Andreotti naïf, a olio e anche in ceramica

Andreotti naïf, a olio e anche in ceramica IL PALAZZO Andreotti naïf, a olio e anche in ceramica A NDREOTTI ad olio, Andreotti a tempera, Andreotti a carboncino. Andreotti in bronzo, Andreotti in ceramica, Andreotti mosaico. Andreotti collage, Andreotti foulard, Andreotti su vetro, Andreotti-fili d'oro, quasi un tentativo di arazzo... Emergenza nel mondo delle arti figurative. Dopo un mese di esibizione semi-clandestina stanno per rovesciarsi sul mercato 60 (sessanta) opere che hanno come soggetto l'illustre statista. Con straordinario candore, padre Umberto Scipioni, direttore della galleria Agostiniana di Santa Maria del Popolo, ha voluto organizzare un «omaggio degli artisti al presidente, neo senatore a vita». Bene, in questa singolarissima Andreotti Portrait Gallery si entra con curiosità e si esce con le vertigini. Un po' frastornati. Perché certo, l'occhio vorrà pure la sua parte, ma qui la leggenda di Giulio s'è come liberata dalle parole per materializzarsi in forme e colori. Tre sale piene. Ti accoglie un gigantesco «Andreotti dal sarto Litrico», non brutto. Poi una filastrocca di Andreottini che si moltiplicano dentro le . • i.-rwTr oh mi cornici. Sessanta quadri su un unico personaggio sono davvero tanti. Ritratti naif e anche pregevoli (come quello di Dragutescu) accanto ad approssimativi faccioni da incubo, similLionello, inconsapevoli caricature. Nessuno degli artisti ingaggiati da padre Umberto, si capisce, ha voluto men che mancare di rispetto. Eppure risulta perlomeno bizzarro quell'atletico Giulio che indossa una specie di tunica gialla da Star Trek, calza i sandali e fa una smorfia mentre impugna una grande lastra di marmo. 0 quell'altro, cui è stata messa in mano una palla di vetro con un'Italia turrita e sexy. Raffigurato quasi sempre imperturbabile, lui. Nonostante il variopinto armamentario che di volta in volta gli fa da sfondo: aerei da guerra (vanno molto) e petali di rosa, angioloni e cupoloni, dadi, pentagrammi, calciatori di Ciarrapico, colombi che si baciano, un testone di tigre e uno di De Gasperi, microfoni, perfino un triangolo con l'occhio di Dio. Solo l'astuto pittore Simoncini ha omesso di ritrarre il presidente. Ha piazzato lì una mezza dozzina di cavalli e titolato: «Andreotti: cavallo di razza». Alcune banche - c'era da scommetterci - hanno chiesto invano di poter sponsorizzare la mostra-omaggio (sbaraccata l'altro giorno). Che invece è rimasta a lungo in penombra, cognita solo nei circuiti più underground dell'andreottismo della capitale. Anche se già possiede un bellissimo De Chirico che lo ritrae in vestaglia, il presidente ha voluto partecipare all'inaugurazione. Imbarazzato, rassegnato, adorato. Non ha fatto commenti sulle singole opere. «In genere - così" padre Scipioni - queste manifestazioni si fanno quando uno è morto». «Certo ha risposto - è meglio essere qui tra voi che stare appeso a un muro». Atmosfera prevedibilmente rarefatta, surreale. Ad Andreotti non sarà sfuggito un busto di bronzo che ricorda sia pure molto alla lontana quell'altro che gli scolpirono per beffa gli allegri teppisti del Male. Era il 1980 - gli albori del processo di gadgettizzazione della propropria immagine - e glielo regalarono pure, quel busto. Eppure rifiutò cortesemente. Forse per scaramanzia. Forse perché davvero non si considerava «un monumentino da collocarsi con gli onori dovuti nel parco delle Rimembranze». Sessanta artisti colmano questi 12 anni. Filippo Cecca rolli iJ

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