Battaglia in vista sulle quote latte

Battaglia in vista sulle quote latte Mentre sale la tensione tra Goria e Unalat Battaglia in vista sulle quote latte MILANO. Alla Cee l'Italia «dovrà fare e farà una grossa battaglia per le quote di latte», ma sul «fronte interno, per ragioni di mercato, dovrà attivare azioni concrete per il controllo delle quantità». Alla vigilia di un «rinegoziato» comunitario, del quale non si sente in grado di anticipare l'esito, il ministro dell'Agricoltura Giovanni Goria, intervenendo alla presentazione del rapporto Ismea-Prometeia dedicato alla «filiera latte», ha ricordato che «la questione delle quote non frena l'export di altri Paesi verso l'Italia». L'importazione può invece essere limitata «da utilizzi che per loro natura richiedano latte nazionale». Questi sono sostanzialmente due: il consumo di latte fresco e l'uso per formaggi tipici. «Se noi nella produzione effettiva - ha affermato Goria - andiamo al di là delle quantità per quegli utilizzi si crea una situazione di mercato per cui è il prezzo del latte bavarese a imporsi e noi chiudiamo la metà delle nostre stalle». Peraltro anche un accordo sulle quote, ha concluso Goria, non potrà prescindere dalle attribuzioni stabilite dall'Unalat per la campagna '88-89, le uniche riferite a singole aziende. Sulla questione delle quote hanno preso posizione, con una nota congiunta, anche Unalat e Assolatte, che «sostengono l'impegno del governo volto a ridefinire per l'Italia una quota latte realistica, che cioè conservi almeno, non penalizzando, l'attuale equilibrio tra produzione nazionale di latte ed importazioni e consenta possibilmente di migliorare l'attuale deficit». Giovedì scorso, però, il presidente di Unalat, Carlo Venino, ha attaccato i responsabili della politica agricola nazionale. «Basta con i sotterfugi», ha detto Venino, accusando i ministri dell'Agricoltura succedutisi dall'84 di aver invitato l'Unalat a non produrre i dati reali della produzione. Venino aveva anche chiesto che il riferimento per la quota latte italiana divenga la campagna '91-'92. «Se ciò non avvenisse, se non ci fosse la massima chiarezza - aveva detto Venino - proporrei di sciogliere l'Unalat, perché non sarebbe in condizione di gestire correttamente la sua funzione». Fra queste tensioni giunge il rapporto Ismea a sostenere che, malgrado la concentrazione sviluppatasi negli ultimi anni, «gli allevamenti da latte in Italia restano ancora numericamente elevati, poco efficienti e di dimensione economico-produttiva piuttosto modesta e comunque inferiore alla media comunitaria». Nel '91 è proseguita la tendenza alla diminuzione del patrimonio di bovini da latte, sceso sotto i 2,7 milioni di capi, con una produzione di latte inferiore dell'1,5 per cento al volume del '90. Il rapporto costi-ricavi per gli allevatori è peggiorato: i prezzi alla stalla hanno registrato un taglio medio del 6,4 per cento, mentre i costi correnti di produzione hanno registrato un incremento del 3 per cento circa. Sono inoltre due, secondo l'Ismea, le trasformazioni in atto sul versante dell'industria casearia: concentrazione, attraverso anche la fuoruscita di aziende marginali, e una progressiva internazionalizzazione, [r. e. s.]

Persone citate: Carlo Venino, Giovanni Goria, Goria, Venino

Luoghi citati: Italia, Milano