«Politici, non drogate la ripresa»

«Politici, non drogate la ripresa» Formica ribatte a via Nazionale: «Adesso criticate le misure concordate con voi» «Politici, non drogate la ripresa» Bankitalia: scordatevi le promesse pre-elettorali ROMA. Ecco il consiglio della Banca d'Italia al prossimo governo: anche se avrete promesso in campagna elettorale di fare tutto il possibile per la ripresa economica, dimenticatevene. I tentativi di accelerarla potrebbero essere controproducenti. Se la ripresa verrà, verrà dall'estero. Ciò che si può fare nel '92 in Italia è solo sconfiggere l'inflazione (abolendo la scala mobile così com'è oggi, tenendo fede ai vincoli per i contratti degli statali) e risanare la finanza pubblica (con una pesante manovra aggiuntiva, perché la legge finanziaria non basta). E la lira non va svalutata. Così si può riassumere il messaggio che la Banca d'Italia ha inserito ieri nel suo «Bollettino economico». Diffuso ogni 6 mesi, secondo per rilievo solo alla «Relazione annuale» del 31 maggio, il Bollettino fa il punto sulla situazione dell'economia e della finanza interne ed estere. Da questa volta in poi, l'analisi diventa più importante perché la Banca d'Italia, grazie alla nuova legge sul tasso di sconto, detiene la responsabilità esclusiva della politica monetaria. La ripresa non c'è. «La fase di stanca che lo sviluppo della nostra economia attraversa - afferma il Bollettino - potrebbe essere giunta al punto di minimo. La risalita si prospetta lenta, perché gli stimoli dall'estero non paiono né intensi né certi, perché la nostra economia potrebbe stentare a recepirli, attardata com'è da squilibri irrisolti: nella dinamica dei costi e dei prezzi, nell'efficacia dei servizi, nella finanza pubblica. Gli indicatori congiunturali mandano segnali non univoci». Il deficit peggiora. Gli interventi sulla finanza pubblica del '91 hanno dato «risultati inadeguati»: 20.000 miliardi di deficit in più, e solo grazie a 15.000 miliardi ottenuti con «misure a carattere transitorio». Due giorni dopo che Francesco Cossiga ha definito inattendibile la legge finanziaria '92, la Banca d'Italia tira le somme di quanto erano sbagliate le cifre del '91: «oltre un terzo». «Degli effetti attribuì- ti nelle valutazioni ufficiali (quasi 73.000 miliardi)» alle tre manovre economiche, «25.000 non si sono concretizzati». Le colpe dell'insuccesso sono variamente distribuite: «per circa 10.000 miliardi i provvedimenti non sono stati approvati dal Parlamento o attuati dal governo; per 15.000 miliardi il comportamento dei contribuenti non ha risposto alle aspettative». Una buona quota di responsabilità sembra attenere al ministero delle Finanze. Rino Formica si difende: «Quelle bistrattate misure le abbiamo concordate con la Banca d'Italia». Come agire. Le «perplessità» della Banca d'Italia sulla adeguatezza della legge finanziaria '92 «non sono venute meno». Perciò «resta viva l'esigenza che si provveda, prontamente, con misure integrative». L'obiettivo di ridurre il deficit a 127.800 miliardi va conservato - ecco la frase decisiva - «in termini nominali, indipendentemente dal quadro macroeconomico» perché è concordato con la Comunità europea. E' «il requisito minimo per avanzare nel processo di convergenza». Dopo che il deficit '91 è salito a 152 mila, scendere a 127 mila non è facile. Molti politici sostengono che, per non peggiorare la recessione, una manovra pesante va evitata; uomini di governo de annunciano che tagli e nuove tasse saranno di importo abbastanza modesto. La Banca d'Italia è di parere opposto; e inoltre sconsiglia investimenti massicci per rilanciare lo sviluppo, come quelli del programma psi: «Lo spazio per politiche macroeconomiche in funzione anticiclica è angusto». Stipendi e scala mobile. Per combattere l'inflazione serve tra l'altro stimolare la concorrenza nel settore dei servizi. Ma nell'immediato è l'evoluzione dei redditi che dà il segnale. La Banca d'Italia ricorda al governo che l'impegno a limitare gli aumenti agli statali v è stato assunto con una legge dello Stato, e va rispettato - elezioni o no. Nell'industria, l'eliminazione dello scatto di maggio della contingenza mette sulla buona strada; il futuro accordo sul costo del lavoro «non dovrà prevedere forme di difesa del salario che siano a loro volta propagatrici di inflazione, come il vecchio meccanismo di scala mobile». Moneta. «Precondizione di ogni contenimento della dinamica dei prezzi resta la stabilità del cambio della lira». Se quel cambio sarà in pericolo, la Banca d'Italia - è scritto a chiare lettere non esiterà un attimo ad alzare i tassi di interesse. Stefano Lepri L'aut-aut di Ciampi «Tetto del deficit a 127.500 miliardi o la Cee ci boccia» LO STATO Al RAGGI X CONTO ECONOMICO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE [MILIARDI DI LIRE] USCITE 1990 1991 Variaz.% Tot. uscite correnti 641.148 710.300 1 0,8 Tot. uscite in c/capit. 67.705 67.300 -0,6 Tot. generale uscite 708.853 777.600 9,7 ENTRATE Tot. entrate correnti 567.562 628.200 10,7 Tot. entrate in c/capit. 2394 4900 104,7 Tot. generale entrate 589.956 633.100 11,1 Indebitamento netto 138.897 144.500 4,0 Indebit. al netto degli inter. 12.522. -500 -104,0 Pressione fiscale [1] 519.068 575.000 10,8 ^isavanzo corrente 73.586 82.100 11,6 Fonte: ISC0 [1] Imposte dirette, imposte indirette e contributi sociali Il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi e il ministro degli Esteri Gianni De Michelis. Sotto Cesare Romiti, amministratore delegato della Fiat

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Cesare Romiti, Ciampi, Degli, Formica, Francesco Cossiga, Gianni De Michelis, Rino Formica, Stefano Lepri

Luoghi citati: Italia, Roma