«Guerra alla mafia non arrendiamoci»

«Guerra alla mafia, non arrendiamoci» Parisi a Tortorici dopo le bombe: «I clan colpiscono perché hanno paura». Il paese in rivolta «Guerra alla mafia, non arrendiamoci» Scotti promette più polizia in Sicilia MESSINA NOSTRO SERVIZIO Eccolo lo Stato mettere piede nella Sicilia azzannata dalla mafia. Il capo della polizia e il ministro dell'Interno a Tortorici e Sant'Agata per ridare speranza alla gente il giorno dopo due gravi attentati. Scene di speranza già viste alle quali si danno ogni volta significati diversi. Nel Messinese dopo l'ennesimo gesto di sfida del racket la rabbia s'è moltiplicata. La voglia di farla finita con la mafia è tanta. Se chi ha distrutto il posto di polizia a Tortorici e il negozio di ferramenta a Sant'Agata di Militello mirava a buttare giù il coraggio dei commercianti e dei semplici cittadini, l'obiettivo è fallito. Il muro anche stavolta ha resistito e in prima linea ci sono i commercianti di Sant'Agata decisi ad andare fino in fondo. Per primo in Sicilia ieri mattina è arrivato il capo della polizia Vincenzo Parisi accompagnato dal capo della Criminalpol Luigi Rossi. Nel pomeriggio è giunto il ministro Scotti, ormai un viso familiare da queste parti. L'esordio di Parisi ha spiazzato la platea: «Quello che è successo qui è la dimostrazione che le forze dell'ordine impauriscono la mafia. La polizia subisce un attentato ogni tre giorni e se sommiamo a questi attentati quelli ai magistrati, ai carabinieri e alla Guardia di Finanza, gli agguati diventano uno al giorno». Qualcuno ha ritenuto esagerato l'esempio del capo della polizia. «La mafia a Tortorici - è il commento di alcuni anziani - è così forte da permettersi di far saltare in aria il posto di polizia, altro che paura delle forze dell'ordine». Lungo le strade del paesino attaccato ai monti Nebrodi decine di persone seguono sospettose la visita di Parisi. Il capo della polizia prende a braccetto il sindaco di Tortorici, Sebastiano Lupica, e scambia con lui alcune parole. Lupica sorride, sembra avere dimenticato le parole di fuoco e di paura pronunciate ieri, «sì, un po' di paura è passata, speriamo adesso di riprenderci. Dev'essere però non un'operazione di facciata ma una ripresa anche dal punto di vista culturale». Cosa ha deciso di fare lo Stato a Messina? Scotti in una riunione svoltasi ieri sera nella prefettura di Palermo ha assicurato il rafforzamento delle forze dell'ordine nel Messinese. «Oggi siamo impegnati al massimo - ha detto il ministro dell'Interno - per garantire i diritti dei cittadini e assieme a loro speriamo di condurre in porto alcune significative battaglie. Ecco perché abbiamo deciso di rafforzare la presenza nelle zone particolarmente colpite. Diventa indispensabile l'impegno di quanti, sulla scia di Libero Grassi e dei commercianti di Capo d'Orlando, hanno creduto in una rivolta sociale. Sappiamo che la mafia alzerà il tiro ma noi non abbasseremo la guardia. Siamo in guerra, ló sappiamo ed è per questo che non dobbiamo tirarci indietro». Tanto per cominciare, a Tortorici sarà ricostruito il commissariato e funzionerà ventiquattr'ore su ventiquattro. «A Tortorici - ha chiarito Vincenzo Parisi - il posto di polizia non è mai stato chiuso. Da quando è scoppiata la bomba il paese è presidiato e quanto prima contiamo di ricostruire l'edificio crollato e impiantare un nuovo servizio che funzioni ininterrottamente». Sugli autori dell'attentato in stile libanese, gli inquirenti hanno puntato l'attenzione su alcuni indizi ben precisi. Tutto è naturalmente coperto dal segreto delle indagini. A Sant'Agata di Militello gli investigatori sembrano invece essere a un passo dalla scoperta degli autori. «(Abbiamo fondati motivi per individuare i responsabili dell'attentato», ha assicurato Parisi. Quali indizi abbiano portato sulla pista giusta, gli inquirenti non lo dicono. Sembra essere saltata fuori qualche analogia con altri attentati compiuti nella zona alcune settimane fa. Una spiegazione prova a darla l'aw. Pietro Milio, legale di parte civile nel processo contro gli estorsori di Capo d'Orlando: «Fra qualche settimana comincerà il processo contro il clan Maratta. Contro quest'organizzazione di estorsori le prove sono ancora più schiaccianti di quelle del processo di Patti. E questo non può non dare fastidio». Davanti alle macerie del negozio di ferramenta del consigliere comunale del pds, Calogero Cordici, il prefetto Vincenzo Parisi ha chiesto e ottenuto la destinazione di un'area per la costruzione di un commissariato di polizia. Un primo segnale di conferma, ha spiegato Parisi, per far capire che nella lotta al racket ognuno vuole fare la sua parte. «Tutto questo è un messaggio importante per rinsaldare i rapporti tra cittadini e Forze dell'ordine», ha commentato Tano Grasso, ex presidente dell'Acio, tra i primi a portare solidarietà ai colleghi di Sant'Agata di Militello, Stamattina, tutto il paese di Tortorici scenderà in.piazza per una manifestazione di protesta. «Stavolta devono sentirci davvero e non prenderci in giro - polemizzano alcuni cittadini -. Non facciano come la volta scorsa quando, dopo le nostre proteste, ci tapparono la bocca dandoci quattro poliziotti a mezzo servizio. Lo Stato deve dire a chiare lettere se vuole aiutarci». Oltre ad un nuovo «vero» commissariato, la gente di Tortorici chiede il ripristino della sede pretorile. Due anni fa, d'autorità, qualcuno pensò bene di scippare al paese uno dei pochi simboli della presenza dello Stato. Quella pretura «cancellata» fu come se qualcuno avesse voluto eliminare di colpo Tortorici dall'Italia civile. Da allora, in questa terra di pastori dove vivono poco meno di 10 mila abitanti, la gente, aspettando che lo Stato si facesse vivo, ha contato decine di morti ammazzati. Nicola Savoca Al centro il commissariato di Tortorici subito dopo l'attentato A fianco il prefetto Parisi e il giudice Carnevale p