Laici e Chiesa nuovo patto di Renato Rizzo

Laici e Chiesa nuovo patto Convegno del pli a Torino Laici e Chiesa nuovo patto TORINO OLTE persone, ancora oggi, cadono nell'equivoco d'intendere il termine "laico" come sinonimo di "ateo"». La diffusione di quest'errore che non è solo linguistico, ma mostra una spessa incrostazione «storica», e stato lo spunto d'un convegno promosso, ieri, dal pli sulla condizione di «liberali e cattolici dopo il crollo del comunismo e dopo la Centesimus Annus»: una giornata di studio in cui politici e storici hanno indagato sui punti di contatto - o, almeno, di non attrito - tra etica cristiana ed etica dell'impresa. La conclusione è stata che, caduti certi pregiudizi della Chiesa, capitale e spirito non sono più il diavolo e l'acqua santa. Ma possono integrarsi in una filosofia incardinata sulla centralità dell'uomo. In quest'incontro dove l'imminente campagna elettorale tendeva continui agguati alla discussione accademica, il presidente del partito Zanone e il segretario Altissimo, il vicesegretario Patuelli e l'on. Baslini, i professori Compagna e Vegas hanno ripercorso, insieme ad altri, il cammino nella storia dei cattolici liberali italiani. Una strada spesso «amara e accidentata»: tra i momenti più difficili, secondo Zanone, quello rappresentato dall'enciclica Rerum Novarum in cui la Chiesa propugnava una dottrina sociale «antimodernista». Ma le tappe dure di questo viaggio, pur addolcito dalla recente Centesimus Annus che «ha riconosciuto il valore del conoscere e del fare», non sono terminate. Se, con la caduta del comunismo, è venuta meno la funzione di baluardo della Chiesa «ed è scemata la necessità d'una sua partecipazione diretta all'agone politico», i liberali non possono trascurare un particolare contingente: ancora c'è chi lancia appelli all'unità dei cattolici all'ombra d'un solo partito. Ed ecco la polemica con il presidente della Conferenza episcopale italiana: «sì» al Papa della Centesimus Annus, ma «no» al cardinale Ruini. Uno scontro deciso, anche se morbido nei toni, cui non toglie forza l'affermazione di Altissimo secondo il quale il convegno è stato pensato ben prima delle prese di posizione del cardinal Ruini. I relatori hanno ricordato i motivi storici, da Tocqueville a Cavour a Croce, per cui non esiste contrasto tra essere liberali ed essere cattolici. «La libertà delle libertà - ha sostenuto Luigi Compagna docente alla Luiss - è quella religiosa. Non esiste differenza politica tra credenti o non credenti. Prendiamo la legge sul divorzio: il cattolico liberale può decidere di non divorziare, ma non di ostacolare una norma di libertà, perché le questioni di verità non c'entrano con la politica, che è creazione d'un regime di convivenza tra gente che la pensa in modo diverso». Oggi, al di là dei contrasti con il cardinale, i liberali guardano con speranza ad un incontro sempre più proficuo con la Chiesa, in particolare sul terreno della bioetica dove il «rifiuto di ridurre l'individuo ad una molecola nel corpo sociale» rappresenta un determinante punto di contatto ideologico. Una «voglia» di Chiesa e di spiritualità che ha avuto avallo in un messaggio del Presidente della Repubblica letto all'apertura dei lavori. Cossiga (che, è stato sottolineato, si definisce «cattolico liberale») ha auspicato «una grande riforma, non solo economica, ma morale», «un rinnovato slancio che coinvolga quanti credono in un progresso giusto ed equilibrato della società civile che, travalicando il mero dato economico, sappia collocare al centro della società e della sua evoluzione l'uomo, la sua dignità, la sua libertà e la sua spiritualità». Renato Rizzo

Luoghi citati: Altissimo, Torino