Battesimo per la Fondazione Gorbaciov

Battesimo per la Fondazione Gorbaciov Battesimo per la Fondazione Gorbaciov A Mosca illustri ospiti stranieri per il grande rientro diMikhail MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Gorbaciov ha appena attraversato, a fatica, premuto da ogni parte dai giornalisti, dalle telecamere, dagli amici della prima e dell'ultimissima ora, il grande salone dei banchetti della «sua» Fondazione, appena nata ufficialmente. Nella saletta dove raduna i suoi più stretti collaboratori, gli ospiti di riguardo, mentre scambiamo due chiacchere, lo informo della grande attenzione con cui in occidente si seguono gli editoriali che scrive per «La Stampa» e gli consegno la traduzione in russo del colloquio tra «La Stampa» e Giovanni Paolo II. Gorbaciov appare visibilmente colpito. «Mi fa molto piacere che il Papa abbia trovato il modo di intervenire. Conferma quello che ho scritto: tra noi c'è una sintonia speciale». E' un Gorbaciov sorridente e soddisfatto. L'atto di nascita della Fondazione di Studi Socio-Economici e Politici è stato ben più importante e significativo dell'apertura di un centro scientifico. E si è trasformato in una clamorosa manifestazione di affetto, di appoggio a Gorbaciov, sconfinante spesso in una presa di posizione politica esplicita. C'è tutta la Mosca che conta: intellettuali, scrittori, scienziati, ex deputati del Congresso del Popolo che non c'è più, insieme a decine di deputati del Soviet Supremo russo che c'è ancora, generali in divisa e in borghese, accademici. Chi è venuto sa di compiere un gesto politico, sa di assistere al ritorno in grande stile di Gorbaciov sulla scena politica del Paese. Eltsin è appena partito alla volta di Soci, per due settimane di vacanza. Il vice-presidente della Russia, Aleksandr Rutskoi, invece c'è. A fianco di Gorbaciov. E parla. «A nome del presidente Eltsin e del governo russo» esprime gli auguri alla Fondazione. E, a nome proprio, augura «successo a Gorbaciov nell'attività politica». Ma i dirigenti russi brillano per la loro assenza. Assenze e presenze sono notate da tutti, nonostante la ressa impressionante. Mikhail Gorbaciov, accompagnato da Raisa Maksimovna, dalla figlia Irina e dal genero, aveva dato l'avvio ai brindisi con un breve discorso che illustrava, senza troppe cautele diplomatiche, i contorni dell'iniziativa. «Noi non siamo un'istituzione statale - esordisce - ma un'organizzazione scientifica. Non abbiamo leve per agire sui processi politici e non pretendiamo a una partecipazione diretta alla vicende politiche... Ma, se qualcuno pensa che la Fondazione sarà una torre d'avorio, si sbaglia. Noi ci sentiamo partecipi degli avvenimenti». E' un programma che non può non sollevare qualche nervosismo al Cremlino, anche se Gorbaciov sottolinea - ringraziando - che la Fondazione è stata creata con decreto di Eltsin. Il motto «per una nuova civiltà» sembra studiato apposta per disinnescare gelosie. E Gorbaciov parte da lontano per descrivere i compiti della Fondazio¬ ne. «Siamo al centro di un mutamento di epoca - dice - che richiede approcci del tutto nuovi. Eppure i dirigenti politici continuano ad agire come prima, a fare gli stessi errori». Ma torna subito al punto che gli preme. «Noi agiamo nello spirito della perestrojka, per arricchirlo... Certo si può dire: decida la storia! Ma noi non siamo di questo avviso. Vogliamo contribuire alla soluzione dei problemi, vogliamo essere nell'agone». Nazionale e mondiale. L'ex presidente sa' bene qual'è l'attenzione che lo circonda fuori dai confini dell'ex Urss. E sembra convinto che l'attenzione cresca anche all'interno. Ricorda i suoi interlocutori privilegiati, e comincia da Andreotti, seguito da Mitterrand, Kohl, Gonzales, Tatcher, Shultz, Kissinger, Schmidt, Agnelli, Nakasone. Un lungo elenco. Andreotti gli ha mandato un messaggio personale attraverso il suo consigliere, ambasciatore Umberto Vattani. L'ex premier giapponese Nakasone è presente, così come il senatore americano Alan Cranston, così come Maurois, in rappresentanza del presidente francese. Decine di capi di Stato e di governo hanno mandato messaggi. Poi, mentre la festa continua, c'è il seguito relativamente «privato». Nella saletta al terzo piano si raduna a brindare una compagnia eterogenea e internazionale. Dagli ospiti stranieri ai collaboratori più vicini. E il vice-presidente russo rimane della partita. «Vedrà - mi dice Gorbaciov - che domani qualche giornale democratico scriverà che Gorbaciov e Rutskoi hanno architettato chissà cosa! Ma a quelli che dicono che questo Paese non esiste più, io rispondo: vi sbagliate di grosso». Poi si guarda attorno, quasi con aria di sfida: «Qualcuno vorrebbe che non mi occupassi più di politica. Ma io penso che sia il momento di dire la verità. Finalmente sono un uomo libero!» Giutietto Chiesa

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