Boicottaggio, la Cee striglia Atene di Fabio Galvano
Boicottaggio, la Cee striglia Atene Boicottaggio, la Cee striglia Atene E la folla grida a Bruxelles: la Macedonia è greca BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il boicottaggio greco ai danni dell'Italia e dell'Olanda, più che la sua causa scatenante e cioè l'imminente riconoscimento della Macedonia indipendente, ha dominato il difficile dibattito dei ministri degli Esteri Cee sul futuro della Jugoslavia. E' finita con un documento che sulla carta riporta armonia nella Comunità, ma anche con un ulteriore rinvio delle decisioni più difficili, già tenute in sospeso due settimane fa a Lisbona. Di Macedonia indipendente si riparlerà la settimana prossima, parallelamente all'abolizione delle sanzioni contro una Serbia ora ritenuta «ottima collaboratrice» degli sforzi di pace comunitari. Per la Bosnia-Erzegovina, che con il referendum ha confermato il suo desiderio d'indipendenza ma che è subito piombata in un clima di guerra civile, i Dodici hanno deciso di guadagnare tempo: le decisioni saranno prese soltanto il 6 aprile. Quando i ministri degli Esteri sono entrati a Palazzo Charlemagne un migliaio di dimostranti greci urlavano la loro sfida alla Cee. «Macedonia libera ed ellenica», proclamavano i loro stendardi: «Non create un altro vulcano nei Balcani». Bruxelles è abituata a queste scene. Ma al ministro greco Samaras, quasi relegato sul banco degli accusati per il boicottaggio commerciale dei giorni scorsi, quelle grida devono essere parse il viatico per una giusta causa. Con maggior vigore, quindi, ha resistito a ogni tentativo soprattutto da parte del tedesco Genscher..-,di dare alla Repubblica slava di Macedonia il placet dell'Europa comunitaria. La Grecia, com'è noto, si oppone persino all'uso di quél nome da parte della nuova Repubblica, temendo che ciò possa prefigurare rivendicazioni sulla Macedonia greca. I Dodici riprenderanno quin¬ di il dossier macedone la prossima settimana: prima a livello di alti funzionari; poi, martedì, nell'ambito della Conferenza di pace sulla Jugoslavia che il suo presidente Lord Carrington ha deciso di riconvocare dopo una sospensione di due mesi; infine, mercoledì, nel corso di una riunione ministeriale straordinaria convocata per affrontare il pressante tema dell'esodo degli scienziati dall'Urss. Ma potrebbe venire a Helsinki, a margine della riunione Csce del 24 marzo, l'occasione per dare anche alla Macedonia l'atteso riconoscimento, sollecitato ieri dal ministro degli Esteri di quella Repubblica, Denko Maleski, nel corso di un incontro con il sottosegretario Claudio Vitalone che guidava la delegazione italiana in assenza del ministro De Michelis. Della Bosnia, invece, si discuterà il mese prossimo: quando la situazione sarà più chiara e i ministri potranno fare sfoggio dell'«indirizzo unitario» che ieri, in assenza di precise notizie sulla reazione serba, sarebbe forse mancato. Lo screzio di Atene con Roma e con l'Aia si è risolto con le formali assicurazioni greche di una ferma condanna. Già lo aveva detto il premier Mitsotakis, ora lo ha ripetuto il ministro Samaras - l'uomo che taluni avevano accusato di avere cavalcato quella tigre - precisando che saranno adottate «tutte le misure necessarie per l'interruzione di quell'episodio». La «guerra degli spaghetti» è così risolta, condannata come inammissibile e incompatibile con tutti i principi della Cee. «Le discussioni politiche non possono mai condurre ad azioni di boicottaggio o a giustificarle», precisa un documento della presidenza portoghese: «Si aspetta che il governo greco adotti tutte le misure in suo potere al fine di mettervi fine». E all'Italia è bastato. Fabio Galvano
Persone citate: Claudio Vitalone, De Michelis, Della Bosnia, Lord Carrington, Mitsotakis
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