Mitterrand principe della raccomandazione di Enrico Benedetto

Mitterrand principe della raccomandazione Anche in Francia impera la «spintarella». Lo documenta un pamphlet di due giornalisti Mitterrand principe della raccomandazione Ha distribuito incarichi pubblici al padre, alla segretaria, a amici PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Francia, terra di raccomandazioni. Il nepotismo, l'appoggio autorevole, la «spinta» sembrano ormai dilagare oltr'Alpe. Più che malcostume quasi un metodo, con ferree leggi. Raccomanda Francois Mitterrand e raccomandano, nella scia, ministri, parlamentari, leader dell'opposizione, imprenditori. Per tacere le lobby regionali, vere confraternite dagli estesi poteri, ramificatissime per esempio nei milieux commerciali (gli alvergnati) o nelle dogane (i corsi). E quelle straniere, dai cinesi agli armeni alla stessa immigrazione nordafricana che quasi monopolizza interi settori, cui difficil¬ mente si può accedere senza credenziali «etniche». E' un dossier voluminoso quello che i giornalisti Sylvain Attali e Claude Askolovitch propongono in questi giorni, dopo averci lavorato due anni, come libro-inchiesta. Titolo, La France da piston (edizioni Albin Michel). Il «pistone», con trasparente immagine meccanica, è nient'altro che la spintarella impressa al raccomandato dal suo protettore. Mentre scocca l'ora europea, i francesi istituzionalizzerebbero quindi il finora deprecabile sistema italiano. Cominciamo in alto loco. Frequentano l'Eliseo due Mitterrand. Il primo lo deve agli elettori, il secondo all'illustre genitore. Si chiama Jean-Cristophe, ma ormai più non si toglie di dosso il perfido nomignolo affibbiatogli dal «Canard enchàiné»: «Papamadi», «Meladettilbabbo». Ex reporter France-Presse, cura la «missione Africa» della Presidenza, cioè i rapporti verso l'ex impero coloniale. Con dubbia bravura - ironizzano i critici ma con un biglietto da visita che nessun leader nero osa sottovalutare. «Non gli ho trovato io l'incarico» ama dire il Presidente: «Lo propose un mio collaboratore». Che andava, evidentemente, sul sicuro. Altri episodi, la promozione in organismi pubblici del suo medico personale, un vecchio amico nominato ambasciatore nelle Isole Seychelles malgrado l'incompetenza (al Quai d'Orsay i diplomatici pro¬ testarono invano), la segretaria che diviene «ispettrice generale della Pubblica Istruzione», i collaboratori promossi ministri (Elisabeth Guigou, Frédérique Bredin, Jean-Louis Bianco, Henry Nallet...). Sono piccoli favori ma non ne escludono altri più significativi. Se Bettino Craxi può telefonare a Mitterrand per raccomandare Silvio Berlusconi nella battaglia su «La Cinq» - come avvenuto secondo Liberation - vuol dire che l'Eliseo ha buon orecchio. Le voci secondo cui lo staff presidenziale interviene oggi pesantemente a richiesta dell'«amico» Antoine Riboud (il n° 1 Bsn) nel caso Exor-Perrier-Nestlé forse divengono allora plausibili. Per rimanere in affari, va poi citata la curiosa sponsorizzazione mitterrandiana della scuderia Formula 1 Ligier. Conoscendone bene il responsabile, anno dopo anno l'Eliseo ha messo una buona parola finanziaria che scongelasse nuovi crediti malgrado le cattive prestazioni sportive. L'automobilismo è - si direbbe un vero tallone d'Achille per Mitterrand. Il nuovissimo circuito Magny Court nella Nièvre (costato almeno 35 miliardi oltre le previsioni erariali e in preve¬ dibile passivo cronico) lo volle proprio lui - accusa il libro - per compiacere un'amica verso cui nutriva riconoscenza. Gli altri leader raccolgono con entusiasmo la sfida all'ultima raccomandazione. Il saggio acclude lettere in cui Chirac - sindaco neo-gollista di Parigi - sollecita riguardi particolari per qualche suo fedelissimo. E nel distribuire gli alloggi popolari privilegia largamente famiglie originarie del suo feudo politico, la Corrèze. Ma pure entrare in licei-bene come il Louis-le-Grand richiede un lungo mercanteggio, se non la classica mancia: perché le bustarelle sono regola, testimoniata dai sempre più numerosi scandali finanziari. Con i socialisti al posto d'onore. Le raccomandazioni imperano comunque anche fuori della politica. Lo sport - il rugby in particolare - vive su tale pratica. E la medicina? Le grandi famiglie, i clan, le alleanze dettano legge. Ne fa le spese, tra gli altri, la numerosa clientela italiana che affolla i nosocomi francesi, alimentando spesso una avida rete d'intermediari per trovare posto. E l'università o il mondo intellettuale recitino a loro volta un «mea culpa»: il parentado, le buone parole al momento giusto, i potenti intercessori fanno superare ogni barriera. Un quadro sconsolante per un Paese che si vorrebbe ancora meritocratico e senza doppie morali. Enrico Benedetto Francois Mitterrand (a sinistra) e Jacques Chirac, accusati di usare le raccomandazioni come metodo di promozione. Ma tutto il sistema francese è vittima del clientelismo

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