Ustica, intimidazioni agli inquirenti di Giovanni Bianconi

Ustica, intimidazioni agli inquirenti I nomi di agenti e magistrati sono segreti. Una talpa ha fornito anche gli indirizzi Ustica, intimidazioni agli inquirenti Strani ladri s'introducono mll&msesenza rubare ROMA. Un'intimidazione. Per i giudici che indagano sulla strage di Ustica è questo il senso delle strane «visite» subite da sei uomini della squadra di polizia giudiziaria che collabora all'inchiesta sull'abbattimento ' del Dc9 Itavia di 12 anni fa, da tre periti e da un avvocato di parte civile. E la Digos, su ordine degli stessi magistrati, indaga da 10 giorni per scoprire chi e perché è entrato nelle case e nelle auto di queste persone senza rubare nulla o quasi, ma solo rovistando tra le carte e lasciando segni evidenti della sua presenza. E' successo tutto in dieci giorni, fra il 15 e il 25 febbraio: gli sconosciuti sono entrati nelle case e nelle automobili dell'avvocato di parte civile Osvaldo Fassari, che nel processo rappresenta gli interessi della compagnia Itavia, del professor Mario Cinti, perito di parte civile per i familiari delle vittime della strage, di altri due periti e di sei agenti e carabinieri che collaborano col giudice Priore. I «ladri» in realtà non hanno na¬ bato niente se non oggetti di scarso valore come un'autoradio, lasciando invece negli appartamenti oggetti preziosi che erano in bella vista. Hanno guardato tra le carte, alla ricerca di improbabili documenti riservati che sarebbe stato molto strano trovare, ad esempio, in casa dei poliziotti. Di qui la quasi automatica certezza che si tratti di un episodio di intimidazione su chi collabora alle indagini o insiste perché si giunga alla verità sulle cause della tragedia del 27 giugno 1980. Un altro aspetto inquietante di queste misteriose «visite» è il fatto che chi le ha compiute conosceva i nomi e gli indirizzi dei collaboratori dei magistrati, che non finiscono certo sui giornali né cercano pubblicità. Le indicazioni, quindi, devono essere venute se non dall'interno dell'ambiente giudiziario e investigativo, da qualcuno che ha comunque accesso ad informazioni riservate come quelle sull'identità di chi compie le indagini a livello operativo. L'episodio viene giudicato con preoccupazione dai magistrati titolari dell'inchiesta - il giudice istruttore Rosario Priore e i pubblici ministeri Vincenzo Roselli e Giovanni Salvi -, anche perché il processo sta per entrare nella sua fase decisiva. E' infatti imminente la consegna dei risultati della super-perizia che dovrebbe poter dire una parola definitiva sulle cause dell'incidente. Altri accertamenti tecnici collaterali, sulle tracce di esplosivo e su alcuni metalli, sono state ordinate e devono essere consegnate agli stessi giudici. C'è quindi il timore, visto che tra i «visitati» ci sono anche dei periti, che proprio in vista di queste scadenze siano state messe in atto le intimidazioni. Due giorni fa { giudici hanno effettuato una riuova trasferta a Grosseto, dovè stanno concentrando la loro attenzione da qualche settimana. Lì i misteri da svelare sono due: la scomparsa delle registrazioni radar effettuate dal centro di Poggio Ballone (a poca distanza dalla città toscana) e l'attività aerea che ci fu nell'aeroporto militare di Grosseto il giorno della sciagura. Già 12 anni fa, subito dopo la sciagura, ci fu chi parlò di movimenti aerei militari partiti o registrati da Grosseto, e i giudici stanno ora cercando di ricostruire quelle testimonianze attraverso nuovi interrogatori. In particolare il guidacaccia Alberto Mario Dettori, la mattina del 28 giugno, confidò ad una persona di famiglia: «Ieri sera c'è mancato poco che scoppiasse la guerra». Questa frase Dettori non la può più confermare: il 30 marzo 1987 fu trovato impiccato ad un albero. Suicidio, s'è sempre detto. E nemmeno il sindaco di Grosseto dell'epoca, Giovanni Finetti, può confermare di aver saputo pochi giorni dopo la strage che dalla base aerea militare ci furono dei decolli per operazioni nella zona dell'esplosione del Dc9: nel 1983 morì investito da un motorino mentre stava tornando a casa. Giovanni Bianconi

Persone citate: Alberto Mario Dettori, Dettori, Giovanni Finetti, Giovanni Salvi, Mario Cinti, Osvaldo Fassari, Poggio Ballone, Priore, Rosario Priore, Vincenzo Roselli

Luoghi citati: Grosseto, Roma, Ustica