Così il manager atomico incontrò Gibran di Mario Baudino

Così il manager atomico incontrò Gibran Incontro con Bruno Musso, amministratore dell'Ansaldo: ha scritto un romanzo fantastico Così il manager atomico incontrò Gibran L'avventura verso il mistero, i fallimenti della tecnica GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Un veliero parte alla scoperta dell'ultimo mistero, verso l'isola non trovata, ma nel viaggio non solca solo l'Oceano: fra le nebbie che ne avvolgono la navigazione si ricopre di radar e laser, si trasforma in un incrociatore tecnologico. E, naturalmente, fallisce l'impresa: i suoi strumenti sofisticati gli consentono di raggiungere l'obiettivo ma non di vederlo. Solo un anziano cieco e un ragazzo, su una barchetta a remi, potranno gettare uno sguardo sul paradiso terrestre. Il ritorno di Adamo, breve romanzo di Bruno Musso edito da Marietti, pare un apologo sui fallimenti della tecnica. Ma l'autore è un ingegnere atomico, vicepresidente e amministratore delegato dell'Ansaldo. Viene da chiedergli: che le è successo? Domanda oziosa. Bruno Musso non si è rifugiato nella mistica dopo la delusione per la messa al bando dei programmi atomici italiani: ha pilotato l'Ansaldo verso altri settori produttivi. E' uno scrittore-manager, anche se la definizione gli dà un po' fastidio. «Credo di vivere coerentemente con quello che scrivo anche nei miei rapporti aziendali dice -. Però ci sono temi che non si possono affrontare in altro modo: così quando osservo nel libro che i ruoli bloccano il dialogo, risento certo di un problema legato al mio lavoro». I suoi libri sembrano tante pugnalate nel fianco non solo al ruolo di manager in generale, ma proprio al suo particolare. Ingegnere, lei sforna tecnologia e non ci crede. «Non è esatto. Il personaggio che rappresenta il punto di vista tecnologico, nel romanzo, riesce nella sua impresa. Arriva al successo che la sua logica gli consente». Ma pare quasi che, nell'anno delle «Colombi a di», lei abbia scritto una requisitoria contro l'impresa di Colombo. «No, insisto su tuia scoperta che rispetta la realtà di ciò con cui viene a contatto». Bruno Musso non si preoccupa di eventuali scandali. La sua coppia di personaggi positivi che procede verso il mistero accompagnata da un delfino, spiega, è «un tipico drappello evangelico». Ma anche con qualche venatura sincretistica, si direbbe. «Se il cristianesimo è libertà, siamo liberi di accogliere tutti i suggeri¬ menti». Ne citi uno. «Beh, credo che Almar, il mio personaggio più amato, derivi da Almustafà, il profeta di Gibran». Ingegnere, lei sembra giocare con i «mostri sacri» del suo lavoro - la tecnologia - e della sua città d'adozione - Colombo. In più, ora ci parla d'un autore che è da quasi 70 anni una bandiera delle rivolte giovanili e delle rivolte antitecnologiche. Dove vuole arrivare? «Come scrittore, ad avere più lettori». E come la mettiamo con Andreotti che, in polemica cono gli industriali privati, li invita a badare di più alle loro aziende e fare un meno politica'' Lei è un manager di Stato. E i suoi libri sono anche politici, in fondo. «Prima di tutto ciascuno deve giocare il proprio ruolo. Dopodiché tutti hanno diritto ad occuparsi della polis. E poi non dica che i miei libri fanno politica. Semmai sono pre-politici». Mario Baudino Bruno Musso. Nel suo libro la storia del nuovo Adamo che «supera» la tecnologia

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