Così cambiammo il volto dell'Europa

Così cambiammo il volto dell'Europa Il Pontefice annuncia: «Il viaggio a Mosca non avverrà nel '92. Dobbiamo ancora lavorare» Così cambiammo il volto dell'Europa La morte del comunismo: «Perestrojka vuol dire conversione» QCITTA' DEL VATICANO UESTE parole sono sincere - dice il Papa - e mi confermano ciò che ho sempre pensato di Gorbaciov: è un uomo degno». Giovanni Paolo II alza gli occhi dai fogli che sta leggendo ma tiene il dito sulla frase che lo ha colpito, come per non smarrire il senso di un'emozione profonda. Davanti a sé, sul tavolo sgombro, ha l'articolo scritto su di lui da Mikhail Sergeevic Gorbaciov, in esclusiva mondiale per «La Stampa». Karol Wojtyla lo legge prima in cirillico, poi nella traduzione italiana, ed è come se si chiudesse in sé, con il capo chino sui fogli e la mano sinistra appoggiata alla fronte. Il Papa legge senza occhiali, lentamente, in silenzio. Solo ad un certo punto solleva lo sguardo, toccato dalle parole di Gorba-' ciov che rivelano un'intesa spirituale scattata nel suo primo incontro con il Papa, un rapporto «istintivo, o forse intuitivo, certamente personale» tra due uomini che rappresentano mondi così lontani. «E' vero - conferma Giovanni Paolo II -. C'è stato tra noi qualcosa di istintivo, come se ci fossimo già conosciuti. E io so perché: il nostro incontro era preparato dalla Provvidenza». E' stato lo stesso Gorbaciov, a Mosca, a chiedere a «La Stampa» di consegnare personalmente al Papa il testo del suo articolo nella copia originale, «come gesto di riguardo e prova di amicizia». Poi ha voluto aggiungere a penna la sua firma in fondo all'articolo e dopo averlo sistemato in una cartellina bianca ha tracciato sul frontespizio uno speciale titolo-dedica: «O Pape Rimskom», «Sul Papa di Roma». Quel testo - che è stato pubblicato ieri da «La Stampa» e in contemporanea da 115 giornali in tutto il mondo - è nelle mani di Karol Wojtyla. E così come Gorbaciov era perfettamente consapevole, consegnandoci l'articolo, dell'importanza politica del suo giudizio sul Papa, cardine e inizio della rivoluzione democratica all'Est, anche Giovanni Paolo II rende omaggio all'uomo della perestrojka. Il colloquio che abbiamo potuto avere con il Pontefice in Vaticano - nel corso di un'udienza privata, alla presenza del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaqin Navarro - è la testimonianza pubblica di un rapporto speciale tra il Papa e Gorbaciov, come dimostra il racconto del primo loro incontro a Roma, in attesa del viaggio del Pontefice a Mosca. Ma è anche un'occasione straordinaria per ascoltare il giudizio di Giovanni Paolo II sugli avvenimenti che hanno sconvolto l'Unione Sovietica e l'Europa orientale, sette mesi dopo il golpe di Mosca, oggi che Boris Eltsin è il nuovo leader del Cremlino. «Io ho un ricordo molto forte e preciso dell'incontro con Mikhail Gorbaciov, quando è ve- nuto in visita qui - ci dice il Papa -. Credo che sia un uomo di princìpi, molto ricco spiritualmente. Un uomo carismatico, che senza alcun dubbio ha avuto un'influenza determinante sugli eventi dell'Est europeo. Lui non si dichiara credente: ma con me - io ricordo ha parlato della grande importanza che attribuisce alla preghiera, alla dimensione interiore dell'uomo. Io credo proprio che il nostro incontro sia stato preparato dalla Provvidenza». Per Gorbaciov sono la storia e la geografia che hanno determinato le condizioni particolari per far nascere alla fine del secolo questa intesa tra il Papa e il Cremlino. «E' vero - nota Giovanni Paolo II -, come scrive nel suo articolo, anche con me il presidente Gorbaciov ha parlato con simpatia e con grande calore umano del "Papa slavo". Mi ha detto di essere contento di poter trovare qui, in Vaticano, un Pontefice slavo come lui e quindi in grado di capire meglio i problemi del suo mondo. Io gli ho risposto sorridendo, ricordandogli che sono sì slavo, ma occidentale. Lui mi ha detto che non importa». Karol Wojtyla si ferma a pensare, come se ripercorresse mentalmente il lungo legame tra la storia della Chiesa e la storia d'Europa. Poi alza lo sguardo e spiega: «Non è un caso se il Papa ha voluto nominare i Santi Cirillo e Metodio