«L'ho massacrato con un paletto di ferro»

«L'ho massacrato con un paletto di ferro» Drammatica confessione dell'assassino: «Ero con un amico, lo volevamo violentare» «L'ho massacrato con un paletto di ferro» Così è morto il cugino di Santina PALERMO DAL NOSTRO INVIATO «Adesso che hai detto la verità su Nunzio, raccontaci di Santina, coraggio. E' vero che due anni fa hai ammazzato anche lei?». E' caduta lì come una domanda da niente, breve frase 'bisbigliata all'orecchio del giovane assassino da un poliziotto, durante una pausa dei primi interrogatori ufficiali. Vincenzo Campanella, 18 anni lunedì prossimo, è trasalito. Si era appena scrollato di dosso un macigno, sembrava sgravato. Da pochi minuti aveva finito di raccontare nei dettagli l'orribile delitto commesso giovedì scorso: l'uccisione a sprangate di Nunzio Renda, 6 anni, cugino primo di Santina. E la tensione l'aveva abbandonato. Ma nel sentir nominare la bimba scomparsa due anni fa è stato colto da un tremito. Nel suo dialetto siciliano stretto, l'unico linguaggio che conosca, ha farfugliato poche frasi confuse. Sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, ed è stato presto rassicurato: per ora non dovrà parlare di Santina Renda. Forse nei prossimi giorni, se lo vorrà, e se riterrà di dover ripetere la sua confessione dell'aprile 1990, quella versione che poi s'era rimangiata. Spetterà ai due giudici della procura dei minori, Antonella Bardo ed Ettore Costanzo, decidere «se e come» affrontare anche questo aspetto dell'inchiesta. Per ora i due magistrati devono badare alla più recente, tragica vicenda, quella di giovedì scorso, conclusasi con un ratto a scopo di libidine e l'assassinio della giovanissima vittima. Arnaldo La Barbera, capo della squadra mobile palermitana, commenta: «Abbiamo sempre avuto una convinzione morale, che naturalmente deriva dall'intuito professionale e dalle indagini svolte, secondo la quale Vincenzo Campanella è l'assassino di Santina Renda, scomparsa due anni-fai- A-questa-convinzione eravamo "giùnti nella primavera del 1990, informando d'ogni nostra deduzione la magistratura. Ora che è capitato questo ulteriore enorme guaio, e Campanella è reo confesso, non possiamo che sentire avvalorata la nostra tesi, mai venuta meno». Anche il questore Vito Piantone è dello stesso parere. Ma ci tiene a ribadire che non si tratta di una polemica con la magistratura, che nel maggio del '90 lasciò libero Vincenzo Campanella. Il sostituto procuratore Alfre do Morvillo, che a quell'epoca conduceva l'inchiesta, ora ricorda quelle fasi sconvolgenti: «Tut to assume una nuova luce ovvia mente, essendosi macchiato Vincenzo Campanella di un delitto gravissimo con l'uccisione di Nunzio Renda e confessandolo senza remore. Tutta una serie di riscontri oggettivi, questa volta, lo inchioda senza possibilità di dubbi. Non avvenne la stessa cosa per Santina, anche se adesso pensare a una stessa mano omicida, a una sola identità per l'autore di entrambi i delitti, viene spontaneo. Ma la giustizia non si amministra con la semplice spontaneità...». Il magistrato ha una parte importante in quest'ultima indagine: perché Vincenzo Campanella ha fatto una chiamata di correo per l'uccisione del piccolo Nunzio Renda. Ha- -raocentat© di aver indotto il bambino a salire sul suo motofurgone per accompagnarlo a un appuntamento proibito con un adulto: Giorgio Cortona, 46 anni, padre di due figli, che abita nel quartiere Cep, nella stessa casa della famiglia di Santina Renda. L'uomo è stato fermato e a lungo interrogato dal dottor Morvillo, che ha deciso di trattenerlo. «E' un'indagine che presuppone estrema prudenza dice il dottor Morvillo - perché la chiamata di correo fatta da Campanella è precisa, ma si tratta di stabilire se veramente l'insano impulso sessuale nei confronti della piccola vittima sia da ascrivere a un invito pressante di quest'uomo, che nega una simile responsabilità». Tradotto dal dialetto e ripreso La m■e j «Hoche sfigu in sintesi, il racconto fatto da Vincenzo Campanella agli inquirenti ha avuto questo tenore: «Giovedì pomeriggio, verso le 6, ho trovato Nunzio che giocava vicino a casa sua. Ero d'accordo con Giorgio Cortona: dovevo farlo salire sul mio motofurgone e portarlo non tanto lontano, in una zona dove Giorgio mi aspettava con la sua automobile. Quando sono arrivato, io e Nunzio siamo scesi. Giorgio gli si è avvicinato, voleva che si togliesse la maglietta e i jeans. Nunzio ha cominciato a gridare: si divin- colava,, dava morsi e calci. Ho avuto paura che qualcuno sentisse. C'era un paletto di ferro abbandonato lì per terra. L'ho afferrato e ho menato un gran colpo sulla testa a Nunzio. Sangue dappertutto. Giorgio è scappato, io non sapevo che cosa fare. Ci trovavamo vicino al muro di una villa, alto circa due metri e mezzo. Ho accostato il motofurgone al muro, ho sollevato Nunzio che sembrava già morto e l'ho spinto al di là del muro, facendolo ricadere dall'altra parte. Poi sono ritornato verso il Cep, un breve tragitto di meno di un chilometro». Controllato nei dettagli dalla polizia, questo racconto è risultato vero in tutti i particolari che riguardano l'assassinio. La polizia era arrivata in forze al quartiere Cep poco dopo le 20 di giovedì, quando la madre di Nunzio, la signora Teresa Vullo Renda, non vedendo rincasare il figlio e non trovandolo, disperata aveva invocato aiuto. Gli agenti hanno quasi subito rintracciato Vincenzo Campanella, e il ragazzo li ha condotti verso il muro del crimine. J3t^ grande folla era scesa in strada. C'è stato un momento in cuij'è temute il peggio. La1 polizia ha $ovutdT)roteggere anche RosaliaPùrpi, una-ragazza di 18 anni, che parapra inebetita: aspettava un figlio, che di recente avrebbe perduto per le percosse ricevute dal partner. Uno squallido trambusto, una vicenda amara e tragica, che la sera di giovedì ha avuto un ultimo atroce risvolto: la madre di Nunzio non è stata subito avvertita che era stato ritrovato il corpo del figlio. Lo ha appreso dal tg intorno a mezzanòtte. «Allora sono corsa all'obitorio», racconta, «e mi sembrava,1 di impazzire. Non solo la mia creatura era sfigurata che non riuscivo nemmeno a riconoscerla, ma l'avevano buttato lì su un tavolaccio, avvolto in un sacco di plastica della spazzatura». 3 Franco Giliberto La madre di Nunzio ■e j -* «Ho saputo dalla ty che l'avevano sfigurato e ucciso» A sinistra Nunzio Renda, Sotto la mamma del bambino, con alcuni figli e nipoti. Nelle foto piccole da sinistra: Giorgio Cortona, 46 anni, e Vincenzo Campanella, 18, accusati dell'omicidio del bimbo

Luoghi citati: Palermo