Buona affluenza, gravi intimidazioni
Alle urne nella paura Nasce una Bosnia serba Buona affluenza, gravi intimidazioni Alle urne nella paura Nasce una Bosnia serba Decine di seggi isolati dai miliziani Banja Luka si proclama Repubblica SARAJEVO NOSTRO SERVIZIO A Marijindvor, uno dei quartieri centrali di Sarajevo che deve il suo nome, Corte di Maria, all'imperatrice Maria Teresa, il seggio elettorale è allestito nella scuola. Entro mezzogiorno di ieri più di un terzo dei 1250 iscritti alle liste elettorali aveva già votato. Un afflusso importante per le prime ore del referendum sull'indipendenza che dura due giorni. A Marijindvor musulmani, serbi e croati vivono da sempre in rapporti di buon vicinato. Si conoscono tra di loro, eppure il prof. Mustafa Granov, musulmano e presidente della locale Commissione elettorale, non sa di che nazionalità siano gli altri membri della Commissione. «Sono i dirigenti politici che ci vogliono dividere, ma l'unico futuro per la Bosnia è uno Stato indipendente e sovrano dove continueremo a convivere in pace come abbiamo fatto per secoli». Ma a pochi chilometri di distanza, nel sobborgo di Pale, Comune a maggioranza serba, 18 dei 20 seggi elettorali sono quasi «illegali»: si vota nelle case private perché le autorità locali, serbe, hanno impedito l'uso delle sedi del Comune. A Bosanski Brod, la città ai bordi della Sava che confina con la Croazia, un'improvvisa esercitazione della cosiddetta «Difesa territoriale» ha chiuso le vie d'accesso a una decina di seggi. L'incidente più grave è accaduto nei pressi di Travnik, dove un gruppo di serbi armati ha ucciso un taxista che non si era fermato al loro posto di blocco. Nella sparatoria ha perso la vita un'altra persona, e il passeggero è rimasto gravemente ferito. I serbi hanno eretto nuove barricate a Donji Vakuf, bloccando definitivamente la statale che collega Sarajevo con Banja Luka. Malgrado tutto questo, e l'esplosione di alcuni ordigni nei seggi di un paio di Comuni di campagna, le autorità di Sarajevo ritengono che tutto stia procedendo regolarmente. Dai dati raccolti in serata, in 85 dei 109 Comuni della Bosnia risulta che ha già votato il 36% degli elettori. «La grande concentrazione di militari, il boicottaggio imposto da uno dei tre partiti e le pesanti intimidazioni accrescono la psicosi da guerra. In queste circostanze il 60% dei voti a favore dell'indipendenza sarebbe un risultato più che soddisfacente», ha dichiarato il presidente bosniaco Alija Izetbegovic. Ma la divisione della Bosnia voluta dai leader serbi sembra inevitabile. A Banja Luka si è riunito ieri il Parlamento della «Regione autonoma della Krajina bosniaca» per costituire una Repubblica staccata dalla Bosnia per farla rimanere in Jugoslavia. Migliaia di persone hanno acclamato il leader locale che reclama il nuovo Stato serbo. Ma con un durissimo discorso il capo del partito democratico, Radovan Karadzic, ha dichiarato che impedirà la costituzione di feudi: «L'Europa non manderebbe giù la secessione di un solo centimetro quadro del territorio bosniaco». E ha chiarito immediatamente: «Una Repubblica serba della Bosnia esiste già, e ce l'hanno confermato gli europei. Adesso dobbiamo ottenere che tutto il popolo serbo tracci i confini dei suoi territori, all'interno delle frontiere bosniache, e che ottenga tutti i poteri». Ingrid Badurina
Persone citate: Alija Izetbegovic, Ingrid Badurina, Maria Teresa, Mustafa Granov, Radovan Karadzic
Luoghi citati: Banja Luka, Bosanski Brod, Croazia, Europa, Jugoslavia, Marijindvor, Sarajevo
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