Confindustria, fumata bianca di Roberto Ippolito

Confindustria, fumata bianca IL MONDO DELLE IMPRESE Silenzio ufficiale ma responso scontato. Giovedì 12 il voto della giunta Confindustria, fumata bianca I saggi hanno scelto: il loro candidato è Abete ROMA. Si sa ma non si dice. Luigi Abete è designato alla presidenza della Confindustria. E' ormai certo che l'imprenditore romano, vice in carica, sia stato scelto dai tre saggi, anche se ufficialmente non vengono fatti nomi. Per ora Giovanni Agnelli, Luigi Lucchini e Vittorio Merloni (gli ex presidenti incaricati di proporre il successore di Pininfarina) si limitano ad annunciare di aver concordato la designazione da presentare alla giunta. Ma il solo fatto che ieri i tre saggi abbiano emesso un comunicato per rendere noto di aver maturato le loro convinzioni ha un significato preciso: la corsa è finita. E al traguardo è arrivato primo Abete con il maggior numero di segnalazioni. Già mercoledì della scorsa settimana Agnelli ha fatto presente che Abete è «il candidato alla presidenza che gode dei maggiori consensi, in quanto ha lavorato da molti anni in Confindustria, ha fatto bene e gli vogliono bene». I saggi hanno quindi finito il lavoro. Non hanno più in programma alcun sondaggio con la base. Ipotesi alternative, voci e polemiche dovrebbero essere accantonate: giovedì prossimo 12 marzo Abete sarà proposto alla giunta Confindustria. Il nome c'è e le altre candidature circolate sono automaticamente azzerate. Vista l'ampia convergenza su Abete, l'impressione è che i saggi abbiano voluto bloccare ulteriori discussioni giudicate superflue. Con il comunicato diffuso ieri Agnelli, Lucchini e Merloni hanno così confermato «di avere concluso sia formalmente che informalmente i propri lavori e di avere all'unanimità definito l'indicazione che andrà a proporre alla giunta». E' una indicazione che la commissione dei tre saggi «non ritiene peraltro di anticipare nominativamente». La scelta non vie¬ ne cioè ufficializzata «per evidenti considerazioni di riguardo verso i colleghi e di rispetto delle vigenti regole statutarie». A questo punto tutti gli occhi sono rivolti verso Abete. Il verdetto decisivo sarà pronunciato il 12 marzo quando i 155 componenti della giunta si pronunceranno a scrutinio segreto. Il voto della giunta è fondamentale; in un caso, nel 1974, venne bocciato il nome dei saggi, Ernesto Cianci. Superato questo passaggio, il presidente designato presenterà il programma all'assemblea per l'okay finale. Disponendo di una larga maggioranza, Abete può essere fermato solo da un voto a sorpresa. A capo di un complesso tipografico, è stato sostenuto con forza dai giovani industriali guidati da Aldo Fumagalli e dai piccoli capitanati da Giorgio Grati. Dopo la rinuncia dell'ammùiistratore delegato della Fiat Cesare Romiti che aveva ottenuto un plebi- scito, Abete ha visto crescere i consensi. Quarantacinquenne, se eletto farà compiere alla Confindustria un salto generazionale. Qualcosa di simile accadde con Merloni nel 1978. Immagine e stile di una presidenza tutta nuova andranno costruiti giorno per giorno. Ma Abete ha una presenza radicata nell'organizzazione per la quale ha delineato le proposte di riforme istituzionali e i progetti per convogliare il risparmio verso l'industria. Roberto Ippolito Luigi Abete

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