Colombo? Un ebreo del Medioevo

Colombo? Un ebreo del Medioevo Colombo? Un ebreo del Medioevo « MILANO 1 L professor Juan Gill è I riemerso arrabbiato do1 po dieci anni di studi *J nella Biblioteca Colombiana di Siviglia. Brandisce il suo Miti e utopie della scoperta. Cristoforo Colombo e il suo tempo, edito da Garzanti (pp.316, L. 40.000), e si sfoga: «Io voglio il Colombo vero. Neppure questo quinto centenario ce lo darà, perché il Genovese è ancora una volta condannato a essere un simbolo: per la destra è un eroe, l'alfiere di un'era nuova; per la sinistra è il responsabile primo dei massacri colonialisti». Anche il quarto centenario racconta Gill - fu assoggettato alla politica: l'Italia da poco unita magnificò Colombo perché aveva bisogno di un mito nazionale, la Spagna tacque imbarazzata perché si trovava a dover fronteggiare rivolte nei Caraibi, gli Stati Uniti approfittarono del malumore spagnolo aiutando Cuba e Filippine nelle loro guerre d'indipendenza e nel 1898 scesero direttamente in guerra contro la Spagna. «Al Colombo in carne e ossa ho pensato scrivendo il mio libro», dice appassionatamente Gill. Lo approva la moglie Consuelo, anch'essa autrice di ricerche colombiane. «Lo trovo nei suoi stessi scritti». Gill è un filologo classico: ha perlustrato ogni parola di Colombo e quasi ogni parola si è rivelata una botola, un passaggio più o meno segreto che porta a labirinti antichi, greci e latini, biblici e ispanici. Una scrittura in cui si raduna un enorme arazzo di miti e deliri. «Ho di fronte un uomo che mi affascina perché è ambiguo, visionario e realista, uomo del Medioevo ancor prima che del Rinascimento». I mostri delle Indie Quando per esempio Colombo sbarca a San Salvador, ha la mente piena delle immagini favolose che ha visto sulle carte nautiche. Si aspetta di trovare i mostri delle Indie. Non li vede, ma scrive che gli giungono notizie di uomini con la testa di cane, di uomini con la coda, di antropofagi, di amazzoni e sirene. Prodigi che discendono dalle imprese di Alessandro Magno e da ancora più indietro. E sogna l'oro, è ossessionato dall'oro, non solo perché l'oro è ricchezza per lui e per il re di Spagna, ma soprattutto perché è il segno che ha trovato quel che cercava, la «nuova terra» e il «nuovo cielo». Colombo - si infervora Gill è convinto di aver finalmente rintracciato le miniere di re Salomone, la biblica Ophir. Quell'oro doveva servire per finanziare la crociata che liberasse Gerusalemme: Colombo crede che manchino solo 150 anni alla fine del mondo e che l'antica profezia stia per avverarsi, con la ricostruzione del Tempio distrutto dai romani e la redenzione del popolo ebraico. Per il professor Gill lo stesso Colombo era ebreo: «Solo così si capisce la sua ansia frenetica. Si sente investito di una missione. La scoperta geografica ha per lui un senso religioso, ed è un senso ebraico». Gill, da filologo e letterato (ha conseguito una laurea anche a Bologna, studiando con Flora e il latinista Pighi), rivaluta con forza Colombo scrittore. Non si parla abbastanza di questo aspetto perché «schiacciato dal Colombo-simbolo. Colombo è più ideologizzato che conosciuto». Il giornale di bordo E dunque - esorta Gill - si rilegga il suo giornale di bordo, con la bellezza di tutti quei segni sparsi sul mare prima di toccar terra e la meraviglia per i paesaggi e il clima. Si rileggano le sue lettere, le sue relazioni ai sovrani di Spagna, dove dominano la disperazione («tutto mi fu tolto e venduto»), le tempeste con il mare che sembra di fuoco e il cielo che arde come una fornace, l'emozione di scivolare accanto al Paradiso Terrestre, alle foci dell'Orinoco: sembra che «le navi s'innalzino dolcemente verso il cielo» e poi sembra che ne discendano, perché la Terra - dice Colombo - è come un seno di donna e il Paradiso è il suo capezzolo. Gill ha esplorato le note che Colombo scriveva sui libri letti per difendersi dalle accuse di invidiosi e mestatori. «Che sia genovese, non ho dubbi: fra l'altro su un testo di Pio II ha usato la parola porsimolum, che è prezzemolo in genovese». Alto e biondo, Colombo temeva i mali: «Ha segnato tutti i passi in cui Plinio parla dei rimedi contro il mal di testa, il mal di reni, la caduta dei capelli, i denti che ballano. In particolare ha mostrato vistosi segni d'interesse per un unguento a base di zecche pestate, contro le eccessive voglie d'amore nelle donne». Gill registra anche queste piccole curiosità perché di quei tempi studia ogni suggestione e credenza: «Molte le ritroveremo oltre l'oceano, dopo i viaggi dei navigatori. Come ho indicato in altri due libri, uno sul Pacifico e uno sul mito dell'Eldorado, presto anche in Italia». Claudio Altarocca

Persone citate: Alessandro Magno, Claudio Altarocca, Cristoforo Colombo, Garzanti, Juan Gill, Pighi