COME MILLE ANNI FA di Paolo Mieli

COME MILLE ANNI FA COME MILLE ANNI FA IERI sulla prima'pagina di questo giornale Mikhail Sergeevic Gorbaciov ha rivelato di aver intrattenuto e di avere ancora in corso una non occasionale corrispondenza con il Pontefice. E ha scritto che tutto quel che è accaduto nell'Europa orientale e nell'ex Unione Sovietica in questi ultimi anni «non sarebbe stato possibile senza la presenza di questo Papa». Oggi Karol Wojtyla, nel colloquio che ha concesso alla «Stampa», gli risponde affermando che il loro incontro è stato così importante da poter essère definito come «preparato dalla Provvidenza». E offre alla pubblica lettura i primi dettagli di uno scambio umano, politico e spirituale che, a questo punto, appare decisivo nell'aver prodotto un cambiamento di corso della storia di questo secolo. Non era mai accaduto che Gorbaciov riconoscesse a chiare lettere l'influenza che la Chiesa di Roma ha avuto su di lui personalmente e sugli eventi degli ultimi anni nell'Europa dell'Est. Ma è anche la prima volta che il Pontefice dà atto all'ultimo grande leader del comunismo internazionale di essersi, per così dire, integrato nei valori della comunità cristiana occidentale e di aver prodotto una svolta epocale non in conflitto bensì in sintonia - la sintonia esplicita a cui allude la notizia dell'intenso scambio epistolare confermata dal Papa - con tale comunità. Le parole di Gorbaciov e del Papa che abbiamo ospitato ieri e oggi sulla «Stampa» gettano un primo fascio di luce sul contatto tra le loro personalità, contatto che sarà oggetto di studi ancora per molti anni. Ma qualcosa di chiaro inizia ad apparir fin da adesso. Innanzitutto viene allo scoperto che non si è trattato di un «incontro» esclusivamente politico. Anzi, apprendiamo che tra Gorbaciov e Wojtyla si è concretizzata nel tempo un'intesa spirituale che si fondava su una tensione etica volta a rimettere l'uo¬ mo al centro della storia. Di qui l'accenno del Papa ai limiti delle recenti teorie di un grande filosofo di questo secolo, il novantenne Karl Raimund Popper, per il quale - come per molti altri - tutto ciò che si è prodotto in Europa orientale e nell'ex Unione Sovietica dopo il 1985 ha avuto origine esclusivamente da «difficoltà economiche». Davvero si è trattato solo di questo? Certo le difficoltà economiche sono state decisive, ma sia il Papa che Gorbaciov spostano ora l'attenzione su quel qualcosa di più e di diverso che probabilmente ha avuto una portata ancora maggiore nel segnare in modo irreversibile la seconda metà degli Anni Ottanta. Un qualcosa che ci riporta a dieci secoli fa. Questo Papa come un suo grandissimo predecessore di mille anni fa, Gerberto di Aurillac che prese il nome di Silvestro II, si è posto fin dall'inizio del suo pontificato il problema di procedere ad una evangelizzazione del mondo slavo - da cui proveniva non con la spada, bensì favorendo l'incontro tra quella cultura e l'Occidente. Ben sapendo che mettendosi su tale via i due mondi, per poter - una volta incontratisi - crescere poi assieme, avrebbero dovuto accettare una difficile «conversione». Di fronte a lui Gorbaciov, in qualche modo, è stato quel che nell'anno 1000 fu il giovanissimo Ottone III di Sassonia che sotto la guida spirituale di Sant'Adalberto seppe rinunciare alle ragioni politiche della Germania, cioè le ragioni del cardine del suo impero, e andare così incontro al Pontefice. Il quale procedette con l'assenso di Ottone alla evangelizzazione degli slavi e degli ungari e all'istituzione delle loro Chiese nazionali in forme autonome rispetto alla Germania. Talché nel giro di un anno Silvestro II promosse la fondazione dell'ar- Paolo Mieli CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA

Persone citate: Gorbaciov, Karl Raimund Popper, Karol Wojtyla, Mikhail Sergeevic, Wojtyla

Luoghi citati: Europa Dell'est, Germania, Ottone, Sassonia, Unione Sovietica