Così esplode Picasso dal blu, rosa e ocra di Gian Antonio Orighi

Così esplode Picasso dal blu, rosa e ocra Barcellona evoca due anni decisivi del pittore Così esplode Picasso dal blu, rosa e ocra ~~wj BARCELLONA I L Museo Picasso di BarI cellona propone in questi I giorni uno sguardo ecceR| zionale sul cammino dell'artista: Picasso 1905-1906, dal periodo rosa agli ocra di Gosol. Per la prima volta è stata riunita in un'ampia retrospettiva - 223 pezzi tra olii, gouaches, pastelli, disegni, incisioni e sculture - la produzione artistica picassiana che va dal «Periodo blu» a Les demoiselles d'Avignon del 1907, il quadro che segna la nascita del cubismo. Un momento fondamentale per capire l'evoluzione del poliedrico genio di Malaga, assai poco conosciuto e studiato sia per la grande dispersione delle opere di questi due anni (i pezzi arrivano da musei e collezioni private sparse in ogni angolo del globo) sia per l'estrema delicatezza dei materiali utilizzati che ha reso difficoltoso il loro trasporto. Per organizzare questa première mondiale - frutto della collaborazione del Museo Picasso di Barcellona (dove rimarrà fino al 19 aprile) e del Kunstmuseum di Berna (che lo ospiterà dall'8 maggio ai 26 luglio) - sono stati necessari quasi tre anni di preparativi e circa un miliardo e mezzo di lire. Per ironia della sorte manca l'opera più famosa del «periodo rosa», l'acquaforte La familia de saltimbanquis (1906): Chester Dale la donò alla National Gallery di Washington con una sola clausola, che non uscisse mai dal museo. E la National Gallery continua a mantenere la parola data. La rassegna è suddivisa in quattro parti - «Referenze e transizioni», il «Periodo rosa», gli «Ocra di Gosol» e «Verso una nuova estetica» - che scandiscono oltre alle connotazioni temporali, quelle spaziali: Parigi, l'olandese Alkmaar e la catalana Gosol. Ma sono parti, come sottolinea nell'accurato catalogo (Electa Espana Editrice) Maria Teresa Ocana, direttrice del Museo Picasso, intimamente connesse tra di loro, così come esistono coincidenze, evoluzioni tematiche, iconografiche, stilistiche, cromatiche tra il periodo blu ed il successivo rosa. La prima parte, la transizione dal blu al rosa, è ancora impregnata di una forte denuncia sociale. L'opera più caratteristica, e famosissima, è l'acquaforte Comida Frugai, una delle prime incisioni di Picasso, di un realismo impressionante, che rappresenta una coppia, seduta al tavolo di una taverna davanti ad un piatto vuoto e a una bottiglia. Ma già Saltimbanquis e El Beso preannunciano il «rosa» che lo stesso Picasso definì «pittura sentimentale». Pierre Daix, nel suo saggio che illustra in catalogo la seconda parte della mostra, spiega il perché della fine della monocromia blu. Nel 1904 Picasso conosce, quasi simultaneamente, due donne decisive: Madaleine e Fernande; e prima s'innamora di Madaleine, che immortala nei due quadri «Desnudo sentado» e «Desnudo con las piernas cruza- das». Madaleine rimane incinta, ma l'artista vede frustrata da un aborto la sua speranza di paternità. La delusione è enorme. Da qui, secondo Daix, nasce quello che Barr definisce «Circus Periodi», con protagonisti gli arcinoti Arlecchini e saltimbanchi. Picasso, insomma, crea uno scenario fittizio in cui acrobati ed equilibristi - che vide spesso all'opera nel circo Medrano a Parigi e che secondo la tradizione letteraria e pittorica del Romanticismo simboleggiavano la sofferenza umana - interpretano, nella loro quotidianità, l'isolamento e l'incomunicabilità. E la tematica della maternità, dei figli, della paternità, della famiglia, rimarranno centrali. In questa chiave, Picasso è davvero struggente, come in Familia de Arlequin o Familia de acrobatas con mono. L'artista, senza una lira, approfitta di un invito per visitare Alkmaar, nel giugno del 1905. Vi rimarrà due mesi. Trascura, momentaneamente, i saltimbanchi, dipinge due quadri che nulla hanno che vedere con la sua produzione anteriore, Tres holandesas e, soprattutto, La bella holandesa, un nudo dalle forme robuste che rompe completamente con le esili figure delle donne del periodo rosa. Picasso torna a Parigi cambiato. Uno dei suoi capolavori, la Familia de saltimbanquis, frutto di anni di studi, è quasi un addio. E infatti a fine anno dipinge La muerte de Arlequin. Il perio¬ do rosa è finito, arriva quello ocra. Picasso, grazie al suo amico Apollinaire, conosce l'ambiente artistico parigino. Leo e Gertrude Stein, che frequenta assiduamente, gli comprano tele. Convive (durerà sino al 1911) con Fernande e comincia ad avere una certa disponibilità finanziaria: nel giugno del 1906 decide di prendersi delle vacanze. La meta è Gosol, un paesino a 1500 metri d'altitudine, nei Pirenei catalani, completamente isolato, dove si arriva solo con il mulo. Per la prima volta Picasso ha dei soldi, sta con la donna che ama e che non le ha procurato profonde lacerazioni come Madaleine, «irradia felicità». E si trova immerso in un paesaggio a forte tinte, ocra e giallo grano. E' attratto dagli oggetti che lo circondano, ma soprattutto da Fernande, che raffigura quasi sempre nuda e provocante come in Desnudo echado, o in El Harén il quadro più rappresentativo di questo periodo, ricapitolazione di motivi precedenti. L'ultima parte testimonia che Gosol ha lasciato un segno indelebile in Picasso, già lanciato ormai verso il cubismo, come dimostra l'ultimo olio della mostra, Autorretrato con paleta (1906). Un nuovo linguaggio che lo condurrà, di lì a poco, a Les demoiselles d'Avignon, una delle opere più rivoluzionarie del ventesimo secolo. Gian Antonio Orighi Un guazzo di Picasso: «Familia de Arlequin» (1905) Sotto: «Autorretrato con paleta» dipinto nel 1906