Van Basten e Baggio nemici per destino

Van Basten e Baggio nemici per destino Le stelle del campionato sono state sul punto di comporre la coppia dei sogni a Firenze e nel Milan Van Basten e Baggio nemici per destino Un duello senza esclusione di gol O io o lui. Alla Juve? Mai. Ridiamoci pure su, adesso che Marco Van Basten marcia alla media di un gol a partita e Roberto Baggio quasi, ma era proprio in questi termini, così lapidari, così arroganti, che Sacchi parlava dell'olandese e l'ex cocco di Firenze del suo trasferimento a Torino." I tempi sono cambiati. Van Basten contro Baggio è l'ultima lampadina accesa: se si spegne anche questa, visto che fra Milan e Juve permane un abisso, addio pathos. Van Basten ha preso in pugno la squadra: Baggio, la sta prendendo. L'olandese, a Trapattoni, ricorda Bettega: un leader sbocciato in campo, e non costruito sotto vetro o, peggio ancora, espressione maliziosa di un clan. Per il Trap, la differenza fra il Van Basten di Sacchi e il Van Basten di Capello è riconducibile a due ordini di fattori: più libertà creativa, più vento in poppa. Prova ne sia il secondo gol di domenica, frutto di una goffa ed esilarale ciabattata: i famosi schemi provati in allenamento... Baggio, lui è un semaforo che lampeggia. Un bel passo avanti, se con la mente andiamo al semaforo spento di inizio stagione. Sono, entrambi, e qui ha ragione Platini, due grandi «nove e mezzo». Solo che Van Basten parte dal fronte, e per questo ogni tanto arretra, mentre Baggio si sgancia dalla tre quarti, e per questo ogni tanto scivola in attacco. U sogno di noi guardoni sarebbe quello di vederli all'opera insieme, e non contro. Non è mai successo, ma stava per succedere. Nel 1986, Van Basten «era» della Fiorentina, che aveva già Baggio. L'operazione era stata condotta da Claudio Nassi, il direttore generale. Tutto fatto: contratto triennale a 600 milioni netti l'anno, più 4 miliardi e 200 milioni airinterpro Limited, la società olandese proprietaria del cartellino del giocatore, da essa sistemato ali Ajax di Cruijff. Baggio era stato addirittura acquistato due volte, nel 1985. Fiorentina e Vicenza si erano accordati sulla base di 2 miliardi e 800 milioni. Il grave infortunio che l'allora diciottenne talento patì contro il Rimini (di Sacchi, toh...) portò a uno sconto di 700 milioni e a una seconda stesura. Tutto chiaro, o almeno così sembrava: Kieft e Diaz alla Fiorentina 1986-'87 e poi, a partire dal 1° luglio 1987, Van Basten in coppia con il più duttile dei due, presumibilmente l'argentino. All'ultimo momento, però, la famiglia Pontello si tirò indietro. Nassi fu così costretto a stracciare l'opzione che scadeva il 25 aprile 1986. E il contratto di Van Basten? «L'ho incorniciato e appeso al muro del mio studio a Pistoia» sorride. Subito dopo, Van Basten venne offerto a Paolo Mantovani. Raggiunto telefonicamente a Cap d'Antibes, dove si trovava in vacanza, il presidente della Sampdoria rifiutò seccato. Peggio per lui: Vialli-Van BastenMancini, ma ci pensate? Si narra, inoltre, che uno dei soci della Interpro Limited, Apollonius Konijnenburg, spiazzato dal voltafaccia di Firenze, abbia cercato di coinvolgere anche la Juventus. Marco non aveva ancora 22 anni. Gli stranieri erano Platini e Laudrup. Ai tempi della coppia Platini-Boniek, Boniperti aveva prenotato Gullit. Ruud rifiutò il parcheggio all'Atalanta, l'affare sfumò. E quanto al dopo Michel, nel 1986 era già stato tes¬ serato Ian Rush, lasciato comunque un anno a Liverpool nella speranza che imparasse l'italiano: e invece finì per disimparare l'inglese. Ma è soprattutto il Milan, più ancora che la Juventus, ad aver sfiorato la grande unione. Storia vecchia, e molto italiana. Mentre Luca di Montezemolo, all'insaputa di Boniperti, si accordava con i Pontello, Antonio Caliendo, l'ex procuratore di Baggio, si accordava, la ripetizione è voluta, con Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan. Il prosciuttino caro a Zeffirelli spingeva verso Berlusconi. Vinse la Fiat, e Bernesca se la cavò con una battuta: «Cosa volete, l'Avvocato ne faceva una malattia». Una malattia, per la verità, la fece anche Boniperti, le cui dimissioni da presidente, comunicate il 5 febbraio 1990, un lunedì, furono provocate, primo dallo stress di un logorante ventennio, secondo proprio da quelle manovre - molto, troppo, trasversali - sull'asse Torino-Firenze. Van Basten «contro» Baggio, dunque, e mai Baggio «con» Van Basten. Il giochetto dei paragoni, effimero ma suggestivo, ci induce a una digressione. Trap non ha dubbi: «Insieme, Baggio e Van Basten formerebbero una coppia molto vicina a Maradona-Careca e molto lontana da Platini-Rossi, visto che Paolino era essenzialmente un uomo d'area, al contrario dell'olandese». Fra caviglie, zigomi e ginocchia, Marco, 27 anni, è stato operato quattro volte. Roberto, 25 anni, ha subito tre interventi alle ginocchia. I contratti di entrambi scadono nel 1993. Baggio è ancora troppo casalingo (9 gol a 1 in campionato), a differenza di Van Basten (14 a 6). Fateci caso, la loro arte zampilla all'improvviso: mai, o quasi mai, segnano dopo aver coricato l'avversario in dribbling. Uno ha il codino e l'altro no, uno ha vinto tutto e l'altro niente. Li unisce una parola che sembra Domenica In, tante ne contiene: la classe. Roberto Beccantini Marco e Roberto dalla crisi del '91 al ruolo di leader delle loro squadre Marco e Roberto dalla crisi del '91 al ruolo di leader delle loro squadrVan Basten e Baggio (a fianco); In basso, sotto la pagella, i gol segnati dai due da quando 'olandese è in Italia Van Basten e Baggio (a fianco); In basso, sotto la pagella, i gol segnati dai due da quando 'olandese è in Italia