compatroni dell'Europa. Rappresentano il punto di intersezione tra l'identità slava e l'identità latina». Ma nei giudizi di Gorbaciov sul Papa non c'è soltanto la prova di un'intesa personale, spirituale e culturale. Per la prima volta, e pubblicamente, da Mosca viene al Vaticano il riconoscimento esplicito dell'importanza storica di questo pontificato, per l'influenza diretta che ha avuto nel processo di liberazione dell'Est. Parole che segnano una svolta di grande rilevanza, e Giovanni Paolo II la segue con grande attenzione. «Ho letto - ci dice - il giudizio di Gorbaciov sul ruolo del Papa negli avvenimenti che hanno cambiato l'Europa orientale in questi ultimi anni. Sono convinto che lui pensa davvero queste cose, sinceramente. Quando il Sinodo europeo dei vescovi, nel suo documento finale, voleva sottolineare questo ruolo specifico del Papa, ho chiesto di non farlo. E' la Chiesa che ha contato in questo processo, non il Papa. Se qualcosa può essere attribuito al Papa, è frutto della sua fedeltà: fedeltà a Cristo e all'uomo». Il Pontefice sembra convinto che l'Occidente debba ancora fare fino in fondo i conti con la rivoluzione democratica del¬ l'Est europeo, per capirne davvero le ragioni e le radici. «Forse - spiega - a qualcuno il giudizio di Gorbaciov non piacerà. Si devono ancora valutare in modo approfondito avvenimenti recenti, si devono individuare le vere cause di certi fenomeni che si sono verificati. Per esempio c'è chi - come Popper - è convinto che le difficoltà economiche sono all'origine della crisi dei sistemi comunisti dell'Europa orientale. E certo questo aspetto esiste, ed ha il suo peso. Ma non dobbiamo dimenticare una cosa molto importante: non c'è stata solo una crisi del comunismo, c'è stata anche una "perestrojka". E "perestrojka", tra le tante cose, vuol dire anche "conversione"». Per il Papa questo ha un significato immediato e preciso: «Vuol dire che nella crisi e nella rottura, nel sommovimento che è avvenuto ed è in corso, c'è un elemento spirituale, un cambiamento interiore. D'altra parte, così deve essere, e non può essere che così. L'uomo è fatto di due elementi e sarebbe sbagliata un'interpretazione esclusivamente spirituale degli avvenimenti dell'Est, così come sarebbe sbagliata un'interpretazione soltanto materiale, incapace di guardare al di là della dimensione puramente economica della crisi. L'uomo è questo, è spirito incarnato». L'idea del Papa è dunque quella di una svolta «spirituale», che ha determinato e accompagnato il grande rovesciamento sociale e ideologico dell'Est europeo. Ma Gorbaciov, nel suo articolo, riconosce al Pontefice un'influenza concreta e determinante sulle vicende Est-Ovest, quando parla del «grande ruolo politico» del Papa. In che modo, vista dal Vaticano, l'azione di un pontificato può essere- «politica»? «Io non credo - dice Giovanni Paolo II - che si possa parlare di ruolo politico in senso stretto, perché un Papa ha come compito quello di predicare il Vangelo. Ma nel Vangelo c'è l'uomo, il rispetto dell'uomo, dunque i diritti umani, la libertà di coscienza e tutto ciò che appartiene all'uomo. Se questo ha un valore politico, allora sì, vale anche per il Papa. Ma sempre parlando dell'uomo, difendendo l'uomo». E tuttavia, questa liberazione dell'uomo oppresso a Karol Wojtyla sembrava un traguardo lontano, oltre l'orizzonte della sua vita, quando da Cracovia giunse a Roma per il Conclave che lo avrebbe eletto Papa. Proprio nel momento in cui l'ultimo Segretario Generale del pcus riconosce un valore quasi profetico alla sua testimonianza, per la prima volta Giovanni Paolo II rivela che la «Gorbaciov è un uomo degno e carismatico, molto ricco spiritualmente. Non credente, mi ha detto che attribuisce grande importanza alla preghiera Il giorno del golpe ho sofferto per lui» «Quando fui eletto Papa non credevo di assistere a una trasformazione così radicale dei Paesi socialisti. Era impensabile anche in quel grande 1989, l'anno della rivoluzione di velluto. Ma il sistema non è morto solo per crisi economica» j La storica stretta di mano. Il lungo colloquio nello studio privato del Pontefice Sotto: si è inaugurata ieri la sede della Fondazione Gorbaciov a Mosca j