Volontari a lezione di sicurezza

Volontari a lezione di sicurezza A Torino un solo ospedale, il Martini Nuovo, ha un piano per l'emergenza Volontari a lezione di sicurezza Centoquaranta allievi spegneranno incendi e assisteranno i malati. Ieri l'apertura Un unico ospedale cittadino, il Martini Nuovo, dispone di un piano di evacuazione studiato (e messo alla prova) dalla Protezione Civile. Per gli altri,,in caso di disastro, ci sono solo i programmi d'intervento predisposti dalle rispettive Usi. Anche se Torino è l'unico capoluogo che dispone di un piano di Protezione Civile, questa «dimenticanza» pare assurda. Una città che, ancora qualche anno fa, era flagellata dalla «sindrome Statuto», oggi pare scordare che una buona protezione significa soprattutto studiare i problemi, prevenire, preparare le strutture, essere consapevoli della possibilità del rischio. Un passo avanti verso questo obiettivo è stato fatto ieri, nella caserma dei vigili del fuoco, in corso Regina Margherita 330. Qui si ò inaugurato il 1° corso comunale per volontari della Protezione civile. Scopo: creare un gruppo cittadino di specializzati pronti ad interventire nelle emergenze, il punto di partenza per una sempre più capillare diffusione della cultura della protezione civile. Alla «chiamata» hanno risposto in 140, ma solo 121 hanno potuto seguire questo primo ciclo di lezioni. Gli altri andranno al prossimo. Chi vuol essere un volontario? La scheda statistica la fornisce l'architetto Giorgio Borgonovo, direttore della Protezione civile di Torino. «Il 78,6 per cento, cioè 110 - spiega - , sono uomini. Il 46,4 per cento (65 volontari), hanno un'età compresa tra i 30 e i 50 anni, e 13 sono ultracinquantenni. Titoli di studio? Il 40 per cento ha ultimato le medie superiori, il 9,3 per cento dispone di laurea e il 10,7 per cento della licenza elementare. Circa il lavoro: il 22,1 per cento sono dipendenti comunali, stessa percertuale per gli operai. Ma ci sono anche studenti (11,4 per cento) e impiegati (19,3 per cento)». Sostanzialmente tutti credono alla funzione del volontariato, anche se con sfumature diverse. «Con il crollo dello Stato sociale - dice un operaio - spetta al cittadino rimboccarsi le maniche. Peccato che lo Stato si fermi solo alla legge 266 e non riconosca poi nei fatti i sacrifici di chi, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno, va a spegnere gli incendi boschivi o assiste i malati». Per altri, in modo particolare studenti, il corso è anche un'occasione di acquisizione di punteggi. «Alla fine delle 40 ore - spiegano - otterremo un diplomino che ci servirà per guadagnare qualche posto nelle graduatorie dei concorsi pubblici». Non manca poi chi, pensando alle cose pratiche, chiede preoccupato ad altri allievi «quando ci daranno le radio portatili?». Oppure vorrebbe «un distintivo da apporre sul vetro dell'auto e una tuta». Al di là dell'attuale Corso di formazione, il cui termine è previsto il 4 luglio nel poligono militare di Lombardore, resta il problema della difesa dei cittadini. Secondo il generale Vito Bruno, consulente della Protezione civile, bisognerebbe cominciare dalle scuole, abituare i ragazzi a seguire certe procedure e insegnar loro le principali nozioni. Poi è indispensabile pensare di più in termini pratici. «Non sono favorevole ai comitati - prosegue Bruno - , Alla fine ci sono tutti e nessuno. Dobbiamo invece muoverci in altro modo. Per le scuole abbiamo predisposto piani adeguati. Per gli ospedali attendiamo che ci chiamino». Adriano Provera Anche tante donne fra gli aspiranti volontari della Protezione civile

Persone citate: Adriano Provera, Giorgio Borgonovo, Vito Bruno

Luoghi citati: Lombardore, Torino