Praga, tornano in famiglia le ricchezze degli Havel

Praga, tornano in famiglia le ricchezze degli Havel Terreni, palazzi e l'hotel «Lucerna», tra i simboli della città Praga, tornano in famiglia le ricchezze degli Havel I-, PRAGA 7 ANEDDOTO fa ancora sorridere la famiglia Hai vel: nel marzo del 1948, Li Bozena, madre dell'attuale Presidente cecoslovacco, si dirige verso le cucine dell'hotel «Lucerna». Lo fa abitualmente, spesso prende ricette o piatti pronti. Grande palazzo, dotato di ristoranti e sale per spettacoli, il «Lucerna» è stato costruito dal suocero. Simbolo dello spirito praghese fra le due guerre, è un gioiello di famiglia in cui si sono esibiti anche Maurice Chevalier e Josephine Baker. Quel giorno, però, la signora Bozena è respinta all'ingresso: i comunisti hanno confiscato tutto. Non le resta che tornare a casa, furiosa: «Eravamo i loro padroni da anni, e adesso ci mettono alla porta come cani!». Qualche anno dopo, Bozena sarà costretta a lavorare in municipio, come guida e venditrice di cartoline. Oggi l'affronto è lavato, o quasi. Grazie alla legge approvata nel maggio dell'anno scorso, che stabilisce la restituzione dei beni confiscati dal regime comunista, gli eredi Havel hanno appena recuperato tutti i beni di famiglia, primo fra tutti l'hotel «Lucerna». L'edificio-labirinto sulla piazza Venceslao, oggi che il mercato immobiliare di Praga è in piena espansione, ha un valore inestimabile. Ma gli Havel rientrano anche in possesso di un terreno: le famose «terrazze Barrandov», a due passi dagli studi cinematografici. Su queste alture, acquistate dal nonno Vaclav all'inizio del secolo, passeggiava la domenica Tomas G. Masaryk, primo Presidente cecoslovacco, con il padre di Vaclav Havel. E non è tutto: alla famiglia è stato recentemente restituito l'immobile «2000», sulle rive della Moldava, dove gli Havel vivono da alcuni anni. Al «Lucerna», in un angolo del ristorante «il Cavallo nero», la cognata di Vaclav Havel, Dasa Havlova, sfoglia qualche pagina dell'album di famiglia. Dasa sorveglia le operazioni immobiliari, in attesa che venga avviata, il prossimo aprile, una società privata per gestire il complesso «Lucerna-Barrandov». «Vogliamo restituire a questo luogo lo splendore che aveva nel passato - spiega la Havlova -. Speriamo che il "Lucerna" torni a essere il crocevia spirituale di Praga». Grandi lavori in arrivo, dunque, sotto la guida di Vaclav Havel e del fratello Ivan/matematico, che daranno il loro parere sugli aspetti «estetici» dei vari progetti. Il teatro, il cinema, il cabaret, i sette ristoranti e la sontuosa sala del «Lucerna» saranno ristrutturati. Nell'edificio, dopo 40 anni di indifferenza comunista, oggi si respira aria di abbandono: il regime di Husak non aveva troppa voglia di prendersi cura di questo gioiello dimenticato della grande borghesia ceca. Nei suoi saloni hanno trovato posto ogni sorta di attività commerciali, tutte senza «charme»: un bar, un negozio di materiali elettronici, persino un «bookmaker» che raccoglie scommesse sulle partite di calcio. Ora ci penserà la «prima famiglia del Paese», desiderosa di aiutare il mondo culturale di Praga rilanciando le proprietà che le sono state restituite. Solo il Rude Pravo, ex organo del partito comunista, riserva qualche colpo di fioretto alla ricchezza ritrovata degli Havel. Il giovane direttore del «palazzo Lucerna» non si scompone: «Attacchi di questo tipo ci saranno sempre. Ma quasi tutti sono contenti di vedere che il Presidente si occupa dei loro affari». La cassiera del cinema «Lucerna» è d'accordo: «Questa restituzione non è altro che giustizia. Gli Havel recuperano quel che era loro dovuto, ecco tutto». Natalie Nougayrède Copyright «Liberation» e per l'Italia «La Stampa» Una veduta di Praga. Sotto, il presidente cecoslovacco Vaclav Havel. Il governo restituisce alla sua famiglia i beni confiscati dai comunisti nel '48

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