Cattolici-ortodossi, ultima chance

Cattolici-ortodossi, ultima chance Si tratta in extremis a Ginevra per salvare i rapporti tra le due Chiese Cattolici-ortodossi, ultima chance Mosca s'allontana dal Papa CITTA' DEL VATICANO. Quarantotto ore di dialogo a Ginevra per allontanare l'incubo di una nuova era di scontri religiosi - e probabilmente non solo verbali - fra cattolici e ortodossi in tutto l'Est europeo. Nella città di Calvino tornano a sedersi intorno allo stesso tavolo, oggi e domani, a diciotto mesi dalla rottura delle trattative, due delegazioni, in rappresentanza del Vaticano e del Patriarcato di Mosca. A porte chiuse: non è affatto sicuro che l'esito dei colloqui sia positivo, e quindi, per prudenza, niente osservatori estranei al tavolo, anzi ai tavoli: infatti cattolici e ortodossi saranno a turno ospiti e anfitrioni, una volta per ciascuno. E ancora non si conosce la composizione dei due gruppi. Poi, forse - ma non è sicuro - alla fine ci sarà un comunicato congiunto; se la ripresa del dialogo avrà portato qualche frutto. La posta è alta, molto alta. A metà marzo, ad Atene, si riuniscono i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse d'Europa, per discutere dello stato dei rapporti con i cattolici. Fino a un mese fa, le previsioni potevano solo essere cupe: i singoli patriarcati si preparavano al «vertice» di Atene in maniera bellicosa. Anche quelli che non avevano da lamentarsi per la presunta aggressività pastorale della Chiesa di Roma nei Paesi diventati liberi, o del suo proselitismo, per spirito di solidarietà si schieravano a fianco dei fratelli ortodossi romeni, bulgari, ucraini e russi; per non parlare dei serbi, che rimproveravano al Vaticano una posizione eccessivamente filocroata. E dopo lo «schiaffo» della non-partecipazione al Sinodo sull'Europa dei «delegati fraterni» ortodossi, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in un'intervista a «Il Regno» dei dehoniani di Bologna spiegava che non era esclusa «un'eventuale sospensione temporanea o addirittura definitiva» del confronto teologico fra le due confessioni cristiane. Oltre al dialogo, sono in gioco anche i viaggi che Giovanni Paolo II vorrebbe compiere nell'Europa dell'Est: Bulgaria, Romania, Ucraina, Bielorussia, Russia, Lituania e altri ancora attendono. Per quanto? Gorbaciov - ha fatto notare Giovanni Paolo II nella sua «conferenza stampa» fra le nuvole andando in Senegal, l'ha invitato due volte. Di Eltsin, ricevuto di recente in Vaticano, non ha detto nulla. Un silenzio eloquentissimo. «Famiglia Cristiana» riporta un'intervista con Viaceslav Polosin, sacerdote ortodosso e deputato del Presidium del Soviet Supremo della Repubblica di Russia. Secondo Polosin, Eltsin ha ricevuto l'appoggio del Patriarcato di Mosca, «e poi gli è arrivato il conto da pagare. Il Patriarca gli ha imposto di non rinnovare a Giovanni Paolo II l'invito a visitare la Russia rivolto a suo tempo da Gorbaciov. Il presidente Eltsin ha obbedito». Quindi niente viaggio, senza il «nihil obstat» degli ortodossi. E in effetti sarebbe difficile ipotizzare una visita pastorale in luoghi dove la Chiesa cattolica è minoranza, senza l'assenso, o almeno l'indifferenza della religione dominante. E gli ortodossi sono sulle spine. Da un lato la liberalizzazione ha concesso ai cattolici di manifestare di nuovo la loro presenza (in particolare gli «uniati»). Dall'altro stanno per uscire («abbiamo in pugno documenti che scottano», dice Polosin) le prove dei rapporti fra il Patriarcato di Mosca e il Kgb. Qualche nome (Pitirim, Juvenalij) è già uscito, ma forse non sono ancora tutti e si potrebbero avere delle sorprese. Marco Tosarti Due protagonisti del dialogo tra ortodossi e cattolici Il cardinale Sodano e il primate di Mosca Pitirim