Quartiere dove il dramma è di casa di Francesco La Licata

Quartiere dove il dramma è di casa L'INFERNO DI PALERMO Quartiere dove il dramma è di casa Al Cep regna la miseria e la vita non vale nulla SI chiama Cep perché nessuno è riuscito a pensare ad un nome vero: «Centro edilizia popolare», che vuol dire assolutamente nulla. Un po' come lo Zen, altro formicaio senza storia, la cui sigla non ha nulla a che fare con la filosofia orientale, ma sintetizza, molto più semplicemente, le parole «Zona espansione Nord». Eppure è uno dei quartieri più famosi di Palermo, il Cep. Insieme con i vicini Cruillas, borgata di antico lignaggio sventrata dalla cosiddetta edilizia residenziale, e Borgonuovo, unico esempio di «moderno insediamento popolare» che sia riuscito ad ottenere un nome di senso compiuto. Borgonuovo, appunto: per distinguerlo da Borgo Vecchio, quartiere marinaro della «Palermo felicissima», abbandonato nei primi Anni 60 da migliaia di cittadini stanchi di vivere nei tuguri. Migliaia di palermitani sradicati e «deportati» in queste enormi lande desolate. Migliaia di uomini, di bambini, di donne che hanno perso la memoria di se stessi, della loro storia. E vivono ammassati in case tutte uguali, grigie e smunte come le facce dei piccoli. Già, i bambini. A Palermo sono famosi i figli del Cep: ne sanno qualcosa le insegnanti delle scuole elementari che, appena qualche anno fa, piangevano se venivano assegnate al circolo di- dattico «Francesco Crispi». Aggressivi, disadattati, astiosi nei confronti di quanti non fossero del quartiere. Bambini vittime, bambini testimoni di atrocità inenarrabili, bambini costretti a diventare adulti troppo presto. Bambini protagonisti solo quando si chiamano Santina Renda o come suo cugino Nunzio. Al Cep, a Bórgonuovo, a Cruillas, o anche allo Zen, non importa. Sono loro che pagano il prezzo più esoso. Quanto vale la vita di un bambino al Cep? Quanto vale, se è possibile che per due volte si possa uccidere senza che nessuno sia corso ai ripari? Adesso tutti possono sgravarsi la coscienza: l'assassino c'è e i morti riposino in pace. Ma come mai nessuno è intervenuto, vedendo Nunzio montare sulla tragica «Motoape» guidata da Vincenzo Campanella? Possibile che dalle baracche adibite a taverne nessuno abbia visto allontanare Nunzio? E perché in via Pietro dell'Aquila, ia strada dove vivono i Renda, due anni fa, all'epoca della grande angoscia per la scomparsa di Santina, tutti sentenziavano che la bimba «era stata presa e portata via da estranei»? Perché per esorcizzare a qualunque costo il fantasma del «mostro», faccia amica del quartiere, tutti, ma proprio tutti, preferirono inseguire l'ombra del ra- cket dei bambini gestito dagli zingari? La piazzetta dove per mesi si consumò il dramma collettivo di un intero rione, adesso si è ripopolata. A cercare il cadavere di Nunzio, ancora tra i rottami della «Montagnola», a due passi dalla discarica di Bellolampo, origine del «fungo atomico» perennemente sospeso su Palermo, c'era la solita processione di automobili. C'era il nonno di Santina, Carmelo Scurato, c'era anche il padre del giovane ora sospettato di entrambi gli omicidi. E non mancava, neppure stavolta, uno degli SchiUaci. Giovedì sera c'era Giuseppe, fratello minore del «Totò nazionale».! Dice che il «Cep non è una fabbrica di mostri», che «non siamo in un quartiere disperato». Ripete, quasi per convincere soprattutto se stesso, «che ci possiamo fare se c'è qualche malato?». J ' Erano appena finiti i mondiali, due anni fa, quando il Cep celebrò il più famoso «Totò bianconero». Ci fu grande festa in piazza. Le luminarie,'le bancarelle col torrone e il «gelato di campagna». La graticola fumante con le stigliale (intestino di agnello arrostito), e il pane con la milza. I ragazzoni sui vespini truccati, i giubbotti di jeans e il gel sui capelli. Le signorinelle appena truccate, perché di più non si può. C'era anche il sindaco Orlando. Totò arrivò su una macchina bianca «scappottata», come un crociato sul cavallo. Aveva accanto la moglie, Rita, biondissima e bella come una di Beautiful. Salì sul palco, Totò. Tutti dissero che era l'orgoglio del Cep. Sul palco salì pure Carmelo Scurato, ricordò al popolo del Cep che non era ancora rimarginata la ferita aperta dalla scomparsa di Santina. Al Cep, ma in particolare a via Pietro dell'Aquila e in piazza Paladini, lavorano coi rottami. Smontano automobili, vecchi elettrodomestici, motori di ogni tipo e ne ricavano metalli da rivendere: cento lire al chilo per il ferro, milleseicento per l'alluminio. Ma il più prezioso, perché difficile da trovare, è il rame. Questo fanno, i più anziani, «eredi» di un mestiere che a Palermo si faceva trent'anni fa a Cortile Cascino. Era detto la vergogna d'Italia, Cortile Cascino: senz'acqua, senza fogne, senza gabinetti. Sono passati trent'anni ed è stata data appena una «ripulita». I più giovani hanno cambiato mestiere: la mattina «calano» lungo il rettilineo ancora illuminato dai riflettori gialli e prendono posizione ai semafori di viale Piemonte. Vendono tutto: dalle fragole ai peperoni. Lottano, centimetro dopo centimetro, per respingere l'invasione degli accendisigari dei marocchini e dei «lavavetri» extracomunitari. I bambini, molti, non vanno a scuola. C'è chi, come Giuseppe Marramaldi di anni 7, viene sospeso perché troppo irrequieto. Gli «inadempienti» si aggirano sul trenta per cento e passano la loro giornata in strada. Ogni tanto una scomparsa: qualcuno torna subito, altri vengono ritrovati dopo qualche tempo. E c'è chi non si trova più, come Santina. La rivoltarono come un calzino la discarica di Bellolampo, montagna di rifiuti fumanti offerti alle vacche della mafia di Passo di Rigano. Erano certi che avrebbe restituito il corpo della bambina, così come altre volte aveva ridato i cadaveri dei giovani della «lupara bianca». Le ricerche si arenarono dopo qualche giorno. Antonino Saviano, invece, fu ritrovato. Accadde 4 anni fa. Era nella cuccia di un cane, poco distante dal quartiere in direzione della discarica. Aveva la testa fracassata. Però era vivo. Adesso ha 11 anni e non ricorda nulla. Ma la memoria, si sa, non abita al Cep. Francesco La Licata Una manifestazione a favore di Santina

Luoghi citati: Aquila, Borgo Vecchio, Cortile Cascino, Italia, Palermo