Macello, la giunta decide
Macello, la giunta decide Il direttore: «Rischiamo di provocare l'aumento dei prezzi al consumo» Macello, la giunta decide Spendere 13 miliardi o chiudere? Oggi la giunta comunale decide cosa fare del mattatoio di via Traves. E il direttore lancia un appello: «Attenti: se chiudiamo il prezzo della carne subirà un'impennata». All'esame degli amministratori c'è il preventivo (13 miliardi) per la messa a norma della struttura in conformità con i regolamenti della Cee, che entreranno in vigore il 1° gennaio 1993. Il «sì» consentirebbe di inviare il progetto alla Regione e quindi a Bruxelles, ottenendo una deroga per evitare la chiusura dell'impianto a fine dicembre. Il «no» segnerebbe il destino del macello, che molti tra gli assessori considerano un assurdo urbanistico. «Non ha senso mantenerlo alle Vallette, in una zona appena riqualificata» sostiene da tempo Lorenzo Matteoli (psi). «Potevamo pensarci prima, adesso metteremmo nei guai gli operatori» replica il de Guazzone. Nel dibattito interviene Francesco Panatero, da 30 anni responsabile del mattatoio: «La bocciatura del progetto avrebbe una sola conseguenza sicura: dovremmo chiudere, e questa volta nemmeno possiamo sperare nelle proroghe. Sarebbe un grosso problema». Perché? «I macellatori sarebbero costretti a rivolgersi ai privati, partendo da una posizione di debolezza. Il primo risultato sarebbe un aumento dei prezzi all'ingrosso e, naturalmente, anche al minuto. Insomma, a Torino la carne costerebbe più cara». Secondo Panatero, però, non è questo il solo inconveniente: «Non c'è dubbio che le garanzie sarebbero minori. Intendiamoci, non voglio dire che tutti o la maggioranza dei privati non rispettano le regole. Però è un fatto che il pubblico garantisce condizioni igieniche e freschezza del prodotto». Il progetto prevede interventi su linee di macellazione, stalle, servizi igienici, impianti idrici. Il costo complessivo sarebbe di 19 miliardi, e la quota non a carico del Comune verrebbe coperta dagli operatori privati. Quanti sono? Una ventina i grossiti, più i macellai torinesi, poco meno di 500. Da via Traves transitano circa 30 mila grossi capi l'anno, che arrivano a 50 mila aggiungendo ovini e suini. Un giro d'affari di 250-300 miliardi, che dà lavoro a 300 persone. Problemi anche su questo fronte? «No, in caso di chiusura i privati assorbiranno mano d'opera». In realtà questi privati sono alcune migliaia, perché nel conto vanno messi i commercianti con licenza di macellare nel retro del negozio. La normativa Cee cancella anche questo privilegio, riducendo così a poche decine le strutture autorizzate. Resta il problema urbanistico, quest'area di 160 mila metri in una zona appena rilanciata dal nuovo stadio. L'ipotesi di trasferire il macello al nuovo mercato ortofrutticolo pare tramontata: «Non c'è spazio sufficiente - precisa il presidente della Commissione commercio Paolo Chiavarino -? Senza contare il rischio, già esistente, di problemi per la viabilità. Avremmo mercato e macello in una zona dove già sorge un ospedale, il San Luigi di Orbassano. E poi sull'edificio di via Traves abbiamo già speso un sacco di soldi». Oggi, dunque, la decisione. I tempi sono stretti: progetto e richiesta di deroga devono approdare alla Comunità europea entro il 1° aprile. Giampiero Pavido Francesco Panatero, da 30 anni direttore del mattatoio: «La chiusura crea grossi problemi. Ci sarebbe un aumento dei prezzi della carne»
Persone citate: Francesco Panatero, Giampiero Pavido, Guazzone, Lorenzo Matteoli, Panatero, Paolo Chiavarino
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