Gol è anche femmina di Gian Paolo Ormezzano

Gol è anche femmina Le calciatrici si sentono tradite e invitano le donne a boicottare la schedina di domani, festa del gentil sesso Gol è anche femmina MOLTE donne possono ancora raccogliere l'invito delle calciatrici, anzi della loro associazione, per una controfesta dell'8 marzo: non giocare le schedine del Totocalcio, per protestare contro lo stato di abbandono in cui è lasciato lo sport del pallone quando viene coniugato al femminile. Quelle che hanno già giocato possono spostare lo sciopero alla prossima schedina, comunque alla prossima occasione: sono in vista altre forme di protesta, anche vistosa, Anna Maria Cavarzan, presidentessa dell'Associazione Calciatrici, le promette anche se per ora non le svela. E intanto oggi si gioca, senza proteste, la giornata di campionato. Il ricorso storico a Lisistrata, che invitò le donne ateniesi a negarsi ai mariti per protestare contro la guerra, è facile, automatico, chiarificatore ancorché banale. Le calciatrici invitano per l'8 marzo quelle della loro metà del cielo a togliere o meglio a non dare soldi al Totocalcio dunque al Coni dunque alla Federcalcio. Ma se avete successo nello sciopero affamate il resto dello sport italiano, nutrì- to dalle scommesse calcistiche: «Uno sport che sinora non ci ha dato niente, almeno con le sue strutture ufficiali». L'invito allo sciopero è stato fatto nei giorni scorsi, ha avuto una discreta cassa di risonanza. Le calciatrici lamentano la trascuratezza, l'abbandono in cui la Federcalcio le lascia da quando, anno 1986, le ha incorporate con molte promesse, aggregandole alla Lega dilettanti, «per trasmettere al mondo del calcio femminile la cultura federale», come dice Evelina Codacci Pisanelli, dirigente d'azienda, paracadutata dalla Federcalcio a dirigere (la qualifica è presidente delegato) il settore. Dice Carolina Morace, la più forte calciatrice italiana, azzurra a quattordici anni, ora ventottenne, una donna bella e forte e colta: «Abbiamo presentato alla Federcalcio un progetto per rilanciare il nostro settore, non lo hanno manco letto, adesso basta. Da vent'anni il nostro sport è fermo. La Germania ha mezzo milione di tesserate, noi siamo sempre dieci, quindicimila. Eppure ci sarebbero tutte le premesse per uno sfondamento». Anna Maria Cavarzan precisa: «Il calcio femminile italiano era fra i primi in Europa e nel mondo, come modulo di sviluppo. La Federcalcio ci ha inglobate e soffocate. Nel giugno '91 abbiamo presentato un progetto promozionale, ai primi di agosto l'ho dato io direttamente alla Codacci Pisanelli, lo scorso 17 gennaio Matarrese ha saputo dell'esistenza del nostro progetto, silenzio, il 9 febbraio ci siamo radunate e abbiamo appreso di essere state prese in giro. Uno sguardo al calendario, l'8 marzo festa della donna era vicino, per una forma di sciopero. Ma adesso non aspetteremo l'8 marzo 1993». Evelina Codacci Pisanelli sa, valuta, prende atto, media, auspica: «Bisogna lottare contro la crescita selvaggia del calcio femminile, bisogna stare nell'alveo dei regolamenti. Troppi tornei con squadre di sette, otto giocatrici, senza attrezzature regolamentari, con arbitri fasulli. Io dico: passi magari non grandi, ma sicuri. Matarrese è un buon interlocutore, mi ascolta sempre. Sono allo studio iniziative grosse e regolari, non caotiche, sfrangiate». La presidentessa capisce la protesta della base, ma non la cavalca, anzi. Però non la contrasta troppo apertamente, ne ammette certi fondamenti: «Ma esistono altre forme di lotta, dentro le strutture». Il calcio femminile ha un bilancio da un miliardino l'anno, ridicolo se si pensa alle cifre di quello maschile. Le società sono mezzo migliaio, per diecimila tesserate. Quelle di A e B (la C e la D sono a livello regionale) pagano 13 milioni di tassaiscrizione al campionato, ne hanno 10 indietro se lo finisco¬ no. C'è un po' di denaro dagli sponsor. Ammessa una straniera per club. Poche le calciatrici che possono vivere di solo calcio. La Nazionale è quinta al mondo. Forse giocherà contro la Germania in avanspettacolo a Roma-Juventus del 18 aprile. «Decideranno i presidenti giallorosso e bianconero», dice la Codacci Pisanelli. «Sara una bella partita, ma al limite la gente si divertirebbe biecamente di più se noi fossimo buffe», fa triste la Morace. Il calcio femminile italiano in effetti ha una colpa: di venire giocato bene, e seriamente. Niente di pruriginoso, di comico. Le ragazze sono brave quasi come i calciatori: e magari proprio per quel «quasi» la gente sceglie i calciatori. Carolina Morace garantisce che loro, le calciatrici, non ne possono più. La Federcalcio le avrebbe assimilate e intanto fasciate di trascuratezza, di indifferenza, come si fasciano i piedi delle etère cinesi perchè restino piccoli. Di qui lo sciopero, per aderire al quale restano alle donne poche ore di tempo. Gian Paolo Ormezzano

Luoghi citati: Europa, Germania, Roma