Lucas: «Ho fatto Indy per amore» di Lorenzo Soria

Lucas: «Ho fatto Indy per amore» Parla il regista di «Il giovane Indiana Jones» da stasera in tv a Los Angeles Lucas: «Ho fatto Indy per amore» «Ma con Harrison Ford avrei guadagnato di più» LOS ANGELES. Non capita spesso che un produttore, a Hollywood, faccia qualcosa «per amore». Ma George Lucas, che grazie alle serie di «Guerre Stellari» e di «Indiana Jones» è responsabile di 5 dei 10 più grandi successi di tutti i tempi, giura che questa volta è proprio così, che se avesse voluto fare più soldi tutto quello che doveva fare era chiamare Harrison Ford e mettersi a fare un quarto «Indiana»: «Ma questa è una grande storia e ho voluto raccontarla». La storia di cui parla Lucas è «Young Indiana Jones», una serie che debutta questa sera sulla Abc e che esplora appunto la gioventù del fantastico antropologo-avventuriero. La serie era nata come un progetto scolastico, un modo per introdurre gli studenti alle grandi figure della storia usando le tecniche audiovisive. Ma i costi erano troppo elevati e il regista ha deciso di ricorrere alla tv. Siamo nel periodo tra il 1908 e il 1917 e il giovane Indy, che si alterna tra i dieci anni (Corey Carrier) e i 17 (Sean Patrick Flanery), viaggia per il mondo al seguito del padre. E incontra alcuni tra i più straordinari personaggi del nostro secolo. Eccolo nell'Africa nera con Albert Schweitzer, a cena a Vienna con Freud, in Egitto mentre scopre una mummia sotto la guida di T. E. Lawrence, in Messico che combatte a fianco di Pancho Villa. Il giovane Indy finisce alla Muraglia Cinese, viene introdotto all'arte da Pablo Picasso e al sesso da Mata Hari. La Abc, non a caso, nella campagna di lancio per la nuova serie ha puntato sull'aspetto av- venturoso di «Young Indiana Jones» e sui suoi legami con la celebre trilogia cinematografica. Ma a Lucas questa presentazione non è piaciuta, perché il suo obiettivo era fare una serie sulla crescita di un adolescente e adesso vede un pericolo. «Il pubblico che apprezzerebbe la serie non la vedrà perché c'è il riferimento a Indiana Jones e quelli cui sono piaciuti i film si chiederanno: "Beh, dove sono i cattivi e gli inseguimenti?"» Nelle prossime settimane sapremo se «Indiana Jones», da giovane e in tv, riuscirà a ripetere il successo che ha avuto da adulto e nelle sale cinematografiche (620 milioni di dollari solo negli Usa). Ma in attesa di conoscere gli indici di ascolto, è sicuro che la nuova serie di Lucas ha già avuto un forte impatto sul modo di fare tv. Nell'episodio che va in onda questa sera, per esempio, a un certo punto si vedono 500 soldati a cavallo che si raccolgono attorno a Pancho Villa. Sono numeri da costosissima produzione cinematografica e così Lucas di cavalli ne ha presi solo 12. E gli altri? Sono stati replicati digitalmente. Lo stesso con i cannoni, ne ha preso uno e sono diventati 20. Sempre all'avanguardia in fatto di innovazione tecnologica, Lucas ha ricreato con i computer spettacolari tramonti e tremende esplosioni. E quando ha dovuto ricreare Londra, Parigi e Vienna di inizio secolo, ha mandato le sue troupes a Praga. «Non ci sono più città autentiche e questa è una delle tragedie d'Europa», sostiene il produttore Rick McCallum. «Dunque abbiamo girato molto a Praga, una delle ultime grandi città europee intatte». Il risultato è che Lucas ha prodotto 17 ore di tv con 27 milioni di dollari, cinque di meno dell'ultimo Indiana Jones. A consentire di ridurre il budget di circa il 20% è stata poi la decisione di girare in 16 millimetri, il formato dei documentari. Ma a conferma del fatto che Lucas ha puntato sulla qualità basta vedere i registi dei vari episodi: dall'inglese Terry Jones («Monty Python») allo svedese Bilie August («Pelle») all'australiano Simon Wincer («Lonesome Dove»). I primi 15 episodi sono stati scritti personalmente da Lucas, che il 30 marzo riceverà un Oscar onorario per il suo contributo al cinema. Lorenzo Soria I regista-produttore George Lucas