Appalti, per l'Italia la condanna è vicina
Appalti, per l'Italia la condanna è vicina La Cee ci accusa di discriminare gli stranieri Appalti, per l'Italia la condanna è vicina BRUXELLES. La norma italiana introdotta nel 1987 (e rimasta in vigore fino al marzo scorso) per accelerare l'esecuzione delle opere pubbliche contiene disposizioni discriminatorie nei confronti delle imprese estere. E' la conclusione cui è giunto l'avvocato generale della Corte di giustizia del Lussemburgo al termine della causa che vede l'Italia opporsi alla decisione della Commissione europea. L'organismo Cee aveva infatti ritenuto incompatibile con le norme comunitarie la legge 80 dell'87, adottata in vista dei campionati mondiali di calcio del 1990, che definiva procedure più snelle per la concessione di appalti destinati ad opere pubbliche da parte delle amministrazioni locali. In particolare, l'avvocato generale ha confermato che la norma italiana viola il princi pio della libera prestazione dei servizi quando prevede l'affi damento di una quota dell'appalto a società che abbiano la sede sociale nella stessa regio ne dove devono essere eseguiti i lavori. La norma ha inoltre carattere discriminante quando afferma che, nel caso in cui alla gara siano interessate più di 15 imprese, la priorità nella scelta del vincitore viene data ai consorzi locali. Le conclusioni dell'avvocato generale saranno ora oggetto di valutazione da parte dei giudici che dovranno emettere la sentenza definitiva, [r. e. s.]
Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Lussemburgo
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