Mia e luca una corona per due?
Mia e luca, una corona per due? Mia e luca, una corona per due? La Martini prudente, Barbarossa cavalleresco SANREMO DAL NOSTRO INVIATO «Gli uomini non cambiano», l'elegante canzone superbamente interpretata da Mia Martini, vincitrice del 42° Festival di Sanremo, è un capolavoro di banalità. E' la canzone vincitrice perché lo ha detto Gianni Ippoliti in diretta tivù, e la cosa ha scontentato Pippo, e ancor più Mia Martini: adesso c'è pure il rischio di toppare, a furia di sentirselo ripetere le giurie potrebbero far confusione e credere che Mimi abbia già vinto l'anno scorso. Ed è un capolavoro di banalità perché lo ha detto Mia Martini. Per la precisione, Mimi ha dichiarato: «E' meno pretenziosa di altre, ha una melodia e un testo accattivanti». Un capolavoro di banalità, appunto. La Martini, come tutti i dannati della canzonetta sanremese, ha un album in uscita. E come tutti i dannati della canzonetta, Mia ha scelto per il Festival il brano più ovvio. Lei lo proclama papale papale, «sono a Sanremo per promuovere il mio disco», qui tutti proclamano «sono a Sanremo per promuovere il mio disco», però c'è ancora chi s'immalinconisce o s'incavola di brutto se lo buttano fuori la prima sera. E tutti ripetono «il si¬ stema delle eliminazioni è ingiusto, non si può giudicare una carriera in quattro minuti». L'altro ieri, lo dicevano i Ricchi e Poveri, quasi prevedessero che la sera stessa sarebbe toccato a loro. Però i Ricchi e Poveri hanno abbozzato alla grandissima, e Angela la brunetta ha commentato l'esclusione con un sorrisetto da bambina in castigo, «sapevamo che poteva capitare...». Ma va là, brunetta, non te l'aspettavi neanche un po'! Neanche Mino Reitano se l'aspettava, di finir fuori, e ne ha fatto una malattia. Ieri pareva un Calimero, che se la prendono tutti con lui perché è buono e sincero, e canta all'italiana. Ed è andato in visita pastorale, al «Dopofestival» e a «Piacere Raiuno», raccogliendo applausi e commozioni. «C'è una contestazione da tutta Europa, gente che ha pianto», spiega, con l'aria di dire «le giurie, e voi giornalisti che ce l'avete con me, stavolta l'avete combinata grossa». Caro Reitano, dovresti parlare con Nino D'Angelo: ieri notte o' re della canzone napoletana, di passaggio a Sanremo, minacciava: «Sa fusse capitat'ammè, che me trattavan'acussì, com'a Mino, domani vendevo mezzo milione 'e dischi: pecche chi me vuol bene l'andava a cumprà pe' dispietto, 'o disco mio, puro se nun ce piaceva». I più teneri, fra gli esclusi, sono i giovani: vanno fuori e nemmeno li consolano, e vedi faccini depressi che vorresti rimandarli dalla mamma. Però, con eroismo disperato, ribadiscono «è stata un'occasione per farmi conoscere», e ridono, ma di quel riso che non cuoce. Unica eccezione accertata, gli Aeroplanitaliani: «Siamo venuti, abbiamo fatto una cosa che non è proprio il nostro genere ma quasi, è stato interessante». Bravi loro: «Zitti zitti» non resterà nella storia del rap nazionale, ma è un inizio. Ed è piaciuto ai giornalisti, in mancanza di Sud Sound System o Isola Ali Stars. D'altra parte, che pretendevate? Che al Festival di Raiuno si mettessero in casa una «Posse» (gruppo, ndr) che rappa contro Andreotti? E' già un cruccio Pierangelo Berteli, con la sua «Italia d'oro» tanto Rifondazione comunista: «Una canzone non pacifica - ammette sornione - ma non l'ho scritta per fare campagna elettorale. E' dei tempi della guerra del Golfo, non sopportavo quel che sentivo in tivù». Però, se convincesse qualcuno a votare a sinistra... «Eh, non sarebbe male». Così parlarono color che cantano. Vincitori e vinti. Un momento: c'è ancora il vincitore di riserva, Luca Barbarossa. Possibile primo, sicuro secondo. Indovinate: è venuto «per far conoscere l'album». E a Mia Martini augura, cavalleresco, «di non vincere, stavolta, il premio della critica, ma...». E non riesce ad aggiungere «il festival di Sanremo», perché pure lui ci fa un pensierone. Un fatto è accertato: Paolo Vallesi è terzo. Ce lo ha detto lui, sei mesi fa, in una discoteca sperduta fra le colline. Gabriele Ferraris Mia Martini della sua canzone «Gli uomini non cambiano» ha detto: «E' mepo pretenziosa di altre, ma ha una melodia e un testo accattivanti». Il pericolo ora è che le giurie si confondano e non la votino Luca Barbarossa, ovvero il vincitore di riserva, possibile primo, ma sicuro secondo
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