Greenspan-bis alla Fed La vittoria di un liberista

Greenspan-bis alla Fed La vittoria di un liberista Ma Wall Street vive una seduta contrastata Greenspan-bis alla Fed La vittoria di un liberista WASHINGTON. La politica «ottimista» seguita negli ultimi mesi, d'intesa con il presidente Bush, dal presidente della Federai Reserve Alan Greenspan sarà forse pagante per l'economia americana ma lo è stata senz'altro per lo stesso Greenspan, al quale ieri il Senato americano ha rinnovato il mandato per altri quattro anni. Per Greenspan, che dal ponte di comando della banca centrale statunitense ha più di ogni altro condiviso le scelte dell'amministrazione sulla politica anti-recessione, si è trattato di una conferma importante e un po' sofferta. Negli ultimi tempi le critiche al suo operato erano state numerose e severe e si erano naturalmente intrecciate con le polemiche sulla politica economica di Bush che stanno scandendo questi mesi convulsi di campagna elettorale per la Casa Bianca. Ma Alan Greenspan non è nuovo alla navigazione nel mare in burrasca della politica americana. Nella vita pubblica è entrato da ormai diciotto anni e precisamente da quando, nell'estate del '74, assunse la carica di presidente del Comitato dei consiglieri economici della Casa Bianca, sostituendo Herbert Stein. E' considerato «il padrone del dollaro» e senza dubbio alla Fed si devono le linee-guida che in questi anni hanno ispirato la politica dei tassi e del cambio seguita dalla Casa Bianca. Ancora a Greenspan risale la responsabilità di gran parte delle scelte assunte dai Sette Grandi negli ultimi tempi verso l'ex Urss prima e verso la nuova Csi poi, tra cui l'ammissione della confederazione di Stati sovietici al Fondo monetario internazionale. Il curriculum di Greenspan lo trova, nel '74, a capo di una delle più prestigiose società di consulenza americane, la Townsend, Greenspan & Co. di New York. La sua ideologia liberista era sempre stata assolutamente convinta; il presidente della Fed non ha mai fatto mistero di aborrire ogni forma di controlli, sia diretti che indiretti, sui prezzi e sui salari e di considerare che gli strumenti più efficaci e allo stesso tempo più corretti di intervento sul ciclo economico sono rappresentati della manovre e dalle misure fiscali e monetarie. L'altro suo «punto fermo» è sempre stato quello di considerare l'inflazione come la disfunzione più grave alla quale un sistema economico può essere soggetto e ha sempre affermato pubblicamente che per combattere l'inflazione e le distorsioni che essa comporta sull'economia la disoccupazione rappresenta il minore dei mali. Non a caso questo schema è quanto si sta puntualmente riproducendo nell'attuale congiuntura economica americana, contraddistinta da tassi d'interesse ridotti allo stesso livello del tasso d'inflazione al fine di sostenere l'economia e da una disoccupazione in netta esplosione. Ma mentre ieri il Senato confermava Greenspan alla Fed, la Borsa di Wall Street viveva una giornata contrastata, nonostante le buone aspettative sulla crescita del prodotto nazionale lordo. A metà seduta, l'indice Dow Jones aveva raggiunto un nuovo record a quota 3293 punti ma ha poi rapidamente perso il terreno guadagnato. [r. e. s.] II banchiere centrale di Bush confermato per quattro anni Alan Greenspan, presidente della Federai Reserve

Luoghi citati: New York, Urss, Washington