Le banche «snobbano» la bocciatura
E Moody's piccona la finanza pubblica Da New York nuove critiche a Roma E Moody's piccona la finanza pubblica NEW YORK. Anche a New York c'è un picconatore. E' l'analista di Moody's, la più quotata tra le società statunitensi di valutazione economica, che si sta dedicando anima e corpo alla diagnosi dei mali della finanza pubblica italiana e turba con i suoi verdetti i sonni già molto agitati dei partiti di governo, da sempre votati - e più che mai alla vigilia delle elezioni - al trionfalismo. Secondo le valutazioni che Moody's ha reso note ieri, la performance dell'economia italiana nel 1991, soprattutto sul fronte della finanza pubblica, è stata «deludente»: nel 1992, le tendenze di fondo non cambieranno e la debolezza dei settori aperti alla concorrenza internazionale, combinata con la scarsa domanda mondiale, «renderà gli obiettivi di rientro dei conti dello Stato ancor più diffìcili da conseguire». Un giudizio pessimistico, una stroncatura delle speranze di risanamento. Moody's ricorda di aver declassato nel giugno 1991 la valutazione sulla «qualità» del debito della Repubblica italiana dalla tripla «A» a «Aal». L'iniziativa ha comportato il conseguente abbassamento del «rating» di enti e banche pubbliche come Eni, Cariplo, Crediop ed Imi. Ma per fortuna non ci sono soltanto critiche: «La credibi¬ lità dell'Italia - osserva, confortante, l'agenzia Usa - resta comunque molto forte e le obbligazioni verso l'estero, sia pure in rapida ascesa, sono ancora di moderata entità». Sono però gli insufficienti risultati in tema di risanamento del bilancio a preoccupare Moody's: «L'Italia - sottolinea il documento - ha conseguito progressi limitati nell'eliminazione del suo rilevante deficit: è un sintomo della scarsa concretezza del sistema politico e di un debole settore pubblico. L'apertura dell'economia verso l'estero ed il calo della propensione al risparmio delle famiglie hanno ristretto negli ultimi anni l'accesso dello Stato alle sue principali fonti di finanziamento». Secondo Moody's, «gli alti interessi necessari per attrarre capitali esteri ed i pesanti disavanzi di bilancio sono destinati a rendere più arduo il servizio del debito». I tentativi del governo di stabilizzare il rapporto tra debito pubblico e pil «potrebbero non avere buon esito nel breve termine». «Nell'immediato futuro - sottolinea il rapporto - la crescita delle entrate sarà scarsa ed il quadro politico è tale da rendere improbabili drastici tagli della spesa pubblica. Di conseguenza, la discesa del disavanzo rispetto al pil sarà probabilmente lenta». [r. e. s.]
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