Berlino, la rivincita dell'arte degenerata

Berlino, la rivincita dell'arte degenerata Ricostituita la mostra allestita da Hitler nel 1937: da Chagall a Kokoschka, tutti i grandi Berlino, la rivincita dell'arte degenerata // Fùhrer voleva diffamarli, li ammirarono in due milioni I—j] BERLINO " <(ARTE degenerata» è tornata in Germania. Ma la i mostra che si è aperta ieri LJ a Berlino non è identica a quella che il 17 luglio 1937 fu allestita a Monaco di Baviera da Hitler per dare sfogo alla sua ira profonda contro i moderni: Chagall, Kandinsky, Kokoschka, Klee, Otto Dix, Picasso. Per il Fùhrer, che nel 1925 era stato respinto all'esame di ammissione all'Accademia delle Belle Arti, erano tutti schund, ciarpame, «il prodotto della pazzia, dell'insolenza, dell'incapacità e della degenerazione». Hitler stesso, pittore dilettante, aveva voluto presiedere alla scelta delle opere che sarebbero state raccolte per mostrare ai tedeschi quello che non dovevano vedere, perché abominevole «manifestazione dell'anima giudea» o «derisione della vita di Dio». Il risultato era stato la Entartete Kunst, una mostra per diffamare i moderni e per amputare quelle «escrescenze malate». Il biglietto d'ingresso era gratuito e l'afflusso di pubblico era stato enorme, due milioni di persone in quattro mesi. Le opere di espressionisti, cubisti, dadaisti erano sovrastate da grandi scritte in caratteri gotici che spiegavano ai visitatori come andavano «lette»: produzioni contrarie ah'«integrità della razza» o «esempi di bolscevismo». Per preservare il suo popolo dalla degenerazione artistica, Hitler aveva ordinato al professore di arte Alfred Ziegler (morto centenario il mese scorso) di sequestrare oltre 16 mila dipinti e sculture. Nessuna grande città tedesca si salvò dallo scempio e i musei furono svuotati, da Berlino a Hannover, a Francoforte, a Erfurt. Le opere furono in gran parte distrutte o vendute all'estero; 650 furono scelte da Hitler per l'esposizione di Monaco. Circa duecento di queste opere sono esposte fino al 31 maggio al Museo Vecchio di Berlino nella mostra ((Arte degenerata - Il destino dell'avanguardia nella Germania nazista»: provengono da collezioni private tedesche o americane e alcune vengono esposte per la prima volta dopo il 1937. La rassegna è stata concepita dall'americana Stephanie Barron, esperta di storia dell'arte del Los Angeles County Museum of Art; originariamente era destinata soltanto agli Usa (dove ha registrato un grande successo), ma il governo tedesco ha insistito per portarla in Germania. A sottolineare l'importanza della mostra, all'inaugurazione era presente il ministro degli Esteri Hans Dietrich Genscher. «Gli anni bui del nazismo - ha detto - hanno insegnato che la libertà dell'arte e della cultura significa come prima cosa libertà da ogni influsso dello Stato». Quella che allora voleva essere una «mostra di vergogna ha proseguito il ministro - era in realtà una magnifica collezione di cultura europea». «L'attentato ai moderni ha portato al loro trionfo mondiale», ha commentato il direttore del Deutsches Historisches Museum di Berlino, Christoph Stòzl. Le opere di Kokoschka, Kandinsky o Klee sono esposte seguendo l'ordine di allestimento della prima famigerata mostra di Monaco. Gli artisti perseguitati da Hitler non erano solo ebrei o comunisti. Accanto a Chagall e Otto Frèndlich, che morì in campo di concentramento, c'erano le opere di Franz Marc, caduto soldato nella prima guerra mondiale. E stupisce ritrovare ben 30 opere del nazionalista tedesco Emil Nolde, che nel 1933 era entrato nel «Kampfbund» di Alfred Rosenberg, un'associazione culturale che godeva della simpatia di Hitler. Il Fùhrer aveva dichiarato guerra all'arte moderna in modo violento e viscerale, tanto che Gòbbels nel suo diario ne riportò lo «scoppio d'ira» mentre era intento a scegliere i quadri per l'Arte degenerata. Invece il ministro della Propaganda in un primo tempo volle erigersi a patrono dell'espressionismo. Nel 1934 scriveva: «Noi nazionalsocialisti ci sentiamo i portatori della modernità progressista, non solo nel settore politico e sociale, ma anche nell'arte». Il rninistro ammirava il «Berserker» (l'energumeno), una scultura di Ernst Barlach del 1924 (che Hitler avrebbe incluso nella mostra), e annotava: «Questo è il senso dell'espressionismo. Elevare l'essenziale a un'immagine grandiosa». Ma Gòbbels capì che contraddire il Fùhrer poteva costargli caro, e il 30 giugno 1937 creò la commissione incaricata di sequestrare le 16 mila opere d'arte dai musei tedeschi. Francesca Frattazzi Sopra, una delle opere esposte a Berlino: «Berserker», la scultura di Ernst Barlach che piaceva a Gòbbels. A fianco, un'immagine della mostra del '37 a Monaco