In nome del popolo tv

In nome del popolo tv Il film di Magni in due puntate su Raidue martedì e giovedì In nome del popolo tv Protagonisti Sordi, Manfredi, Massimo Wertmùller, Elena Sofia Ricci Amore e patriottismo, garibaldini e reazionari nella Roma del 1849 ROMA. Arriva in tv «In nome del popolo sovrano», il film di Luigi Magni coprodotto da Raidue e da Angelo Rizzoli, in onda sulla seconda rete martedì 3 e giovedì 5 marzo alle 20,30. Ambientata negli ultimi giorni dell'assedio della repubblica romana, la storia ha come protagonisti Alberto Sordi, Nino Manfredi, Luca Barbareschi, Elena Sofia Ricci, Serena Grandi, Jacques Perrin, Massimo Wertmùller, Carlo Croccolo. Siamo nel 1849. E' caduto il potere temporale del papa ed è stato riconosciuto il principio della sovranità popolare, anche se sarà solo per pochi mesi. A difendere la Repubblica accorrono da tutte le regioni d'Italia, cittadini mossi dal desiderio di unità. Perfino monarchici come Manara o preti barnabiti come Ugo Bassi. Su questo sfondo vivono, lottano, amano e muoiono i protagonisti della vicenda. La pellicola, girata da Magni in due versioni nell'estate del '90 e presentata ora nell'edizione, televisiva, si inserisce nel filone delle ricostruzioni storiche firmate dal regista romano dal '69 ad oggi, con Sordi e Manfredi molto spesso al suo fianco. Da «Nell'anno del Signore» (1969), a «In nome del Papa Re» (1977), da «Arrivano i bersaglieri» (1980) a «'0 Re» (1988) e «Il generale» (1987) realizzato per il piccolo schermo. «In nome del popolo sovra- no»% prende avvio dall'assassinio del ministro Pellegrino Rossi. Pio IX fugge da Roma per Gaeta. Invano Ugo Bassi, sacerdote barnabita di sentimenti liberali, lo supplica di restare e di rinunciare al potere temporale. Ma la Repubblica Romana è ormai prossima al crollo. Se ne rallegra il vecchio reazionario marchese Arquati. Si dispera sua- nuora, Cristina, che ha allacciato un'ardente storia d'amore col capitano garibaldino conte Livraghi, transfuga dell'esercito asburgico. Il marito Eufemio sospetta il tradimento della moglie e ne soffre, perché l'ama. Si sente tuttavia troppo schiacciato dal sentimento della propria inferiorità per osare fargliene una colpa. Malgrado l'eroica resistenza delle popolazioni e di patrioti venuti da ogni parte d'Italia per combattere, la Repubblica Romana crolla. Cristina vuole raggiungere Livraghi per fuggire con lui, ma il giovane è; catturato dagli austriaci insieme a Ugo Bassi. Intanto, il giovane marchese Eufemio, per la prima volta in vita sua si ribella, fuggendo da Roma. Bassi e Livrati vengono fucilati; Cristina e il marito, riconciliati, si riuniscono per ricominciare una vita nuova insieme, felici e liberi. L'opera di Magni è dedicata «ai romani e ai garibaldini che avevano vent'anni nel 1849 e che credettero a costo della vita nel principio della sovranità popolare» e pone problemi ancora attuali, secondo Stefano Munafò, capostruttura di Raidue responsabile della produzione cinematografica, come l'unità d'Italia, il rapporto tra i poteri, la partecipazione del popolo al processo politico. Alberto Sordi è il marchese Arquati, Wertmùller suo figlio Eufemio, Elena Sofia Ricci è Cristina, Luca Barbareschi è il milanese Livraghi e Nino Manfredi è il leggendario capopopolo romano Ciceruacchio, mentre Serena Grandi è una procace fantesca. Ora tra i progetti di Luigi Magni c'è la trasposizione cinematografica del suo «Generale», il serial su Garibaldi, trasmesso su Raidue nel 1987. [s.n.] Alberto Sordi è il marchese Arquati

Luoghi citati: Gaeta, Italia, Raidue, Roma