quell'appello di Forlani al senso di responsabilità di Cossiga e Andreotti non è casuale. La de sta tentando disperatamente di tenersi fuori dallo scontro ma non è sicura di riuscirci. La ripresa delle ostilità tra il capo dello Stato e il capo del governo rischia, infatti, di rimettere in discussione anche le procedure concordate nella maggioranza, per rabberciare alla meno peggio il problema della legge sull'obiezione di coscienza. Mercoledì si riuniranno le giunte per il regolamento di Camera e Senato per decidere se una legge (seppure rinviata dal capo dello Stato) ha il diritto di essere riesaminata dal nuovo Parlamento con priorità, come avviene per i disegni di legge approvati da una sola Camera. Nilde lotti, presidente della Camera, ha detto ieri che una decisione del genere non è da escludere: «Se tale decisione verrà adottata, il testo sull'obiezione di coscienza verrebbe ripresentato pari pari al nuovo Parlamento». E quella legge, dopo la seconda approvazione in Parlamento «deve» essere promulgata dal presidente della Repubblica, precisa Antonio Gava, capo dei deputati de. Il secondo voto «è un vero e proprio ordine». La legge rimane tale anche nella fase compresa tra approvazione e promulgazione: «Se non è promulgata, non è abrogata, specie quando è rinviata alla vigilia dello scioglimento delle Camere». E anche Forlani insiste nel dire che «esiste la possibilità» di cui parla la lotti. «E' importante che si stabilisca, anche con una corretta interpretazione regolamentare, che una legge approvata dal Parlamento non può essere vanificata». A Cossiga, Forlani ha risposto che lui non aveva la vocazione di fare il pompiere ma «la politica costringe spesso a diventare pompieri per spegnere gli incendi». C'è il problema delle decisioni delle giunte per il regolamento (Forlani si è incontrato anche con Spadolini) e quello della autoconvocazione della Camera dei deputati. Si potrebbe riaprire la diatriba sulla legge per la obiezione? Pare difficile. «L'autoconvocazione potrebbe essere un boomerang per le istituzioni, soprattutto se, una volta riunite, mancasse il numero legale» avvisa il ministro liberale, Sterpa. «Pensare di far passare una legge a Parlamento sciolto è una di quelle pretese che vanno a sbattere contro il muro» garantisce Craxi. Risolto mercoledì, se ci riusciranno, il problema della soprav¬ vivenza della legge sulla obiezione, si apre quello del governo che potrà nascere dopo le elezioni. Cossiga ieri ha detto una cosa nuova e dalle implicazioni imprevedibili. Ha annunciato che il 24 Aprile, il giorno dopo la convocazione delle nuove Camere, Andreotti dovrà dimettersi. E' una novità che fa nascere le più varie illazioni: Cossiga ha forse in mente di dare l'incarico subito ad una persona di sua fiducia? Un incarico così rapido escluderebbe che quel governo possa avere rapidamente la fiducia delle Camere. E, allora, a cosa servirebbe? Alberto Rapisarda Il segretario della de Arnaldo Forlani (a sinistra). Nilde lotti (a destra) §
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