Barbarossa vince il festival di Sanremo

Barbarossa vince il festival di Sanremo Con un colpo di scena si è chiusa ieri la 42a edizione della rassegna, oltre 4 ore di diretta tv Barbarossa vince il festival di Sanremo Solo seconda la favorita Mia Martini, terzo Vallesi SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Colpo di scena. La vittoria annunciata, per la prima volta in dieci anni non c'è stata. Ha vinto Luca Barbarossa con «Portami a ballare», che sarà un brano delicato ma per niente significativo. A Mia Martini è andato un onorevole secondo posto; terzo, Paolo Vallesi, che in queste serate aveva surclassato Barbarossa. Quarto Pierangelo Bertoli, quinto Massimo Raineri. Per i bravi Aleandro Baldi e Francesca Alotta, fra i giovani, la vittoria era stata annunciata; al secondo posto Verdi, Dalla e Puccini tradotti da Irene Fargo in «Come una Turandot»; terzo Alessandro Bono con il compagno più grande Andrea Mingarcd. E peccato, davvero, per gli Statuto. Baldi, cantautore non vedente, aveva conquistato gli spettatori non solo all'Ariston, afferrando mentre cantava la mano della collega e tenendola stretta fino alla fine del brano. Un tocco delicato di umanità nel mondo sanremese. E' stato un Festival di tanti vincitori, e i loro nomi la dicono lunga sul pittoresco show che ha riempito queste serate televisive. Aveva vinto prima di tutti SuperPippo, che nella notte ha sfidato spazio e tempo salendo su di un aereo per Roma, da dove oggi presenterà «Domenica In» come se niente fosse; ha vinto anche Alba Fatale Parietti, che ha potuto far accettare le sue gambe al pubblico familiare di Raiuno e magari finirà per sfidare Baudo come conduttrice. Potrebbe diventare SuperPippa, ovvero la Carrà del Duemila. Il fegato non le manca. In quanto ai cantanti, sono stati l'ultima ruota del carro del Festivalone. I rari personaggi veri, si sono confusi nell'orgia di padrini e madrine più sani e più belli, fra i Christopher Lambert e le Clarisse Burt, le Barbare Bouchet e gli Antonii Lubrano. Che cosa possono contare, Flavia Fortunato o Irene Fargo, in confronto al busto tempestato di perle di quella bisteccona della Nielsen? Niente. Parietti, Nielsen & Carlucci-con-gemme-neicapelli (s'è montata la testa pure lei) avranno ammaliato con la loro eleganza eccessiva e sfavillante non solo la gente a casa, ma perfino il direttore di Raiuno Carlo Fuscagni, venuto qui a distrarsi dalla battaglia per la direzione di Rete. Il Festivalone, dopo aver tentato invano di scritturarlo, ha cacciato il piccolo genio Chiambretti, che dopo le faticate con il Quirinale voleva ascoltare qualche canzone in pace: in galleria non l'hanno lasciato entrare perché non c'era posto (aleggiava il fantasma di Cavallo Pazzo, in serata di Eurovisione, erano tutti terrorizzati); lui si è arrabbiato: «Me ne vado a casa, buon divertimento a voi, ve lo siete meritato», ha detto. Poi lo hanno sistemato in un palco. La gentile concessione di Vespa di cancellare il Tg di mezza sera ha consentito per la prima volta di assistere ad una finalissima compatta, invece della solita mortadella tagliata a fettine. Sono sfilati non senza qualche brivido tutti i vincitori annunciati. Molti, nelle ultime ore: perché quasi nessuno si fidava più della certezza Mia Martini, e s'è cominciato a vaticinare su Barbarossa, su Paolo Vallesi che gli ha bagnato il naso. E perché non Massimo Ranieri, richiamato sul palco a furor di popolo? Il Festival 1992, il primo firmato interamente Rai, ha dunque cambiato definitivamente pelle. Si è trasformato, da rassegna di canzoni con premi, in un grande show modulare. Una passerella di ospiti più o meno famosi giustificati dalla gara musicale, alla quale il thriller delle eliminazioni (del tutto prive di veri colpi di scena) ha riportato una audience insperata. La formula di SuperPippo ha preso in prestito alcuni meccanismi dalla serata degli Oscar, li ha italianizzati e serviti: con la piccola differenza che a Hollywood sfilano i premiati per filmoni di successo, quasi sempre con un certo carisma, mentre qui il materiale umano da premiare non è certo il gotha della musica. SuperPippo ha vinto alla grande. Solo lui poteva mettere in piedi un meccanismo simile. Ha vinto anche Raiuno, portandosi finalmente a casa i grandi numeri di telespettatori che negli ultimi tempi l'avevano abbandonata. Ma non si sa quanto questa vittoria potrà durare: la formula del Sanremo '92 è obbligatoriamente legata al presentatore/mattatore; neanche Fabrizio Frizzi (ormai suo concorrente) sarebbe ancora in grado di uguagliare l'uomo con 31 anni di esperienza alle spalle. Per la musica italiana, invece, questo grande circo che ha appena tirato giù le tende è una débàcle senza precedenti. La gestione Aragozzini aveva lasciato sperare un ritorno alla qualità, nella promozione di musica più radicata nell'Italia di oggi. E' stato sconfessato. Il meccanismo dell'eliminazione ha frustrato le sue aspirazioni, non condivise dalla Rai né dai partners Ravera/Bixio, anch'essi proiettati sullo spettacolo totale. Esce sconfìtta la discografìa italiana, che non ha saputo far fronte comune per proteggere e difendere i suoi aspetti più vitali, e si è accodata alle decisioni della Rai senza nemmeno tentare una mediazione, in un momento di delicata trasformazione di consumi, con la morte del 45 giri che rappresentava «la» canzonetta qui trionfante. H lancio degli album dei cantanti presenti a Sanremo, ha trovato il terreno meno favorevole. Per l'anno prossimo, Carlo Bixio ha già annunciato in concomitanza con il Festival la creazione di una grande mostra/mercato della musica, con l'ambizione di far concorrenza al Midem di Cannes: se poi l'offerta musicale italiana, nella rassegna, sarà simile a quella di queste sere, un grande tonfo di immagine internazionale è assicurato. I migliori venuti quest'anno a cantare a Sanremo, come Bertoli e i Tazenda, sono qui in segno di riconoscenza alla rassegna del '91 che ha portato loro fortuna; Bertoli ha lasciato il palco stringendo il pugno, in un gesto fuori moda. Barbarossa e Vallesi non torneranno. Il meglio di Sanremo è oggi il prodotto considerato di serie B. Con questa formula, il Festival potrà essere inappuntabile ma la musica vera sarà sempre più lontana. Mai come quest'anno sono suonati tanto significativi i premi della critica, attribuiti a due gruppi eliminati: la Nuova Compagnia di Canto Popolare fra i Campioni, gli Aeroplanitaliani fra le Novità. Marinella Venegoni Previsioni rispettate in parte. Fra i giovani si affermano Baldi e Francesca Alotta. Il premio della critica ad Aeroplanitaliani e Nccp J Foto grande, il vincitore del Festival, Luca Barbarossa, con «Portami a ballare». Sopra, Aleandro Baldi e Francesca Alotta, primi fra le nuove proposte. Qui accanto Paolo Vallesi e Mia Martini, terzo e seconda