Lo strano figlio del signor SAX

Lo strano figlio del signor SAX Ha 150 anni lo strumento inventato da un costruttore belga che finì in miseria Lo strano figlio del signor SAX impiego nelle bande musicali, specialmente nelle fanfare militari, incontrando anche il favore di compositori illustri, stancò, parve destinato a scomparire, e solo col nuovo secolo ebbe un clamoroso e definitivo rilancio grazie alla musica jazz, alla quale divenne indispensabile. Ne parliamo oggi perché Adolphe Sax lo brevettò a Parigi nel 1842; e il centocinquantenario non è sfuggito a un musicologo come Luigi Podda, che gli dedica un ricco e documentato ricordo di godibile lettura {Adolphe Sax ed il saxofono. Pi'ofilo storico, interpreti e repertorio classico e jazz, con un contributo di Riccardo Scivales. Pizzicato Edizioni Musicali, Udine). Dalla copertina ci fissa corrucciato l'inventore, un sosia di Mameli, nel cui sguardo asimmetrico e triste pare di cogliere un oscuro presagio. Nato nel 1814 a Dinant, nel Belgio, Antoine-Joseph Sax, detto Adolphe, era il primogenito degli undici figli del «costruttore di strumenti di corte» Charles-Joseph Sax, inventore geniale e industriale di successo. L'elenco degli strumenti costruiti, brevettati o perfezionati da Charles-Joseph è interminabile, e comprende curiosità come il serpentone, il corno onnitonico, l'oficleide, ma anche pianoforti, arpe a tastiera e chitarre. Adolphe respirò quell'atmosfera sin da bambino e ancora adolescente si rivelò ottimo suonatore di flauto e clarinetto. Fu proprio con un nuovo modello di clarinetto a ventiquattro chiavi che esordì come inventore, ottenendo una menzione d'onore all'Esposizione Industriale del Belgio nel 1835. Tre anni più tardi conseguiva il primo brevet¬ famiglia dei clarinetti e soprattutto sul clarinetto basso, allora non sempre preciso, e dal suono poco corposo, specie nelle note gravi. Il successo del saxofono fu immediato, grazie anche all'appoggio di Hector Berlioz, che il 12 giugno 1842 ne diede una dettagliata descrizione sul Journal des débats. Subito altri compositori di primo piano a Parigi - Auber, Kastner, Halévy - sostennero il giovane inventore. Vincendo l'ostilità dei concorrenti, i Sax videro apprezzati i loro prodotti, già alla fine del 1843, anche da Meyerbeer e Spontini. Nel 1844 Berlioz introduceva per la prima volta il saxofono nell'ffymne Sacre, con successo alla Sala Herz. Quello stesso anno, Rossini visitò l'atelier dei Sax, e il nuovo strumento fu presentato all'Esposizione Industriale di Parigi, dove ottenne una medaglia d'argento. Seguirono anni di lavoro intenso, grazie anche a un'importante legge acustica scoperta da Adolphe, che mise in relazione il timbro di uno strumento con la proporzione tra colonna d'aria e lunghezza del tubo che la contiene, invece che col materiale di costruzione - legno, rame, ottone - come s'era pensato fino ad allora. Ottenne così nuove famiglie complete di strumenti dal suono perfetto, dal soprano al basso: i saxhorn, le saxotrombe, i saxofoni e i saxtuba. La battaglia era vinta. I compositori cominciavano ad assuefarsi al nuovo strumento dalla voce pastosa e carezzevole. Dopo Berlioz, lo impiegò in orchestra Georges Kastner, autore di un Grand Sextuor per sei saxofoni nel 1850 e delle Variations faciles et brillantes dedicate ad Adolphe Sax nel 1851. E Kastner aveva pubblicato nel 1846 la prima Méthode complète et raisonnée de saxophone. Nel 1853 il nuovo strumento arrivava in America, suonato dal virtuoso di clarinetto Edouard Lefèbre nella banda militare diretta da Patrick Gilmore. La via al successo mondiale sembrava spianata. Ma per il giovane Sax si preparavano tormentosi ostacoli. La coalizione dei suoi nemici gli contestava ogni nuovo brevetto e ogni preteso perfezionamento, fino a costringerlo, come già era avvenuto a suo padre, a dichiarare il fallimento. Poi, lui fu colpito da una forma di cancro a un labbro. Mentre la medicina ufficiale consigliava un'operazione chirurgica dall'esito dubbio, Sax si affidò a un certo Vriès, che lo curò con una pianta indiana, riuscendo a guarirlo. Anche questo suscitò polemiche, rancori, dibattiti, prese di posizione dei giornali favorevoli e contrari alla medicina non ufficiale. La situazione politica francese, alla quale le fortune dei nuovi strumenti erano legate per le forniture alle bande militari, si evolveva tra gli eroici fu¬ rori della rivoluzione quarantottesca e la Seconda Repubblica, il colpo di Stato di Napoleone il Piccolo e il Secondo Impero, la guerra franco-prussiana e la Comune, la Terza Repubblica. In quell'andirivieni di autorità e ministri, la committenza delle officine Sax subiva alti e bassi, e Adolphe - che nel 1858 era diventato editore - si vide costretto, nel 1877, ad un nuovo fallimento. Anche tra i massimi musicisti i pareri erano discordi: basti ricordare la violenta polemica di Wagner, che nel 1861 era riuscito, tra ostacoli e incertezze, a portare il suo Tannhàuser all'Opera di Parigi. Qui sorse il problema dei corni da caccia introvabili, così rievocato dal compositore nell'autobiografia: «Non fu possibile mettere insieme, nella grande Parigi, i dodici corni da caccia che a Dresda avevano fatto risuonare tanto fieramente gli squilli del primo atto; dovetti a questo proposito entrare in rapporti con un uomo curioso, il celebre fabbricante di strumenti Sax, il quale mi venne in aiuto con ogni genere di surrogati, saxofoni e corni Sax e inoltre era ufficialmente incaricato di diri¬ gere la musica dietro la scena. Ciò nonostante fu sempre impossibile sentire questa musica eseguita a dovere...». Le medaglie d'oro delle successive esposizioni universali, l'ammirazione di allievi e compositori amici non riuscirono a risollevare le sorti del povero Adolphe che, ridotto sul lastrico e con la sola risorsa di una piccola pensione del governo, morì nel febbraio 1894 (è sepolto a Montmartre), mentre il figlio Adolphe-Edouard ne raccoglieva l'eredità ottenendo una medaglia d'oro e un diploma d'onore all'Esposizione di San Pietroburgo. Dai Berlioz e dai Kastner lo strumento passava ai jazzisti, trovandovi una seconda giovinezza: bastano i nomi di Sidney Bechet, Coleman Hawkins, Charlie Parker, Gerry Mulligan, per dirne la straordinaria fortuna. E nel Novecento la famiglia dei saxofoni rientrava gloriosamente nella musica classica, per opera di compositori come Darius Milhaud, Vincent d'Indy, Heitor Villa-Lobos, Claude Pascal e tanti altri. Michele L. Straniero Da sinistra: Charlie Parker, che fu tra gli artefici della nuova vita del sax; Hector Berlioz, che nel 1844 lo utilizzò nella musica classica; il jazzista Gerry Mulligan. Nella foto grande: una scena di «Bird», di Clint Eastwood