Baudo: io presidente Rai? Forse...

Baudo: io presidente Rai? Forse... LE PICCONATE DELLO SHOWMAN «Conosco bene il mio mestiere, vorrei insegnarlo anche a quelli che fanno perdere audience» Baudo: io presidente Rai? Forse... «La mia tv, via ipartiti dalle reti» B; ROMA AUDO ha avuto un successo personale. Baudo scalpita. Baudo si candida. No, non è vero: Baudo frena. E' stanco. No, tripudia di felicità. E' il portabandiera della trasmissione nazionalpopolare, è l'uomo che riesce a stare come un surfista sulla spuma del cambiamento, del mutamento di gusto, di clima, d'umore. Eppure, quanto poco sono cambiati i gusti degli italiani: vince a Sanremo una nuova edizione di «Mamma», battendo di volata una nuova edizione di «Caro papà». Baudo è nella sua redazione, la voce lievemente arrochita. Cominciamo dalla carriera. Allora, si candida o non si candida, sia pure in un futuro non immediato, a dirigere la Rai, o una parte della Rai? Ancora no. Mi piace stare davanti. Se un giorno mi cacciassero dallo schermo, o mi sentissi troppo vecchio... allora forse. E' vero che per questa edizione di Sanremo ha un po' saccheggiato dalla «Notte degli Oscar»? Un po' sì. Per la parte rituale. E' uscito o no fuori dalla sua solita pelle, presentando il festival? Sono riuscito a giocarci sopra, questo sì. Tutto era partito con molta tensione, un'atmosfera preoccupante. E invece non ho avuto alcun track, salvo per l'arrivo di Cavallo Pazzo... Abbiamo visto che lei stavolta è andato in bestia. Mi sono arrabbiato perché l'avevo visto e avvisato la polizia; poi me lo sono trovato addosso. Uno così potrebbe anche avere qualche idea più pericolosa, magari qualche arma, chi lo sa... E poi le tre donne... E poi le tre donne: un pacchetto che non poteva che divertire. Il livello delle canzoni come le è sembrato? Alcune molto interessanti. Festivaliera al massimo quella che ha vinto fra le novità: quella di Baldi e della Leotta, «Non amarmi», interessante il pezzo di Vallesi... Ha tifato per Barbarossa? Il risultato finale è stato molto giusto... Però ha rivinto una canzone sulla mamma... E va beh, questo la dice lunga sulla tradizione di quarantadue anni e che si ripete. Questa è una mamma moderna che va a ballare, ma sempre mamma è. Lo zoccolo duro non cambia. E Baudo quanto cambia? Molto. Di carattere sono cambiato. E anche nel modo di fare il mio mestiere. Vorrebbe insegnare agli altri il suo modo di fare Tv? Sì, certamente. Come vorrebbe che fosse la televisione? Pluralista e senza etichette di partito sulle reti. E poi un palinsesto curioso quanto la gente chiede. Basta con le liturgie e le cose ripetitive: la gente con lo zapping se ne va a zonzo fermandosi là dove trova l'interesse. Quindi ci deve sempre essere una lucetta accesa con elementi di interesse. Il nuovo presidente della Rai Walter Pedullà chiede, anzi preannuncia, una maggior presenza della cultura nelle trasmissioni della Rai. Concorda? Sono bellissime dichiarazioni, ma non si può amma;:nire la cultura come un menu stasera cultura. La gente scappa. E' un'operazione che va fatta a dosi calibrate sulla capacità e la voglia del pubblico. Con questo voglio dire che la cultura si deve fare, ma con strumenti intelligenti e non attraverso l'imposizione dall'alto. Seguita a sostenere la trasmissione «a contenitore»? Sì, proprio perché soltanto nel contenitore la gente è disposta a accettare anche argomenti che, presi da soli, non gradirebbe. Quindi cultura di straforo... Sì, di straforo. Invece gli elitari della cultura vogliono fare un discorso «sopra», essere diversi... Questo è un errore. Come hanno funzionato le tre donne nella trasmissione del festival? Molto bene, proprio molto bene. La prima, la Panetti, è una che buca lo schermo, ha una faccia importante e appena esce si impone. La seconda, la Nilsen, con quell'aria bionica e internazio¬ nale, suggerisce l'idea del viaggio, l'idea del mondo. E quanto alla Carlucci, è la bella signora italiana elegante e affascinante che ognuno vorrebbe avere accanto a sé. Fra loro che aria tirava? Ottima. Non ci sono mai state scortesie, né richieste di supremazia. Affiatate benché non si conoscessero. Lei non rimpiange Berlusconi? Mike Bongiorno è vicepresidente di Canale 5 e lei non presiede niente. Sono cariche onorifiche. Anch'io ero direttore artistico, ma non