Joan Collins: non sono la Liz dei poveri

Joan Collins: non sono la Liz dei poveri Parla la «perfida Alexis» che interpreta a Broadway «Vite private» e ha un nuovo amore Joan Collins: non sono la Liz dei poveri A 59 anni ha un nuovo uomo di 34 «Che cosa potrei volere di più?» LOS ANGELES. Arrivano assetati di sangue, con i loro binocoli. «52? ha solo 52 anni?». «E' quello che dice». «Vuoi che ti conti le rughe?». «Scommetto che non riesci a beccarle: dovresti guardare dietro le orecchie». «Ha le braccia appesantite». «Caro, a quell'età vorrei somigliarle». «Certo che alla tv rende meglio». «Decisamente porta la parrucca». E' solo un normale venerdì sera nel teatro di Miami Beach, dove tutta questa simpatica gente è venuta a vedere Joan Collins protagonista della commedia «Vite private» (1930) di Noel Coward. La Collins, che compie 59 anni a maggio, ha conquistato tutti questi fan leali negli anni in cui ha fatto la parte di Alexis Carrington in «Dynasty», storia di una donna in carriera che si vestiva sempre per uccidere. Adesso ha deciso di farsi prendere sul serio come attrice di teatro e si è buttata nella parte (già interpretata prima di lei da tante attrici famose) di Amanda Prynne. Storia di una coppia divorziata che si incontra durante la nuova luna di miele di entrambi: il dialogo è fitto e immediato, la sorta di dialogo che «Dynasty» si è sforzata di imitare per anni. Lei, Joan Collins, è proprio Alexis: non entra nella stanza, fa un'entrée. I capelli sono nascosti da un turbante, che ne esalta gli occhi. E' elegantissima, carica di gioielli, e chiacchiera lietamente. Mentre risponde alle domande, mangia con voluttà tramezzini conditi con la salsa di Paul Newman e spiega: «E' una faticaccia fare Una tournée teatrale. Ci vuole una quantità spaventosa di energia per far credere che è la prima volta. Ma è bello andare in giro per l'America, è la prima volta che la vedo veramente. Sono attrice da 41 anni - continua - e non sono mai arrivata a Broadway. Sono emozionata, certo. E' l'apogeo dell'esistenza di un attore». Joan Collins è stata chiamata l'Elizabeth Taylor dei poveri: grande bellezza, molti partner e mariti, ruoli in film di terza ca- tegoria. Ma lei è fatta di un'altra stoffa, per lo meno ha un'altra energia fisica: Liz crolla ogni settimana per un nuovo malore, Joan è piena di salute e ferocemente energica. Certo, la sua storia con gli uomini è degna di nota: ha avuto quattro mariti; il primo fu l'attore inglese Maxwell Reed, che l'aveva violentata al loro primo appuntamento. Divorziò da lui appena lui tentò di venderla a uno sceicco arabo per 10 mila sterline. Ha avuto un figlio e una figlia dal secondo marito, l'attore Anthony Newley, dal quale disse di aver divorziato perché lui era infedele. Ha avuto un'altra figlia dal terzo marito, Ron Kass, un uomo d'affari statunitense: quando la bambina aveva otto anni, le due ebbero un serio incidente d'auto. La bambina rimase per lungo tempo in coma, e Joan la vegliò per mesi con trepidazione: poi recuperò, ma il matrimonio non resse alla prova. Il quarto marito fu Peter Holm, uno svedese di 12 anni più giovane di lei, che la trascinò in giudizio per ottenere 80 mila dollari di alimenti al mese. E perse la causa. E poi oltre ai mariti ci sono naturalmente gli amanti, da Warren Beatty a Rafael Trujillo, figlio dell'ex dittatore della Repubblica Dominicana. «Di otto spettacoli la settimana, due vengono bene - dice penso che la stessa cosa valga per molti attori: anche Robert De Niro e Meryl Streep, che sono molto bravi, cosa farebbero alla trecentesima volta? Questa è la sfida». La Collins pare molto corazzata e sicura di sé: «Non mi importa se i giornali si accaniscono contro di me - dice -, sono abituata. Il giorno dopo ho dimenticato tutto». Controlla tutto? «No, semplicemente penso sia venuto il momento di vivere la mia vita; quando ero giovane ho fatto quello che mi dicevano per anni. Adesso "Dynasty" mi ha dato la possibilità economica di dire di no. Ora, se un lavoro non è divertente o non costituisce una sfida per me, non lo accetto. Ma non posso star con le mani in mano, mi piace lavorare». Un'energia così non cade dal cielo. Il padre di Joan Collins, Joe, era un agente pieno di talento. Quando a diciotto anni sua figlia venne eletta «la ragazza più bella d'Inghilterra» lui si mostrò stupito: «Sì, è carina, è vero. Ma non è una bellezza». Questo spiega molte cose. Lei lo difende: «Mio padre di-' ceva sempre che nessuno fa niente per te, così tu sei brava esattamente per quanto puoi fare per te stessa. E io non mi permetto mai di mostrare le mie emozioni. Sono inglese, e il motto della mia generazione era "Never apologize, never complain, never explain": mai scusarsi, mai lamentarsi, mai spiegare. E io mi sono attenuta a questa regola scrupolosamente». Dice che le manca molto sua madre, morta di cancro a 51 anni: «Non approvavo il suo stile di vita perché era una donna troppo dolce, sempre devota a casa, marito e figli. Ero troppo giovane e poi ci si ribella sempre ai propri genitori; lo vetio fin troppo bene con i miei figli». Non ha perso il vizio di frequentare uomini più giovani: il suo attuale fidanzato ha 34 anni e si chiama Robin Hurlstone. Non si è mai sentita insicura del suo aspetto fisico, soprattutto con uomini giovani? «Beh, non mi metto certo a competere con una venticinquenne, ma non è una questione di competizione. Quante donne, giovani o vecchie, sono perfette? E' triste pensare che un uomo lo si conquista e lo si mantiene solo se si è perfette. Non mi preoccupa diventare brutta, mi preoccupa avere il cancro, perdere le forze, morire. Ho sempre amato tanto la vita, sia come donna sexy che come madre. Lo so che sembra strano: ma io sono una donna felice. Sono in salute, sto facendo "Private lives" che è il mio sogno da sempre, i mìei figli stanno bene, ho una vita felice con Robin. Cosa dovrei volere di più?». E se la sua prima a Broadway andasse male? «Avrei il cuore spezzato, certo, ma sicuramente sopravviverei». AlexWftchel Copyright «The New York Times» e per l'Italia «La Stampa» Non m'importa se i giornali si accaniscono contro di me Nella foto piccola Peter Holm, il quarto marito che perse la causa per avere 80 mila dollari al mese

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