comandavo niente. Però le piacerebbe... Mi piacerebbe restare sul palcoscenico a realizzare le cose che mi piace inventare. Una consulenza sono in grado di darla, ma non mi vedo dietro il tavolino. Dopo le elezioni pensa che la Rai Gambiera? Credo che cambieranno gli equilibri e Gambiera qualcosa anche nella Rai. Ma è la televisione che non si ferma, ogni giorno si deve rinnovare, con la concorrenza che è forte e c'è. Il canone alla Rai non basta e per avere pubblicità devi fare un prodotto che vende, questo è il fatto. Lei ha già risposto a Cossiga... Sì, qualcosa. Ma lei l'ha vista la trasmissione con Chiambretti, quando Cossiga ha detto di non provare una grande simpatia per lei? No, me l'hanno raccontata. E lei ha replicato sulla linea della reciprocità. Ma a me dispiace. La sua è una ripicca, soltanto una ripicca. Una volta era carino e gentile con me, anzi moltissimo, pieno di attenzione e di considerazione. Poi cominciò a fare quegli strani discorsi sui giornali che si potevano e quelli che non si potevano leggere, la gente che si poteva frequentare, magari anche i ristoranti da frequentare, e così alla fine dissi che a me questa storia non piaceva... E allora? E allora il Presidente se ne uscì con quella dichiarazione offensiva in cui mi dava del «picciotto». Dove mamma comanda, picciotto va e fa. La «mamma» chi sarebbe stata? La de? Sì, credo, ma più che altro Ciriaco De Mita. Cossiga ha preso una cantonata, mi ha offeso e questo francamente mi dispiace, anche perché aveva stretto amicizia con mia moglie durante una sua visita in Australia, Katia era in tournée, e insomma ci sono rimasto male. Lei rifarebbe pace con Cossiga prima della fine del mandato? Io? Ma non sono io ad aver rotto. Io sono per la libertà. Tante cose che fa e dice Cossiga mi vanno, e tante altre non mi piacciono proprio per niente. Mi hanno chiamato da «Blob» e mi hanno chiesto un parere sul fatto che Cossiga sia stato, durante l'anno scorso, il protagonista numero uno della loro trasmissione. E lei che cosa ha detto? Ho detto che mi auguro che fra un anno non si debba dire lo stesso per il prossimo Presidente della Repubblica. E' contro le esternazioni? Ognuno esterna nel suo campo, mi pare. I cantanti, per esempio, oggi esternano anche loro e questo è un segno dei tempi. Cioè? Cioè, una volta erano pesci muti: cantavano, piangevano e spa- rivano. Tranne Claudio Villa, forse. Oggi no. Oggi fanno conferenze stampa, discutono, difendono, attaccano. E' tutto un altro livello e anche questo nuovo livello di consapevolezza, di capacità di esprimere opinioni, va preso come un segno dei nuovi tempi. Ma non avevamo detto che lo zoccolo duro delle canzoni alla mamma è la costante della società italiana? I sentimenti sì, i codici, certi codici, anche. Ma il fatto che oggi gli autori di canzoni e i cantanti siano gente che pensa, che riflette, che scrive e che parla, questo fa parte del nuovo. E' un miglioramento totale. E' la stessa cosa che accade anche nel calcio: i giocatori parlano, pensano... Lei rivede mai le trasmissioni del passato? Sì, sempre. Ed è incredibile: una trasmissione di soli tre anni fa, vista oggi sembra vecchia di trenta. L'evoluzione è travol¬ gente, non ce ne rendiamo conto, ma è quasi una continua rivoluzione. E allora fare questo mestiere significa anche avere la curiosità di capire, di star dietro, di divertirsi nel cambiamento... ed è una bella fatica. Però una fatica appagante, questo sì. C'è qualcosa che la preoccupa? Sì, il fatto che voi giornalisti seguitiate a chiedermi se voglio diventare un dirigente della Rai. Ora io voglio chiarire bene che per ora, e ancora per un pezzo, non nutro questa ambizione. Ma questo l'ha già detto. Sì, ma non basta mai. La prima volta che mi fu attribuita una dichiarazione del genere successe un macello, del tutto fuori luogo. Ecco, non vorrei che si ripetesse. Qual è il suo bilancio personale? Un bel momento. Niente da dire: proprio un bel momento. Paolo Guzzanti «Con me Cossiga ha preso una cantonata Mi ha offeso e questo francamente mi dispiace Fare la pace? Non sono mica io ad aver rotto...» Pippo Baudo: «Niente da dire, vivo proprio un bel momento» Nelle foto a destra: il neo presidente Rai Walter Pedullà e il Capo dello Stato Francesco Cossiga

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